Questo è per Vittoria.
Perchè senza di lei questo capitolo
non ci sarebbe stato... ❤
Spero che tuo figlio ti piaccia! 😂

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“A un cuore in pezzi
nessuno s’avvicini
senza l’alto privilegio
di avere sofferto altrettanto.”

(Emily Dickinson, "Sillabe di seta".)

Alice

Alice sente di nuovo il profumo di Verona dopo tre anni. Il profumo di casa, nonostante tutto. Cammina per strada godendosi il momento, il venticello fresco sul volto, la temperatura primaverile più bassa di quella a cui si è abituata a Roma e che la fa rabbrividire appena. Sente le persone attorno a lei parlare e ridere per le strade della sua città, con quell'accento tanto simile al suo e tanto diverso dal romano al quale si è  ormai abituata. Sorride. Sorride perché è felice. Perché inaspettatamente si sente a casa. Perché non ha voglia di scappare. Perché ha voglia di tornare. Sorride perché ora sa cosa fare. Sa dove andare. Si dirige a passo spedito verso la sua metà mentre riflette su come sia strana la vita. Se qualche anno fa le avessero detto che alla fine avrebbe fatto ciò che sta per fare probabilmente sarebbe scoppiata a ridere. Lei ha amato Mario. Lo ha amato davvero. E ha accettato tutto, ha accettato di non essere l'unica per il suo uomo, ha accettato il tradimento, ha accettato le sue scuse. Per amore. Per quell'idea di amore sciocca e romantica che ha sempre popolato i suoi sogni. Con il tempo però quell'amore si è assopito. L'amore è una fiamma che deve essere alimentata continuamente, questo Alice lo sa. L'amore non può essere unidirezionale. Il suo amore per Mario non è mai stato ricambiato, non come lei avrebbe voluto. E alla fine si è trasformato. Non spento. Perché spegnere un amore è impossibile. Si è trasformato in affetto maturo, in bene incondizionato, in riconoscenza per essere il padre che è, in legame indissolubile. Perché una figlia è un legame indissolubile. Quello per Mario è un amore, un affetto che non si spegnerà mai, lei questo lo sa. È desiderio di vederlo felice. Per se stessa, per Sofia. Ora è questa la priorità di Alice. Vederlo felice. Il tintinnio della porta che ha spinto con mano tremante fa sollevare lo sguardo del ragazzo al bancone. Alice non lo conosce, deve essere un nuovo dipendente.
"Ciao, cerco Claudio. È qui?" Il ragazzo le sorride.
"È in ufficio. Corro a chiamartelo. Tu sei?"
"Sono Alice, una sua vecchia amica." Il ragazzo si passa una mano tra i capelli e Alice non può fare a meno di pensare che sia molto bello. Abbassa lo sguardo imbarazzata, prima che l'altro le stringa calorosamente la mano.
"Io sono Gabriele." Le dice, prima di porgerle un bicchiere.
"No, grazie, io non..."
"Questo te lo offro io. È un nuovo cocktail, così magari mi fai sapere com'è." La interrompe il ragazzo, facendola sorridere.
"Ti vado a chiamare Claudio." Continua poi, scomparendo poco dopo. Alice si siede a un tavolo un po' più appartato, sorseggiando nervosa il cocktail e aspettando Claudio, che non tarda ad arrivare. L'altro la osserva per un po' immobile, gli occhi sgranati come se avesse appena visto un fantasma. Solo quando Alice si decide a fargli cenno di sedersi al tavolo con lei sembra risvegliarsi da quello stato di trance. È teso, i muscoli contratti, mentre prende posto di fronte a lei.
"Ciao Claudio." Decide di cominciare, prendendo un grosso respiro. Non lo ha più visto. Non lo vede da quella notte.
"Ciao Ali." Le risponde l'altro in un sussurro. Alice gli sorride appena.
"Come stai?" Gli chiede. E conosce già la risposta.
"Sto." Si limita a rispondere Claudio, alzando le spalle.
