t w e n t y - e i g h t

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-Allora, hai capito ora?-

-Sì...-

Bofonchiò Taehyung davanti alla domanda del moro, mentre si lavava in fretta le mani, infastidito dal suo tono visibilmente divertito e al contempo fiero di sé.

Finalmente, dopo quella che al demone era parsa un'eternità, i due erano riusciti a preparare la cena, senza distruggere l'intera abitazione.

Adesso che era tutto pronto, entrambi si sarebbero seduti ancora una volta davanti al solito tavolo, uno di fronte all'altro, mentre la stanza era invasa da un profumo alquanto invitante, proveniente dalle varie pietanze che, grazie soprattutto all'intervento di Jungkook, non erano finite col bruciarsi.

Per cui, dopo aver preparato i vari piatti, Jungkook stava iniziando a mangiare, aspettando che intanto Taehyung lo raggiungesse.

Il rosso infatti, in seguito a ciò che prima era avvenuto, aveva un'espressione scocciata e leggermente irritata, se non addirittura offesa, dipinta in volto, senza alcun motivo in particolare.

Probabilmente neppure lui sapeva bene perché fosse tanto afflitto, in fondo non era accaduto nulla di che, anzi, le cose si erano concluse meglio del previsto -per fortuna- eppure si sentiva vuoto, deluso da se stesso, poiché aveva permesso a un umano di metterlo così in ridicolo.

Che stesse esagerando? Era possibile, certo, ma in ogni modo, lui era fatto così; non gli piaceva perdere, essere sconfitto, a maggior ragione se non era qualcuno della sua stessa natura a farlo.

Ciò lo faceva impazzire terribilmente.

-Insomma, ti muovi? Altrimenti si raffredda.-

Mormorò in seguito Jungkook, con la bocca piena, notando che Tae era rimasto lì, appoggiato al lavabo, con il capo chino, intento a riflettere.

-Sì, arrivo, arrivo.-

Sospirò allora quest'ultimo, costringendosi a tornare a sedere.

Non aveva fame, o meglio, non di quel cibo lì, chiariamo; non era quello di cui lui si nutriva, ma ormai, in seguito a tutte le fatiche fatte per prepararlo, si costrinse a provarlo, anche per non dar troppi nuovi sospetti a Jungkook, che sembrava aver già l'aria un minimo turbata, nonostante non volesse darlo a vedere.

Ma a un demone non sfuggivano dettagli simili.

Quando si trovò a tavola, il maggiore diede un'occhiata veloce alle varie pietanze postevi sopra, titubante e alquanto indeciso su quale fosse meglio prendere, però alla fine, insicuro, scelse ciò che gli sembrava maggiormente commestibile e ne mise una piccola porzione nel proprio piatto, curioso di assaggiare, ma allo stesso tempo un po' spaventato da quel che stesse per ingerire, estraneo al suo corpo.

Nel frattempo il minore, senza badare a lui, continuava a mangiare, soddisfatto del proprio operato e facendo ogni tanto dei commenti come -Questo è davvero venuto bene.- o -Qui ci voleva più sale.- robe del genere, insomma.

Comunque, rassegnato, il rosso alla fine, fissando per un paio di secondi la sua forchetta, ancora intimidito, fece la stessa cosa dell'altro e, al contrario delle sue aspettative, rimase piacevolmente sorpreso dal sapore che quella pietanza avesse.

Era strana per lui, sì, ma in ogni caso non era affatto terribile, anzi, gli stava piacendo più di quel che si immaginasse.

-Allora, com'è?-

Gli domandò dopo alcuni minuti il minore, notando la sua espressione; era visibilmente sollevato e, a ciascun boccone che faceva, i suoi occhi si spalancavano leggermente, meravigliati, quasi increduli del fatto che quella roba davvero fosse di suo gradimento.

Monster; v k o o kDove le storie prendono vita. Scoprilo ora