Ciao a tutti! Allora, dovrei dire due cose veloci. Innanzitutto vi ringrazio per le visualizzazioni, i commenti e le stelline. Siete tanti e sono felice che la storia stia piacendo, non me lo aspettavo...
Stiamo entrando in un'altra fase della storia e questi saranno capitoli un po' difficili da scrivere e forse anche da leggere. Ma sono necessari per l'epilogo che voglio darle. Restano circa 9 capitoli alla fine.
Detto ciò vi lascio alla lettura, spero vi piaccia e di essere riuscita ad affrontare la cosa in modo giusto. Un bacio 😘PS. Ringrazio il gruppo ff per i consigli ❤ grazieee ragazze, non insultatemi troppo dopo questo 😂
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"Non mi prendere mai sul serio quando ti dico di lasciarmi. Tienimi, ti prego, tienimi. Vieni quando ti pare, una volta al mese, una volta all'anno, ma tienimi."
("Non ti muovere", Margaret Mazzantini.)
Claudio
Claudio ha sempre pensato di essere fortunato. Fortunato ad essere felice. Fortunato perché non gli è mai mancato nulla. Una casa, una famiglia, un lavoro, gli amici, gli uomini. Lui ha sempre avuto tutto, tutto ciò che desiderava. Tutto. Fino a che non ha incontrato Mario. E Mario...lui non è mai stato suo, suo e basta, completamente. Lo ha sempre dovuto dividere, si è sempre dovuto accontentare di un pezzo di lui. Se lo è sempre fatto bastare e basta. E allora ha capito che a poco importa avere tutto. Se la tua felicità dipende da una sola persona, da un singolo respiro che si infrange sulla tua pelle, puoi illuderti quanto vuoi. Sarai fortunato perché non ti mancherà quasi niente. Ma non sarai mai felice davvero, perché ti mancherà quell'unica cosa che ti completa. E Claudio questo lo sa ormai. Ci fa i conti da sei anni.
Eppure oggi, per la prima volta davvero dopo tutti gli anni passati, si sente felice. Non quasi felice, ma completamente felice. Felice e basta. Perché è a casa. Perché Mario è qui con lui. Perché Mario è felice. Felice mentre gioca sul tappeto di fronte al divano con Sofia. Felice mentre le fa il solletico per sentire quella risata dolce. Felice mentre Claudio finisce di preparare la cena e porta il vassoio su quel tappeto per mangiare lì, per terra, con quella bambina bellissima che cammina ancora un po' incerta, ricadendo per terra in mezzo a loro di tanto in tanto.
Così lo chiede a Mario. Perché vuole sentirselo dire. Vuole che quel momento sia perfetto.
"Sei felice?" Gli chiede in un sorriso, dopo avergli passato il piatto con la cena. Mario sorride con quelle mille fossette che compaiono sul viso. Attorno alla bocca, agli occhi, dappertutto. Claudio le vorrebbe baciare, una ad una, per bearsi del sapore di quella felicità.
"Felicissimo!" Esclama semplicemente l'altro. E allora non importa nient'altro. Se chi ami è felice lo sei anche tu. Felice di quella felicità completa che Claudio non sentiva sua da ormai tanto, troppo tempo.
Ora sono sul divano, dopo aver giocato per ore. Sofia si è addormentata esausta tra le braccia di Claudio, accarezzandogli la barba e facendosi cullare. Mario ne è rimasto sconvolto.
"Sono sempre stato l'unico a riuscire a farla addormentare!" Ha esclamato sorpreso, guadagnandosi in risposta un sorriso soddisfatto di Claudio. Ora è in silenzio da minuti, fissa la piccola tra le braccia di Claudio. Claudio sente il respiro regolare di Sofia che si infrange sul petto e ne è quasi ipnotizzato. Le accarezza una manina con dolcezza, portandola poi alle labbra e dandole un leggero bacio.
"Saresti un bravo papà tu." Sente la voce di Mario, bassa e spezzata. Alza il viso per poterlo guardare. Ha gli occhi lucidi e la felicità di poco prima sembra aver lasciato spazio a un'estrema tristezza. Resta in silenzio perché lo conosce. Sa che Mario sta per dire qualcosa. Qualcosa di importante. Qualcosa che cambierà tutto.
"Mio padre non era un bravo padre. Io mi sto impegnando con tutte le mie forze per esserlo con Sofia perché...voglio che lei non debba mai vergognarsi di ciò che è. Quando mio padre scoprì che ero gay avevo sedici anni."
Ora Claudio ha smesso perfino di respirare. Ha paura di dire qualsiasi cosa. Ha paura di fare qualsiasi cosa. Resta zitto. Zitto e basta. Sa che Mario finalmente riuscirà a dirgli tutto.
"Mi scoprì mentre baciavo un ragazzo. Lui...lui mi cacciò di casa dicendomi di tornare quando avrei ricominciato a ragionare. E lo so che sarei dovuto andare via e basta Clà...lo so. Ma io...avevo sedici anni. Ero praticamente un bambino. Tornai a casa il giorno dopo. Dissi che ero pentito. Mia madre mi accarezzò una guancia e mi chiese "Ma come Mario? Non la vuoi una famiglia? Tu devi cercarti una bella ragazza e sposarla. Fare tanti bambini..."
Claudio si rende conto di star piangendo solo quando vede una lacrima calda scendere e bagnare il pigiamino di Sofia, che continua a dormire ignara. Si porta d'istinto una mano agli occhi, asciugandoli per quanto possibile. Mario continua a parlare, con lo sguardo perso nel vuoto e un sorriso amaro in volto.
"Mia madre non sapeva che si può essere una famiglia indipendentemente dal sesso o dai figli. E io ho creduto che avesse ragione. E forse lo credo ancora."