"Già, lo immagino. Immagino ti starai chiedendo cosa ci faccio qui." Claudio la osserva attentamente, prima di risponderle.
"Sì, me lo sto chiedendo." Conferma subito dopo.
"Si tratta di Mario." Si limita a dire Alice. Vede l'altro agitarsi sulla sedia.
"Cosa c'è? È successo qualcosa? Sta bene?" Nota il suo viso contrarsi e diventare pallido. Gli afferra con urgenza la mano per tranquillizzarlo.
"Sta bene, Claudio. O almeno...non gli è successo niente, sta tranquillo. Ma sta male. Senza te. Questo immagino tu lo sappia." Gli sussurra, avvicinandosi appena. Vede l'altro lasciarsi andare a un sospiro di sollievo.
"Che cosa sai?" Le chiede preoccupato.
"So che avete ripreso a vedervi. So che Mario veniva qui quando mi diceva che andava a Milano per lavoro. So tutto." Claudio le rivolge uno sguardo dispiaciuto.
"Mi dispiace tanto Alice. Io...non avevo scelta. Non ho mai avuto scelta. Io..."
Alice lo interrompe, scuotendo la testa con vigore.
"Lo so Claudio. Lo so che lo ami anche tu. E...ho smesso di sentirmi ferita e tradita. Ho capito sai?"
"Che cosa?" Le chiede l'altro, con aria interrogativa.
"Che un amore come il vostro è destinato ad esistere.  Che voi siete destinati ad esistere. Insieme." Vede gli occhi di Claudio inumidirsi, mentre cattura velocemente una lacrima che è sfuggita al suo controllo. Abbassa gli occhi imbarazzato, come a nascondere il suo dolore agli occhi di Alice.
"Credo che tu dovresti andare a riprendertelo." Gli dice. E all'improvviso le sembra la cosa più giusta che abbia mai detto. Claudio scuote la testa con un sorriso amaro in volto.
"Non posso. Deve essere lui a tornare. Se lo vuole."
"Claudio, lo sai che non tornerà. Ha paura. Non vuole lasciare me e Sofia. Lo sai. Devi essere tu a..."
L'altro non la lascia finire.
"Non è questo. Tu e Sofia non c'entrate niente. Lui deve accettarsi e amarsi per ciò che è. Solo allora potremo stare insieme. Lui...Ali, lui ha scoperto di essere gay a sedici anni. E i suoi genitori lo hanno cacciato di casa. Da allora si nasconde. Lo capisci che io non posso più aiutarlo? Non se non è lui a volerlo."
Ora Alice è sconvolta. Gli occhi cominciano a bruciare.
"Lui lo sa da quando aveva sedici..." comincia in un sussurro. Ma Claudio la interrompe.
"Sì ma...non prendertela con lui ti prego. Lui...credo che lo avesse rimosso, credo che credesse che fosse stata una fase passeggera. Alice, quando lui ha cominciato la relazione con te credeva davvero di volere solo te. Non eri un ripiego per lui, non eri un modo per nascondersi. Ti prego, credimi." Alice interrompe quel flusso incontrollato di parole, posandogli una mano sulla spalla.
"Lo so. Io lo vedevo Clà. Lui all'inizio era sincero con me." Gli dice. E lo crede sul serio. Se si è innamorata di Mario è perché Mario glielo ha permesso. Lui con i suoi sorrisi, la sua dolcezza, la sua voglia di prendersi cura di lei. Sempre, anche quando non era lei ciò che voleva.
"Ecco perché non posso." Continua Claudio con tristezza. "Lui deve tornare perché vuole stare con me sul serio questa volta. Deve permettermi di amarlo come merita. Ma se tornasse Ali...se tornasse io lo aspetterei in stazione pronto a rincorrerlo e stringerlo forte a me per fargli sentire che casa sono io. Se tornasse io non lo farei più andare via. Se tornasse lo amerei come merita, lo renderei felice."
Alice ora gli sorride, mentre qualche lacrima sfugge al suo controllo.
"Tornerà." Gli dice alla fine con decisione. E ci crede. Ci crede sul serio.
"Come lo sai?" Le chiede Claudio incerto.
"Perché non ho mai visto un amore come il vostro. È vero. È sincero. È di quelli che ti fanno credere che qualcosa di buono al mondo esiste. Tornerà Claudio. Io lo aiuterò a tornare da te."

