"Io ti ho amato, André, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita, che mi rendeva felice, e ho lasciato che andasse in pezzi pur di stare con te. Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, né di fermarti. Sapevo che lo avrebbe fatto lei. E lo ha fatto. È scoppiata tutto d'un colpo. C'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame."

(Alessandro Baricco, "Oceano Mare".)

Claudio

Claudio conosce Mario. Lo conosce meglio di chiunque altro, in ogni sua più piccola parte, in ogni lembo di pelle, di cuore, di anima. Lo conosce e lo ama, semplicemente, senza pretese. E forse è stata proprio questa la sua rovina. Giustificarlo, giustificare i suoi errori, le mancanze di presa di posizione, giustificarlo sempre. In realtà lui lo sa. Sa che Mario non si è mai accettato del tutto, sa che ci sono motivi nascosti che l'altro gli ha sempre celato. Motivi che lo hanno portato a soffrire, a non accettare la suo omosessualità, a nasconderla, ad avere il terrore che sua figlia un giorno potesse vergognarsi di lui. E sa anche che non è tutto qui. Claudio sa che Mario non vuole provocare altro dolore ad Alice. Sa che si sente in colpa per ciò che le è successo. Quella notte di tre anni fa. Quella notte di cui nessuno ha più voluto parlare. Ecco perché capisce, accetta.

Ma non potrò aspettarti per sempre. Un giorno forse incontrerò qualcuno disposto a darmi ciò che tu non mi dai. Una vita insieme. E allora forse neppure il nostro amore logorante potrà più bastarmi.

E ora è qui, in questa stazione semivuota, con il vento invernale che gli sbatte freddo sul viso, ad aspettarlo. Come sempre, felice come un bambino.

Forse un giorno riuscirò a smettere di aspettarti. La verità però è che non so se lo voglio.

Lo vede scendere da quel treno, bello come sempre, con i capelli mossi dal vento e il giubbotto attaccato fino al collo. Lo vede e sorride spontaneamente. Lo vede e non è solo. Con una mano stringe la valigia un po' più grande del solito, con l'altra una bambina coperta da montagne di vestiti pesanti. Se non ne scorgesse i piedini coperti da due stivaletti non riuscirebbe a capire che si tratta di una bambina. Che si tratta di Sofia. Il cuore prende a martellargli senza sosta in petto, mentre si avvicina a loro. Perché sta per conoscerla. Sta per conoscere la persona più importante nella vita di Mario. E un sorriso enorme gli nasce spontaneo sul volto a quel pensiero.
"Ciao Clà! Scusa se non ti ho detto niente prima, ma è stata una cosa improvvisa. Alice lavorava e allora dovevo portarla. Spero che non sia un problema e..." Mario è teso, nervoso, come se non si aspettasse una buona reazione da parte sua. E Claudio non ne riesce davvero a capire il motivo. Lui scoppia di gioia al pensiero di conoscere Sofia, credeva che non ne avrebbe mai avuto l'opportunità.
"Posso vederla?" Si limita soltanto a chiedere, con un filo di voce. Mario ora sembra non essere più così nervoso, gli sorride con dolcezza, prima di scostare il cappellino sulla testa della piccola, che le copre praticamente quasi tutto il volto. Ed è incredibile quanto sia bella. Con quelle guance paffute e gli occhi neri di Mario. E la bocca di Mario. E il naso di Mario. È bellissima.
"È proprio identica a te! Sono impressionato!" Esclama, con gli occhi sgranati, scatenando una risata nell'altro.
"Già, un po' ci somigliamo, è vero. Ma lei è più bella." Risponde Mario, accarezzando con dolcezza il volto della piccola. Porge la valigia a Claudio per liberarsi almeno di un po' di peso e poter portare Sofia più comodamente.
"Posso tenere lei?" Gli chiede però Claudio, un po' nervoso al pensiero di un rifiuto, che però non arriva. Mario gli rivolge il suo sorriso più bello, quello di quando gli ridono anche gli occhi, prima di porgerla a lui.
"Non restarci male se si mette a piangere, è stanca per il viaggio." Comincia, ma si interrompe subito dopo, alla vista di Claudio con la piccola tra le braccia, che lo guarda curiosa con un piccolo sorriso in volto e le manine ad accarezzare la sua barba.
"Ho fatto colpo, Serpa!" Esclama contento, prima di voltarsi verso l'altro, che li guarda con aria pensierosa sorridendo appena.
"Che c'è?" Gli chiede allora.
"Niente." Mario scuote la testa, continuando a sorridere, mentre si avvia verso l'uscita della stazione, seguito da Claudio che accarezza dolcemente i capelli morbidi di Sofia.
"Dai dimmelo!" Insiste allora, curioso. Mario si volta e li osserva di nuovo, felice, senza ombre nello sguardo. Claudio si ritrova a pensare che è da tanto, troppo tempo, che non lo vedeva così.
"Vi guardavo." Alza semplicemente le spalle, prima di camminare verso casa insieme a Claudio. Fianco a fianco.

