Capitolo 38.

76 2 73
                                    

Il sudore ormai aveva preso possesso del mio corpo, la musica ad alto volume si propagava per la stanza, inducendomi a credere che le mura sarebbero potute crollare da un momento all'altro, mentre i miei pugni sbattevano rudemente sul sacco da box. Avevo scoperto che era un ottimo modo per scaricare la rabbia repressa. Concentrarsi sul non farmi male, era un modo per dimenticare i miei problemi. Ma, infondo, sapevo che non ci sarei riuscita lo stesso. In quei giorni mi ero ritrova spesso a pensare al fatto che i miei sentimenti per Ryan avevano preso il sopravvento sui miei ricordi. I miei sogni ancora mi perseguitavano, l'orrore era parte di me, una parte che non sarebbe mai potuta andare via. Tutto ciò non era sfumato, semplicemente i pensieri dolorosi, magari i più difficili da accettare, mi lasciavano un momento di tregua con la presenza di Ryan. Un solo pensiero  indirizzato a lui, bastava per far sì che la pelle d'oca s'impossessasse di me e ciò mi mandava in bestia. Ormai avevo raggiunto il lapice, in quel momento, mi resi conto di quanto tutto ciò stesse gradualmente e velocemente prendendo il sopravvento. Non avrei dovuto permetterlo, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro, girare il viso difronte alla realtà, non mi avrebbe condotto a niente, oltre ad una battaglia contro me stessa.

"Ma cosa sta succedendo qui?" Jace entrò nella stanza, ma non gli diedi retta. Dovevo concentrarmi su ciò che stavo facendo, era l'unico modo per mantenere lontani i pensieri. Infatti, il vigore con cui colpivo il sacco, non sfumò neanche quando la musica giunse fioca alle mie orecchie.

"Cosa credi stia facendo?" Risposi, prendendo aria.

"Penso per oggi possa bastare." Jace si avvicinò, fino a fermare il sacco tra le sue mani.

"No, non sono ancora stanca." Risposi, mentre alleviavo la velocità dei mie pugni.

"Davvero? Vogliamo vedere che fai se ti do una spinta?" Appena il ragazzo lasciò il sacco, quest'ultimo prese ad oscillare velocemente, mentre i miei polsi vennero bloccati.

"Vado a farmi una doccia." Riuscii a malapena a respirare.

"Si può sapere cosa diavolo ti sta succedendo?" Sciolse la presa che aveva su di me.

"Sono affari miei." Risposi brusca. In quei giorni il mio tasso d'irritazione era salito alle stelle. Non riuscivo a sopportare la voce di nessuno, ne tantomeno la sua.

"Che c'è? Ti è venuto il ciclo?" Sbuffò il ragazzo.

"No, sono semplicemente sudata e vorrei farmi una doccia, posso o devo chiederti il permesso?" Inarcai un sopracciglio.

"Dio, quanto sei acida." Lo sentii borbottare, prima che mi desse le spalle.

"Dio, quanto sei irritante." Risposi, facendolo girare di scatto.

"No, è diverso. Io mi preoccupo per te."

"Ma sai anche che non dovresti." Dissi, iniziando a slegare le bende nere intorno alle mie mani.

"No, è qui che ti sbagli, Cassie. Non lo so. Non so mai niente, perché tu non mi racconti nulla." Puntò un dito nella mia direzione, mentre il rossore sulla sua faccia iniziò a propagarsi.

"Se è per questo, neanche tu mi rendi partecipe della tua vita. Tu sai quali sono i miei amici, li hai persino conosciuti. Ed io? So solo che quando torni tardi è perché hai fatto qualcosa, di cui mi tieni all'oscuro, con loro." La collera ormai si era impossessata di me. Pensavo di averla riversata tutta durante il mio allenamento. Ma, in quel momento, capii che non sarei riuscita a farlo con lo sforzo fisico. Dovevo sfogarmi su qualcuno e, quel qualcuno, era sfortunatamente Jace. Per alcuni secondi il silenzio riempì la stanza, fin quando la sua voce roca non risuonò per l'aria.

Hidden Secrets.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora