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"E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos'è la natura, quell'insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri , di limpide acque, quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude le tue stesse mani e tutte le forze del mondo. Allora fu natura, la nostra natura che esplose e trovò l'espressione piu’ dolce e benevola. Ci trovammo. Come il vento che organizza il mondo , lo rade al suolo e lo riedifica lentamente. Lui non voleva, neppure io volevo, almeno cosi’ credo di ricordare. Ma cosa so io, che poi la vita e il suo desiderio non abbiano contraddetto? Dolcemente caddero i suoi abiti come armature che si liquefanno. [...]
Stupiti ci sollevammo in quel cielo di plastica arancione, ci piegammo come uomini sulle messi e raccogliemmo il nostro grano in quell'immenso splendore."
(Margaret Mazzantini, "Splendore".)

Mario

Ci sono cose che fai e basta. Te ne freghi del resto, degli altri, dell'universo intorno a te, perfino di te stesso. Ci sono cose che semplicemente non puoi fare a meno di fare. Mario ha sempre saputo di non essere mai stato nel giusto in quei sei anni, ha sempre saputo che in quella storia lui è il cattivo, la causa di tutto il dolore. Ha sempre saputo che tutto è causato da lui, dal suo poco coraggio, dal suo non riuscire ad accettare quella situazione, dalle sue paure. Sa di essere un codardo. Sa che se a sedici anni è ammissibile nascondersi nella mentalità bigotta e sbagliata della tua famiglia, a trenta la cosa è inammissibile. Perché sei un uomo, sei adulto, sei capace di discernere il giusto dallo sbagliato. Lo sa. Semplicemente non è mai riuscito  a comportarsi in altro modo. Perché se neppure i tuoi genitori hanno accettato ciò che sei, chi ti dà la certezza che lo farà tua figlia. Chi ti dà la certezza che un giorno non perderai anche lei? E in fondo sa che è una paura sciocca la sua, semplicemente non è mai riuscito ad arginarla, nonostante tutto. Sa che è tutta colpa sua. E sa che ha sbagliato ad accettare la proposta di Claudio, che probabilmente è la cosa più sciocca che lui abbia fatto in tutta la sua vita. Che prima o poi Alice lo scoprirà e ne soffrirà. Che prima o poi finiranno di nuovo a letto insieme, che se non sono riusciti a starsi lontani fino ad ora, uno stupido accordo non cambierà certo le cose. Poco importa se c'è Alice di mezzo, se c'è il fidanzato di Claudio. Loro sono come calamite. Loro non riusciranno mai a stare lontani sul serio. Sa che tutto questo alla fine provocherà solo altro dolore, ma non può farne a meno. Perché se lui ha l'opportunità di stare ancora con Claudio, di respirare la sua aria, di vivere una vita in cui lui è presente, non importa in veste di cosa, purché ci sia, lui l'opportunità la afferra. Perché Claudio lo completa. Perché in quei tre anni gli è sembrato di affogare senza di lui. Si è sentito perso, vuoto. E non vuole rivivere tutto questo, ora che lui è di nuovo nella sua vita. E così ha mentito ad Alice. Le ha detto che ha ricevuto un'offerta di lavoro a Milano. E così lei ci ha creduto. E così adesso si ritrova a scendere da questo treno che non lo ha condotto a Milano ma a Verona. A casa. Perché Claudio è casa. È questa la sua certezza. È questo quello che gli rimane. E ne ha ancora più la conferma quando mette piede in stazione e Claudio corre da lui come se avesse visto la cosa più preziosa del mondo e non volesse lasciarla andare. Ne ha la certezza quando Claudio gli si pone di fronte e gli afferra la valigia con un sorriso luminoso e gli occhi lucidi e verdissimi. Ne ha la conferma quando sente il suo profumo.

Tu sei la mia casa.

"Ciao PR!"
Mario ride, prima di avviarsi con lui verso casa di Valentina. Hanno deciso così, per rispettare gli accordi, che di sicuro sarebbero saltati se si fossero trovati a dormire nella stessa casa. E poi perché Claudio in quella casa ci sta con Marco. Con il suo fidanzato.
"Da quanto tempo non mi chiamavi così?" Mario ripensa inevitabilmente a quei tre anni dopo il loro primo incontro. Alla voglia di amarsi. Alla paura di farlo.
"Da troppo. Da troppo tempo."

Cinque anni prima...