Si volta verso Claudio. E per la prima volta lui non riesce a capire. Non riesce a decifrare il suo sguardo. E questo lo spaventa. Lo spaventa a morte.
"Da quel giorno ho portato solo ragazze a casa. I miei genitori erano felici così. Lo ero anche io. Non mi sentivo diverso. In fondo forse avevano ragione. Noi, la nostra storia. Da sei anni provochiamo dolore e basta."
Una lacrima sfugge al suo controllo e Claudio vorrebbe protendersi per asciugargliela, per baciarlo, abbracciarlo, dirgli che va tutto bene, cullarlo, stringerlo a sé. Non lo fa. Resta fermo, con la figlia dell'uomo che ama tra le braccia. Resta fermo mentre Mario si alza e lentamente raggiunge la camera da letto. Si chiude la porta alle spalle. Sofia continua a dormire. Claudio continua a sentire il suo respiro regolare sul petto, la stringe un po' di più a sé come a cercare un po' di forza in lei.Cosa ti hanno fatto Mario? Perché non ero lì a difenderti? Perché non è bastato il mio amore a guarirti le ferite?
Quattro anni prima...
Il tempo chiesto da Mario sono diventati giorni e poi mesi interi. Quel tempo si è trasformato in una relazione nascosta, mandata avanti alle spalle di tutti, alle spalle di Alice. E se all'inizio Claudio cercava di spingere Mario a prendere una decisione, a scegliere lui, a dedicarsi a lui e basta, con il tempo anche lui si è arreso. Ha capito che Mario non è pronto, che forse non lo sarà mai. E probabilmente qualunque altra persona avrebbe lasciato perdere, si sarebbe arresa e basta, avrebbe rinunciato. Ma Claudio non ce la fa a rinunciare. A lui, al suo corpo, al suo profumo, al suo cuore. Claudio non riesce a rinunciare a Mario. E lo vive e basta, in qualsiasi forma l'altro voglia farsi vivere. E ne è geloso, è geloso della relazione che l'altro porta avanti alla luce del sole con un'altra persona. E spesso si sente ferito e preso a pugni e prova un dolore insopportabile. Ma non ce la fa. A lasciarlo andare. È così. Glielo ripete sempre, di continuo. Anche ora. Anche mentre lo stringe a sé, completamente nudo tra le sue braccia. Sul suo letto. Dopo aver litigato. E fatto pace. E fatto l'amore. Dopo che Mario gli ha urlato con le lacrime agli occhi che lui non la stravolge la sua vita per uno del genere, uno con cui litiga, litiga e basta. Dopo che Mario gli ha urlato di lasciarlo.
"Se non ce la fai, lasciami! Lasciami e basta! Facciamola finita una volta per tutte!" Gli ha gridato in faccia con rabbia. E Claudio non ha risposto. Claudio si è tuffato sulle sue labbra, le ha morse, ne ha leccato via il dolore, passando poi a leccare il collo, a prendersi i suoi graffi sulla schiena, a stare per l'ennesima volta attento a non lasciare alcun segno del loro amore sul corpo dell'altro. Perché Mario non è solo suo. Si è ritrovato a spingerlo su quel letto e a cercare di prendere di lui tutto ciò che poteva. Con amore. E odio. E ora si ritrova con il naso sepolto tra i suoi capelli, ad inalarne il profumo. Si ritrova a sussurrarglielo.
"Io non ci riesco a lasciarti."
E poi ripensa alla ricerca fatta il giorno prima. E improvvisamente tutta la rabbia e la tristezza di poco prima se ne vanno. Torna felice come un bambino. Corre a prendere il computer, con Mario che lo segue con sguardo perplesso, ancora sepolto nel piumone. Lo accende veloce e ricerca le foto della casa trovata il giorno prima. A Napoli. Un piccolo appartamento lontano da tutto e tutti. A pochi passi dal mare. Con il rumore delle onde e l'odore della salsedine a riempire i giorni e le notti. Solo loro. Nessun altro.
"Andiamo qualche giorno in questa casa. Lontano da tutti. Ci serve un po' di tempo solo per noi." Afferma Claudio tutto d'un fiato. Osserva l'altro speranzoso. Mario sorride.
"Certo che ci vengo, amore."
Amore. Claudio non si è ancora abituato a sentirsi chiamare così, non ha ancora abituato il suo cuore, impedendogli di accelerare il ritmo in maniera preoccupante.
"Perfetto! Ho già prenotato." Afferma soddisfatto. Mario lo guarda sorpreso.
"Hai prenotato prima di sapere cosa ne pensassi?"
"Sì." Risponde semplicemente, con fare ovvio.
"E se ti avessi risposto di no?" Mario ora sembra divertito.
"Ti avrei rapito." Il suono acuto della risata dell'altro riempe la casa. Mario stringe a sé Claudio, lo bacia, gli accarezza il ciuffo, affondando una mano al suo interno. Questo è uno dei momenti felici. Claudio lo sente. E se lo gode a pieno.
"Clà..." Mario ritorna improvvisamente serio.
"Sì?"
"Non mi prendere mai sul serio quando ti dico di lasciarmi."
E poi è un bacio e un altro e un altro ancora. I loro respiri che si uniscono di nuovo.Non potrei lasciarti neanche se lo volessi. Ti lascerei solo se sapessi che solo così potresti essere più felice. E spero che quel momento non arrivi mai. Perché allora sarei io a privarmi della mia felicità.
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Quello Che Rimane
FanfictieMario e Claudio si incontrano per caso ad una cena. Una cena che dovrebbe portare Mario a conoscere la donna della sua vita. Ma il destino cambia tutto. Il destino li porta ad odiarsi. Il destino li porta a legarsi irrimediabilmente. E come fai a ro...