f o u r t e e n

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Il viaggio fu alquanto tranquillo, più di quello che Taehyung si aspettasse.

Jungkook, come previsto, non appena attraversò il varco che lo avrebbe portato via da quell'orrore perse immediatamente i sensi, essendo un umano e non avendo, per giunta, neppure mai vissuto una situazione del genere, ritrovandovisi quindi impreparato, senza alcuna protezione o altro da usare.

Adesso i due si trovavano in un luogo provvisorio, di passaggio, caduto sotto lo sguardo del demone per caso, o forse fortuna, che pareva starlo ultimamente tanto assistendo; era un edificio abbandonato dove Taehyung si sarebbe fermato un attimo in modo da organizzarsi bene e cercare un'abitazione stabile al ragazzo, lontano da quei demoni affamati, spietati, in cui non sarebbe potuto essere raggiunto da nessuno se non dal sottoscritto.

In quell'istante il rosso era appoggiato con la schiena al freddo muro di pietra, a guardare il giovane mentre riposava, seduto su una sedia rovinata che aveva trovato lì, coperto da una piccolo e sgualcito straccio risalente a chissà quando, aspettando pazientemente che si risvegliasse.

Era ancora strano per lui vedere il così atteso umano stargli lì, a pochi centimetri di distanza, con le labbra leggermente socchiuse, gli occhi serrati, intenti a dormire, a non pensare a nulla, a lasciarsi trasportare nel mondo dei sogni, dove tutto era perfetto, tranquillo, calmo, insieme alla sua morbida pelle, sfiorata appena da qualche debole raggio di luce che trapelava dalle tegole del tetto trasandate, ormai distrutte, poiché lasciate marcire con noncuranza alle intemperie.

Tae, rimasto per parecchio in quella posizione, in seguito decise di sedersi a terra, incrociando le gambe, per magari riposare un po' anche lui fino a quando il moro non si fosse ripreso; non che ne avesse bisogno, era solamente una maniera per sfuggire alla noia che lo affliggeva così tanto o almeno, fino ad allora.

Tra non molto sarebbe cambiato tutto, non solo nella sua vita.

Nulla sarebbe rimasto più lo stesso.

Questo era ciò che ognuno desiderava?

Al demone non importava granché; il suo unico obiettivo era accontentare i suoi desideri, far crescere, alimentare ogni suo vizio, non avere rimpianti; del resto, degli altri, non erano suoi problemi.

Il giovane provò a socchiudere per qualche momento gli occhi ma dopo qualche istante, stufo, sbuffò e li riaprì nuovamente, non avendo affatto voglia di stare fermo a sprecare il proprio tempo quando avrebbe potuto fare ben altro.

Non era proprio da lui comportarsi in quel modo.

Non era abituato a starsene senza far nulla, a lasciare che il flusso del tempo avesse la meglio su di lui, soprattutto quando si ritrovava nella stessa stanza con la sua preda migliore, insieme a ciò che aveva disperatamente atteso per tutta la sua vita, se così si poteva definirla.

Quindi, sistemandosi meglio, chiuse una mano a pugno e vi poggiò sopra il mento, intento a guardare nuovamente l'essere davanti a lui.

Era così etereo mentre stava semplicemente in quella posizione, senza badare né a chi gli stesse intorno né a qualsiasi altra cosa.

Più lo osservava, più Tae si chiedeva come fosse possibile che una creatura del genere, tanto sbagliata, inadatta alle sue necessità, fosse riuscito ad attirarlo in tale maniera.

Era da tempo che quel pensiero lo tormentava e non riusciva a trovare una risposta valida, sensata.

Non credeva che fosse solo per la sua anima; c'era qualcosa di maggiore, di più potente in lui, oltre a essa, ma cosa?

Era pur sempre nient'altro che un umano, un orrido essere come tanti, un oggetto che gli occorreva solamente per cibarsi, per svagarsi un minimo, allora perché lo trovava stranamente diverso rispetto a tutti gli altri con cui aveva avuto a che fare?

Gli occhi scuri del demone non riuscivano a cogliere quei piccoli dettagli che, in realtà, lo avevano inconsapevolmente tanto colpito al punto da stuzzicare la sua curiosità, con difficoltà messa allo scoperto.

Era ancora troppo presto per rendersene conto.

Successivamente, abbandonando lo scorrere dei suoi pensieri, il ragazzo senza nemmeno rendersene conto si alzò, dirigendosi in silenzio verso Jungkook.

-Cos'hai di tanto speciale?-

Mormorò poi, una volta che gli fu arrivato accanto.

Per qualche minuto si soffermò sul suo volto, come se volesse capire quali segreti nascondesse dentro di sé.

Guardò la sua pelle pallida, giovane e lentamente, guidato dal suo istinto, portò una mano vicino alla sua guancia con l'intenzione di accarezzarla.

Fu proprio in quell'istante però che il moro, arricciando il naso, aprì debolmente le palpebre, sbattendo più volte gli occhi.

Immediatamente il rosso ritrasse le proprie dita affusolate, facendo finta di nulla, passandosele poi velocemente tra i capelli, fingendo che ciò che stava per fare un secondo prima non fosse mai accaduto.

-Mh, dove sono?-

Mugugnò dopo Jungkook, alzando il capo e sistemandosi meglio sulla sedia, sbadigliando ripetutamente.

-Buongiorno, piccoletto.-

Esclamò allora Tae, sorridendo debolmente al minore ed evitando la sua domanda.

L'umano, portandosi entrambe le mani sul volto al fine di riprendersi dalla spossatezza di quel bizzarro e alquanto scomodo sonno che aveva avuto, una volta riuscitoci si guardò intorno, inarcando un sopracciglio.

Quando poi il suo sguardo si spostò su Taehyung un'espressione confusa rese i suoi tratti più duri.

-Tu chi sei?-

Monster; v k o o kDove le storie prendono vita. Scoprilo ora