"Capita che sfiori la vita di qualcuno, ti innamori e decidi che la cosa più importante è toccarlo, viverlo, convivere le malinconie e le inquietudini, arrivare a riconoscersi nello sguardo dell’altro, sentire che non ne puoi più fare a meno… e cosa importa se per avere tutto questo devi aspettare cinquantatré anni sette mesi e undici giorni notti comprese?"
("L'amore ai tempi del colera", Gabriel García Márquez.)Mario
Cosa mi ha fatto andare avanti senza di te in tutti questi anni? Come sono sopravvissuto? Come ho fatto senza la tua risata, senza il sapore della tua pelle, il tuo profumo, la tua voce, le tue labbra, i tuoi occhi? Come ho fatto a non morire nella mancanza del tuo abbraccio? Ciò che mi ha tenuto in piedi è quello che rimane. I ricordi. Quelli rimangono. Quelli ti salvano. Quando ti sembra di morire. Quando tutto ciò che vorresti è una persona. Una persona che non c'è. E allora ci pensi e ripensi, ti perdi nei ricordi, ad ogni ora del giorno. Che se a una cosa ci pensi tutto il giorno le probabilità che sia presente nei tuoi sogni la notte aumentano in modo esponenziale. Quanto ti ho sognato, Claudio. Quanto ti ho ricordato. I ricordi erano quello che mi rimaneva. I ricordi mi hanno salvato.
Mario chiude la porta piano. Ha paura che tutto questo sia un sogno, il sogno più bello di tutti. Ha paura di fare troppo rumore perché è terrorizzato dall'idea di svegliarsi e ritrovarsi solo. Così la porta la chiude pianissimo, prende respiri profondi, ha paura di morire tanto il cuore gli batte forte. O forse di vivere troppo. Si volta. Lui è ancora lì. Si guardano e si perdono. Mario solleva piano una mano e gliela poggia sul viso per accarezzarlo. Per accertarsi che la sua pelle sia calda, che la sua pelle ci sia. Che lui sia reale.
"Sei qui." Sussurra appena. Claudio solleva la sua di mano e la poggia su quella di Mario. Sono fatte per aderire quelle mani. Per toccarsi, sfiorarsi, incastrarsi. Questo Mario lo ha sempre saputo. Claudio abbassa lo sguardo. Poi si avvicina a lui, sempre di più, mani incastrate e cuori che si sfiorano. Petto contro petto. Avvicina le labbra alle sue, il suo fiato che si scontra prepotente contro il suo viso. Mario chiude gli occhi e si bea di quel contatto.
"Ti odio Mario." Gli dice poi, deciso. Ma poco convincente. Mario sorride. Perché Claudio è così. Claudio ti dice che ti odia quando ha paura di amarti troppo.
"Io invece ti amo." Gli risponde quindi. Claudio spalanca gli occhi. Il verde perso nel nero. Il nero nel verde. E basta questo. È Claudio ad annullare le distanze, ad avventarsi con prepotenza sulle sue labbra. Mario resta fermo giusto un attimo, giusto il tempo di assaporare il momento, di respirare in lui, di riempirsi i polmoni del suo odore. Ma Claudio non gliene dà il tempo. Cerca l'accesso alla sua bocca, schiudendo le sue labbra con la lingua. È un bacio che non lascia spazio a nient'altro. È un bacio che riporta in vita dopo tre anni di apnea. È un bacio pieno di parole non dette, di rabbia, rancore, violenza, amore. Carico di tristezza e felicità. Claudio lo spinge indietro, portandolo a sbattere con forza la schiena alla parete dietro di sé. Gli solleva le braccia, stringendogli le mani tra le sue con forza. Con paura.Stai tranquillo amore, non vado via.
Si fa sempre più vicino, portando i loro bacini a scontrarsi, il suo piacere a premere sulla coscia di Mario, che si lascia sfuggire un gemito direttamente su quelle labbra che tanto ha sognato nelle notti di solitudine.
"Mi sei mancato da morire.". Riesce a dirgli con affanno Mario, mentre gli leva la maglietta e slaccia i suoi jeans con mano tremanti. Claudio si ferma. Lo ferma. Lo guarda come se volesse trasmettergli tutto ciò che sono e potrebbero essere.
