Chi avrebbe mai potuto immaginare che un momento avvolto da una magia tale, da un timido, impaurito miscuglio di anime perse, vaganti in una strana atmosfera di cui non si sentivano ancora far parte a pieno, avrebbe potuto essere interrotto con tanta poca cura e sconsiderato ritegno?
Fu questione di un semplice gesto per far ritornare i due con i piedi per terra, risvegliandoli brutalmente da quel piacevole stato di trance in cui erano caduti, dal quale di certo non si sarebbero voluti sottrarre così presto, quando nemmeno si erano accorti di esservi catturati.
Chi lo avrebbe mai fatto, in fondo?
Una voce dal timbro profondo e autoritario risuonò all'esterno, seguita poi dal bussare ripetuto e fastidioso alla porta in legno.
Sia il demone che l'umano al sentire di quel rumore improvviso, arrivato proprio nell'istante sbagliato, si staccarono in fretta uno dall'altro, realizzando forse solamente allora quel che fosse davvero accaduto e, riprendendo goffamente il fiato che avvertivano mancare sempre di più nonostante tutto, non poterono evitare di scambiarsi uno sguardo carico di un qualcosa per entrambi completamente indefinito, ma anche pieno di pura paura, dubbio, come a dirsi "Cosa stiamo facendo?"
E davvero, cosa stavano facendo?
Avevano davvero fatto bene a spingersi a tanto?
Ad arrivare a quel punto, dal quale non sapevano se davvero sarebbero riusciti a tornare indietro, in caso se ne fossero pentiti?
Ma sarebbe potuto succedere?
Per il momento né il moro né il rosso avevano alcun minimo senso di colpa per quel bacio; era sembrata a tutti e due la cosa più giusta da fare.
E poi, da quanto desideravano privarsi di quella domanda così irritante?
-Di cosa sapranno le sue labbra?-
Se l'erano chiesto una miriade di volte tutti e due, guardando in alcuni casi di sfuggita, in altri con precisa intenzione quella bocca morbida, rosea, che era stata così desiderata di avvertire sulla propria.
Forse era stato solo un capriccio, uno degli infiniti, naturali sfizi dal quale ci si voleva liberare il prima possibile, un po' come sono soliti fare i bambini quando vedono un giocattolo nuovo nelle vetrine di un negozio vicino al quale si ritrovano a passeggiare spensierati: magari lo vogliono realmente, magari sono nient'altro che incuriositi, affascinati dall'idea di provarlo, di stringerlo fra le proprie piccole mani più che altro e, una volta soddisfatti, quando lo hanno ottenuto così facilmente, finiscono istintivamente col perdere l'interesse iniziale che nutrivano per esso.
Forse era stato per davvero l'inizio di un qualcosa, forse era solo il principio naturale della fine, della distruzione.
Sarebbe toccato a loro definirlo.
Comunque, una volta che si furono allontanati, dopo un'altra veloce occhiata incapace di non essere scambiata Jungkook, camminando di qualche passo avanti e dando di conseguenza le spalle al ragazzo, tenendo il volto basso verso il suolo mormorò -Dovresti andare a vedere chi è.-
Taehyung sentendolo si limitò ad annuire quasi meccanicamente, ancora stordito, ripetendo piano -Già, dovrei proprio andare.-
Così, senza nemmeno accorgersene, in seguito a quello che fu meno di un minuto si ritrovò di fronte l'amico Namjoon che attendeva di essere accolto dentro, con il capo chino intento probabilmente a studiare lo zerbino nero e consumato su cui si trovavano i suoi piedi.
-Ciao.-
Fu tutto quel che mormorò una volta che vide Tae, che di conseguenza, data la brusca e fredda reazione inarcò un sopracciglio.
Dalla sua espressione tesa doveva esserci sicuramente qualcosa che non andasse.
E non era per niente un buon segno.