Tre anni prima...

Mezzanotte. È mezzanotte e di Mario neanche l'ombra. Alice ha capito che qualcosa non va. Ha capito che Mario probabilmente ha un'altra. Lo ha capito dal suo sguardo sfuggente, dalle notti passate fuori casa, dai suoi silenzi, dai sorrisi che rivolge al cellulare quando gli arriva un messaggio. È per questo che ha deciso di non dirgli niente. Del ritardo, del test di gravidanza, della visita dal ginecologo. È incinta. E Mario questo non lo sa. Sa quanto sia sbagliato nascondere una cosa del genere. Ma è arrabbiata. È arrabbiata perché ha cominciato una convivenza con un uomo che si allontana sempre più da lei. Perché si sente presa in giro, tradita, umiliata. Perché ha paura che Mario prenda male quella gravidanza. Perché ha paura di restare sola.
È solo quando va in camera da letto che li vede, lì poggiati sul comodino del compagno. Gli appunti per la serata all'Urban. Quelli che al telefono ore prima Mario le ha detto di aver portato a Claudio per parlare del nuovo progetto. Mario è con Claudio. Non per la serata all'Urban. E all'improvviso tutto le è più chiaro. Come un lampo, tutto le torna in mente. Mario...le serate passate con Claudio. Il suo comportamento strano nei confronti di Claudio. La sua gelosia. Nei confronti di un uomo. Alice sa già tutto, ha capito. Ma spera ancora di sbagliare. Spera che sia tutto un errore. O un incubo. Lo spera mentre afferra quei fogli stropicciati. Mentre esce di casa sbattendo con forza la porta. Mentre si avvia sotto la pioggia a piedi verso l'Urban, perché l'auto ce l'ha Mario. Lo spera mentre cerca di ripararsi sotto il piccolo ombrello che ha afferrato di fretta prima di uscire. Lo spera quando arriva di fronte all'Urban. Lo spera quando vede davanti al locale l'auto del suo uomo. Lo spera mentre si avvicina a passo svelto, bagnata come un pulcino, con i denti che sbattono. E continua a sperarlo anche di fronte all'evidenza. Anche di fronte alla scena che gli si presenta davanti una volta aperta la porta d'ingresso. Mario, il suo Mario che forse suo non è mai stato. Mario seduto sulle gambe di Claudio, che lo stringe come con lei non ha mai fatto. Che lo bacia ad occhi chiusi. È Claudio ad aprirli gli occhi e a rendersi conto della sua presenza. A staccare con forza Mario da sè, alzandosi in piedi.
"Alice..." mormora, mentre Mario si volta con il volto pallido e sconvolto.

"Non è vero. Non può essere vero. Ora mi sveglierò da questo incubo. Ora mi sveglierò e sarò a letto, con Mario accanto che mi stringe e mi dice che va tutto bene."

Ma Alice non si risveglia. Alice resta immobile, mentre lacrime calde le rigano il volto. È solo quando Mario prende ad avvicinarsi a lei che sembra risvegliarsi da quel torpore. Ritrova la forza di muoversi. Esce di corsa da quel posto. Corre e basta, con Mario che la insegue urlando il suo nome. Corre con il cuore in gola e i singhiozzi che gli impediscono di respirare. Corre più forte, non pensando più a niente. Dimenticando la pioggia, l'asfalto bagnato e scivoloso. Se ne ricorda solo quando perde l'equilibrio, cadendo a terra con un tonfo secco. Sente la voce di Mario più forte e spaventata di prima. Poi il buio.

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