Cinque anni prima...

Mario si solleva sbuffando da quel piccolo divano su cui è appena successo tutto. Claudio si sta rivestendo, tornando di tanto in tanto a scrutarlo con sguardo preoccupato.
"Va tutto bene?" Gli chiede in un sussurro, accarezzandogli appena il braccio. Mario gli sorride, facendolo rilassare immediatamente.

Forse questa è la volta buona. Forse questa volta non scapperai. Forse sceglierai me.

"Sì, è tutto ok." Prende a rivestirsi anche lui, coprendosi subito come se avesse vergogna di Claudio.
"Tu stai...insomma...sei stato bene?" E Claudio ora ha improvvisamente paura della risposta. Si sente fragile, scoperto. Non ha mai fatto una domanda del genere a un uomo, non se ne è mai posto il problema. Con Mario è tutto nuovo. Ogni parola, ogni piccolo gesto. Quei ti amo sussurrati mentre si univano per la prima volta su quel divano. Tutto nuovo. E bellissimo. E spaventoso.
"Secondo te?" Gli chiede l'altro, mentre gli si avvicina con un sorriso malizioso, andando dritto sulle sue labbra e dandogli un bacio estremamente dolce e caldo.
"Sono stato benissimo Clà!" Continua poi, afferrandogli il volto tra le mani e disegnando piccoli cerchi con i polpastrelli sulle sue guance. Claudio sorride, chiudendo gli occhi a quel tocco delicato.
"È vero che mi ami?" Gli chiede poi, cogliendolo di sorpresa. Questa volta Claudio apre gli occhi, incontrando lo sguardo incerto dell'altro.
"Sì, è vero." E non ne ha il minimo dubbio. La sua è una certezza. Non ha mai provato in vita sua ciò che prova per Mario. Non ha mai sentito niente di tanto forte in ventisei anni di vita. Ne è certo. Lui lo ama. Se glielo avessero chiesto qualche tempo fa, cosa fosse l'amore, probabilmente avrebbe riso e basta. Non ne avrebbe avuto idea. Non gli sarebbe neppure importato di capire. Ma ora lo sa. Lo sa da quando lo ha visto la prima volta. L'amore è non poter fare a meno di due occhi, di un respiro, di un profumo che diventa solo suo anche se lo senti su centinaia di sconosciuti in un bar. È farsi bastare piccoli momenti, lontano da tutti. È essere anche disposto a nasconderti, ad aspettarlo. Perché non hai altra scelta. Perché ormai la felicità dipende irrimediabilmente da un'altra persona.
Mario gli sorride con gli occhi lucidi, prima di baciarlo ancora e ancora. Ed è così difficile staccarsi da lui dopo averlo avuto solo per sé in ogni sua più piccola parte. È quasi impossibile.
"Ora devo tornare di là." Gli sussurra all'orecchio, mordicchiandogli poi il lobo. E Claudio si perde ad occhi chiusi in lui, nei suoi gesti. Così lo dice. Senza rifletterci. Lo dice e basta.
"Stai con me." E non intende solo in quel momento.

Stai con me oggi, domani, tra mille anni. Stai con me per la vita. Scegli me. Permettimi di renderti felice.

Mario lo osserva, con sguardo serio e improvvisamente di nuovo spaventato. Gli accarezza una guancia.
"Dammi un po' di tempo Clà. Per favore." Claudio abbassa lo sguardo e di nuovo torna la paura. E la rabbia di non sentirsi abbastanza.

Credi che non ne valga la pena lasciarla per me? Credi che io non sia abbastanza?

Riesce solo ad annuire prima di vederlo tornare da Alice. Perché lui a Mario darebbe tutto. Il tempo per riflettere, per stare con lui, per stargli lontano. E come si fa a guarire da un amore del genere?

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