-Come mai qui?-
Chiese allora il minore, non facendo ancora entrare il più alto, che sia per questo che per la domanda irrilevante sbuffò.
-Dobbiamo parlare.-
Quando mai tale frase aveva portato a qualcosa di buono?
Taehyung sospirò, deglutendo a fatica, spostandosi poi di poco dall'entrata per fare spazio all'altro, anche se con poca voglia.
Al momento c'era una cosa sola che gli andava di fare realmente, ed era rimanere con Jungkook senza che niente e nessuno li disturbasse.
Perdere tempo con il rosato non era affatto nei suoi piani, e non poteva di certo nascondere il fastidio e la seccatura alquanto notevole che ora si espandevano dentro di sé nel ritrovarsi la schiena del suo simile di fronte, quando non voleva altro che sfiorare con le proprie dita il viso soffice di quella creatura divina, adesso che gli era concesso.
Ma, ovviamente, quasi nulla andava nel verso in cui lui voleva.
Non appena fu dentro Nam, quasi correndo, senza proferire una parola si diresse nella stanza in cui si trovava ancora il minore fra i tre, che stava sempre nello stesso esatto punto dove il rosso l'aveva lasciato, senza aver mutato posizione.
Non appena Tae capì cosa volesse fare, cercò di fermare Namjoon prima che l'altro lo vedesse, ma era troppo tardi oramai.
Infatti, quando il moro notò la figura slanciata del rosa irrompere in tal modo nella camera, seguita successivamente dal demone, sobbalzò per lo stupore, non aspettando di ricevere certamente visite.
Da quando si trovava lì, l'unica persona che aveva sempre visto non era stata se non lui che ora si era ritrovato a baciare.
Di conseguenza, alla presenza di Namjoon, il piccolo stordito cercò di abbozzare un sorriso di circostanza più convincente che potè, mentre aspettava spiegazioni dal maggiore.
-Che ci faceva lui qui?-
Era l'unica cosa a cui ora riusciva a pensare, ma nemmeno il diavolo sapeva come rispondere alla questione, ad essere del tutto sinceri.
Per cui, non avendo idea di che fare o come comportarsi, optò per la cosa forse più ovvia, ovvero presentare i due.
Quindi, fingendosi tranquillo, si avvicinò maggiormente a entrambe le figure, che ancora non avevano accennato ad aprire bocca ed esclamò, indicando prima l'uno e poi l'altro nel mentre.
-Jungkook, questo è il mio amico Namjoon.
Namjoon, questo è il mio...amico... Jungkook.-Al definire il moro, il più grande esitò per qualche istante, non sapendo neppure lui cosa dire, ma alla fine scelse quel che credeva avrebbe portato meno dubbi.
Ormai non aveva assolutamente idea di che stesse combinando.
Come si era arrivati a una situazione simile, tutto d'un tratto?
Nam conosceva bene il minore, forse anche troppo, ma proprio per questo doveva far finta di nulla, come se quella fosse la prima volta che lo incontrasse.
In fondo, non poteva di certo aspettarsi che l'altro si ricordasse di lui e, soprattutto, del fatto che non molto tempo fa avesse addirittura rischiato la propria vita per lui, come un pazzo.
In ogni caso, entrambi si limitarono a scambiarsi un piccolo cenno col capo in segno di saluto, facendo creare un'atmosfera ancora più pesante da sopportare di prima, fino a quando il più grande fra tutti non interruppe quella situazione rivolgendosi all'umano, sempre più a disagio.
-Jungkook, scusami ma ti dispiacerebbe lasciare me e Taehyung da soli per un po'? Dobbiamo chiarire una faccenda.-
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Questo capitolo è uscito quando non doveva, perdonate errori ecc.
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Monster; v k o o k
Fiksi Penggemar- with your sweet blood I'll pay for all of my sins. Dove Taehyung è solo un ostinato demone che non desidera altro che l'anima di Jungkook. [ c o m p l e t e d ✓ ]