"Allora non andare più via. Se ti sono mancato rimani. Con me." Poi riprende il controllo delle sue labbra, forse perché ha paura della riposta. O forse perché tanto la risposta la conosce già. E a volte è meglio perdersi in un attimo di felicità, mettendo da parte tutto il resto. Mettendo da parte ciò che sarà domani.
È come se quelle labbra non potessero stare lontane, come se fossero state fatte per combaciare. Mario riprende il controllo e lo spinge verso il letto. Lo trascina su di esso con sé mentre si libera anche dei suoi indumenti. E sono di nuovo pelle contro pelle. Ed è quando Claudio entra in lui che Mario capisce fino in fondo quanto l'amore sia totalizzante solo con Claudio. Ed è mentre geme forte insieme a lui, ad un ritmo solo loro, mentre lo guarda negli occhi perso in quel piacere che annienta e dà vita, mentre Claudio gli tiene la mano non lasciandola neppure per un secondo, mentre i respiri si fanno sempre più affannati, mentre le spinte sono più forti, mentre arrivano al culmine insieme, che capisce. Che i ricordi gli hanno permesso di sopravvivere. Ma solo Claudio gli può permettere di vivere davvero.Sei anni prima...
La serata è stata bellissima, una delle più riuscite che abbia mai organizzato. Mario ha pensato a tutto, nei minimi dettagli. Il locale è colmo di gente e Claudio non ha avuto neppure un attimo di sosta. Lo ha visto in giro, mentre dava indicazioni agli altri ragazzi che lavorano nel suo locale, mentre parlava al dj, mentre faceva cocktail al bancone. Ed è proprio lì che è al momento, si sistema il ciuffo e sorride a una ragazza che sorseggia il suo cocktail provandoci palesemente con lui. Mario non può fare a meno di sorridere per la scena. Poi prende un gran respiro, prima di dirigersi verso di lui, aiutato dai quattro cocktail offertigli da Claudio. Si siede accanto alla ragazza.
"Amò, è inutile che ci provi. È gay." Le dice. Non sa perché lo stia facendo. Lo fa e basta. Lei si alza e va via scocciata, sotto lo sguardo divertito di Claudio.
"Perché lo hai fatto?" Gli chiede lui, ridendo. Mario alza le spalle.
"Non mi sembra giusto illudere la gente. E poi ti distraeva troppo." Gli risponde. Claudio alza un sopracciglio in risposta.
"Mi distraeva? E da che?"
"Dal guardarmi. Non mi guardavi più." Gli dice Mario. Poi impallidisce. Si morde la lingua.Alcol del cazzo! Non posso averlo detto sul serio!
"Come scusa?" Chiede sconvolto Claudio, sgranando gli occhi.
"Nulla." Mormora Mario. È imbarazzato. Vorrebbe sotterrarsi. La testa gira veloce e la vista si annebbia.
"Sei ubriaco PR?" Gli chiede l'altro, adesso visibilmente divertito.
"Sì. Meglio che vada."
"Che? Vuoi guidare così? Ma tu te lo scordi! Giulio? Mi fai un favore? Pensaci tu qui, io devo allontanarmi un attimo." Dice poi, lasciando il bancone e trascinando Mario fuori con sé, tenendolo stretto per un braccio.
Da lì è tutto confuso. Mario non sa se sia un sogno o sia successo davvero. Claudio che guida la sua macchina. Claudio che lo accompagna sotto casa. Mario che prova a baciarlo. Claudio che si scansa, dandogli però una carezza dolce sul viso. Claudio che lo accompagna a casa, che lo mette a letto. Mario non ricorda bene. Non sa se sia successo davvero. Probabilmente lo ha sognato. Si, deve averlo sognato per forza. Claudio che si abbassa a dargli un bacio sulla fronte prima di uscire da casa sua. E una frase che lo tormenta per tutta la notte, che popola i suoi sogni.
"Ti vorrei baciare da morire anche io PR. Ma deve succedere quando lo vorrai sul serio. Quando potrai ricordartene. Perché voglio che il nostro bacio sia il nostro ricordo più bello."
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Quello Che Rimane
FanfictionMario e Claudio si incontrano per caso ad una cena. Una cena che dovrebbe portare Mario a conoscere la donna della sua vita. Ma il destino cambia tutto. Il destino li porta ad odiarsi. Il destino li porta a legarsi irrimediabilmente. E come fai a ro...