Capitolo 36.

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Durante il mio turno di lavoro, leggeri fiocchi di neve avevano cominciato a vorticare seguiti dal vento, per poi accasciarsi al suolo.

Una distesa bianca si estendeva ai lati delle strade e non ero mai stata più felice di questo. Non avevo mai avuto modo di guardare la neve da così vicino, poiché era da anni che quella cittadina non assumeva quel colore. I miei pensieri si ricollegarono a Fire Brick, mentre sorpassai i cancelli dell'Hood High School.

Starà nevicando anche lì?

Mi costrinsi a cacciare quel pensiero e a seguire il consiglio di Owen.

La mia curiosità poteva essere considerata un lato irritante del mio carattere, ma mi erano state nascoste troppe cose e in quel momento, era la mia arma per cercare di capire qualcosa.

I pensieri mi annebbiarono la mente, mentre facevo il giro della scuola per ritrovarmi davanti l'entrata di emergenza.

Aprii la porta, lasciando che l'enorme palestra mi si presentasse davanti. Stranamente, nessun rumore di scarpe da ginnastica che emettevano stridii sul pavimento laccato con lo stemma della scuola -La mascotte circondata dalla scritta Hood High School che gli si legava attorno in modo ovale, intrappolandolo al centro- o ragazzi grondanti di sudore in pantaloncini da ginnastica, mi si presentarono davanti. Ma una sagoma vestita interamente di nero si avvicinò e non fu difficile capire di chi si trattasse.

"Finalmente." Mi raggiunse. "Pensavo mi avessi dato buca."

"Pensavi male, Smith." Ribattei, mentre iniziammo a camminare. "Dove ti eri nascosto?" Sorrisi.

"Ero qui." Indicò il luogo in cui ci fermammo.

Vagai con lo sguardo su ogni particolare, prima di parlare. "Questo è il massimo divertimento che ti concedi? Wow, la tua vita dev'essere molto interessante." Risi, mentre lo seguii sotto gli spalti.

Aste di metallo ci circondavano, mentre sopra le nostre teste il legno dei sedili risultava più scuro a causa della carenza di luce.

"Credimi, non ti piacerebbe se ti raccontassi come mi diverto." Ribatté, spingendomi a distogliere lo sguardo. Se avessi avuto la capacità di arrossire, in quel momento il mio viso avrebbe assunto diverse sfumature di rosso acceso.

Rise alla mia relazione. "Attenta." Indicò un'asta a terra, che aveva appena superato.

"Ma dove stiamo andando?" Sospirai, non appena si fermò.

"Qui." Fece un cenno con la testa ad una porta di metallo davanti a noi.

"Cos'è?" Mi avvicinai curiosa.

"Non lo so, ecco perché siamo qui."

"Vorresti dire che mi hai dato un appuntamento in palestra per avventurarti in un posto che, per quanto mi riguarda, potrebbe essere la casa di un serial killer?" Inarcai un sopracciglio, forse delusa dal suo solito modo di fare.

"Non è un appuntamento." Puntualizzò, inducendomi di nuovo distogliere lo sguardo.

"Era per dire." Cercai di aprire la porta, senza successo.

"Secondo te, se non era chiusa, non saremmo già dentro?" Rispose, scostandomi bruscamente. Rimasi un attimo interdetta dal suo tono irritato.

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