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"I tuoi grandissimi sogni,
i miei risvegli lontani,
i nostri occhi che diventano mani.
La tua pazienza di perla,
le mie teorie sull'amore,
fatte a pezzi da un profumo buono.
Il tuo specchio appannato,
la mia brutta giornata,
la mia parte di letto
in questa parte di vita.
Il tuo respiro che mi calma se ci appoggio il cuore,
La nostra storia che non sa finire."

Claudio

C'erano volte, da quando conosceva Mario, che Claudio si sentiva un perfetto coglione. Lui era cresciuto sicuro di sé, niente e nessuno avrebbe mai potuto scalfirlo, forte, senza paura di nulla. Con Mario era diverso. Lui aveva il potere di sconvolgerlo, di annullare tutte le sue certezze, di fargli pensare le cose più assurde pur di tenerselo accanto, pur di viverselo. E questo si, lo faceva sentire un coglione. Si era sentito così talmente tante volte che a volte faticava a ricordarle. Quando era andato in vacanza a Mykonos e gli aveva proposto di andare con lui pur sapendo che Mario non ci sarebbe mai potuto andare, non da solo. Perché lui stava con Alice e perché avevano appena finito di litigare a morte per questo. Quando gli chiedeva di lasciarla, Alice, pur sapendo già la risposta. Quando gli dedicava stupide canzoni romantiche stringendolo a sé e dicendoglielo, che erano per lui. Che lui gliele dedicava sempre tutte. Quando si accontentava di un semplice bacio, senza chiedere altro. Perché gli bastava quel bacio. Quando gli chiedeva di organizzare stupide feste al suo locale solo per averlo intorno. E anche in questo preciso istante, mentre gli accarezza distrattamente i capelli, non trovando la forza di parlare.

"So che è successo già,
che altri già si amarono
non è una novità.
Ma questo nostro amore è
Come musica,
che non potrà finire mai."

Mario è poggiato sul suo petto, i capelli scompigliati a solleticargli il collo e il respiro caldo che gli batte sul cuore. Disegna con le dita i contorni del tatuaggio al centro del suo petto, quel cuore di ghiaccio che Claudio dice lo rappresenti più di tutti gli altri disegni sulla sua pelle. Secondo Mario invece è quello che lo rappresenta meno. Questa cosa lo ha sempre sconvolto.

Tu mi cambi, mi fai bene, non lo vedi? Come può tutto questo non essere giusto?

"Clà allora? Cosa volevi dirmi?" È lui a interrompere quel silenzio che sa di pace. Claudio prende un respiro profondo.

Bene, è arrivato il momento di fare la figura del coglione disperato.

"Io volevo proporti un lavoro." Dice, cercando di mantenere un tono sicuro. Mario alza lo sguardo e punta quei fari neri su di lui. Lo osserva come se fosse impazzito.
"Che?" Gli chiede perplesso.

Lui non capisce mai niente.

"Vorrei proporti un lavoro, Mario. Ecco...Valentina mi ha detto che al momento Alice non può ballare nella sua compagnia perché deve pensare alla piccola e tu hai dovuto trovare lavoro in un negozio di abbigliamento per arrotondare. Ma io lo so che tu non sei capace, tu sei bravo solo a organizzare feste..."
"Ah beh grazie tante." Lo interrompe l'altro scocciato. Ma Claudio gli pone con dolcezza le dita sulle labbra, con un sorriso divertito stampato sul volto.
"Aspetta, fammi finire. Magari sarai anche bravino a piegare vestiti. Ma so che non ti piace di sicuro quel lavoro. E quindi pensavo...di proporti una sorta di accordo."
"Un accordo?" Mario non riesce davvero a capire dove vuole arrivare. Continua a guardarlo sconvolto.
"Sì. Puoi organizzare delle serate all'Urban. Quelle che organizzavi quando stavi a Verona ti facevano guadagnare il doppio. C'era sempre il pieno." Claudio conclude a fatica, cercando di mascherare l'imbarazzo che quella richiesta provoca in lui. Mario lo osserva con un sorriso dolce sulle labbra, prima di sporgersi e dargli un leggero bacio.
"Ti ringrazio. Davvero Clà. Ma non è una buona idea."
"Perché no?" Claudio cerca di mascherare la delusione come meglio può, con scarsi risultati.
"Perché dovrei venire spesso a Verona. Passare tanto tempo con te."

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