Non si vedono da sei mesi. Sei lunghissimi mesi. Claudio è stato fuori in vacanza per tutta l'estate e poi al suo ritorno semplicemente non è capitato di vedersi. Alice non l'ha sentito né visto e di conseguenza anche Mario non ha sue notizie da mesi. È per questo che quando Alice gli propone di andare all'Urban quella sera Mario si sente mancare il fiato. È un attimo. Poi finalmente ritorna a respirare. E gli sembra di tornare a respirare per la prima volta dopo sei mesi in realtà. Il cuore che martella. Si sente di nuovo vivo. Perché lo rivedrà. E perché in quei mesi ne ha sentito la mancanza come non ha mai sentito la mancanza di niente in tutta la sua vita. Ed è così che quando entra in quel locale dopo tutti quei mesi e rivede quegli occhi perde anche la capacità di intendere e di volere. Tutto ciò che vuole è lui, averlo suo. A qualsiasi costo. Avere di nuovo quelle labbra piene e perfette su di sé. E non importa se l'ultima volta che si sono visti Claudio lo ha rifiutato. Perché all'improvviso non importa nient'altro. Lui lo guarda, lo scruta, lo osserva dentro, fin dentro le ossa. Lo fa sentire nudo, a disagio, con quei due fari verdi a scrutarlo in ogni parte di sé. E per una volta a Mario va bene così. Per una volta si concede di volerlo quello sguardo su di sé, di prenderselo tutto, di bearsene.
"Ciao Ali! Ciao Mario..." Lo chiama per nome, Mario, solo Mario. E a Mario piace pensare che sia così perché forse gli è mancato troppo pronunciare il suo nome in questi mesi. Perché forse gli è mancato lui.
"Ciao Clà! Da quanto tempo!" Alice gli rivolge un sorriso luminoso. Mario apre bocca, ma si rende conto di non riuscire a farne uscire neppure un suono. Così resta zitto.
"Vi faccio portare qualcosa. Io devo andare in ufficio a sbrigare delle cose." E Mario sa che non è vero. Sa che lo fa apposta. Sa che vuole evitarlo. Passa solo qualche minuto. Poi parla ad Alice.
"Ali io devo...sto un po' male, vado un attimo in bagno." Le dice, prima di avviarsi verso i bagni. Ma alla fine cambia traiettoria. Vede un piccolo corridoio con una porta in fondo. E capisce che è lì che lui deve essere. Così arriva davanti quella porta e la apre. Senza bussare, senza attendere il permesso. La apre e basta, richiudendosela dopo alle spalle. Lui è lì, seduto a quella scrivania, lo sguardo sorpreso rivolto verso di lui.
"Che ci fai qui?" Claudio sembra quasi spaventato. Mario non può fare a meno di chiedersene il motivo.
"Sei sparito per tutti questi mesi."
"Anche tu."
"Mi sei mancato." Mario non sa come gli siano uscite quelle parole dalle labbra, si sente quasi come se non fosse stato lui a pronunciarle. Come se fossero arrivate da molto lontano. Claudio è ancora più sorpreso adesso, gli occhi sgranati e le labbra schiuse.

Sei bellissimo.

È Mario ad avvicinarsi a lui, ad arrivare a pochi passi dalla sedia su cui è seduto, a sedersi a cavalcioni su Claudio.
"Che fai?" Gli chiede l'altro, ancora immobile, con il bacino schiacciato dal corpo caldo di Mario.
"Hai capito che mi sei mancato?" Gli sussurra Mario all'orecchio, lasciandogli una scia di baci umidi dal lobo fino alla spalla. Vede l'altro chiudere gli occhi e sospirare forte, mentre comincia a muoversi su di lui. Claudio si lascia andare a un gemito, prima di cominciare a sbottonare deciso i suoi jeans. Infila la mano con prepotenza, cominciando a muoverla subito dopo.
"Lo hai capito Clà?" Sussurra ancora Mario tra un gemito e l'altro, sconvolto dal piacere provocatogli da quella mano su di lui, mentre Claudio annulla le distanze tra le loro bocche, tracciando il contorno delle sue labbra con la lingua e baciandolo con foga subito dopo. Mario non sa cosa fare, sa di non aver provato niente di tanto forte nella sua vita, sa di essere spaventato da quella sensazione che lo fa sentire perso, in balia del piacere, in balia di Claudio, della sua mano che si muove con destrezza, dei suoi baci che gli attraversano la carne, delle unghia dell'altra mano che gli graffiano la schiena. Sa di voler dare a Claudio lo stesso piacere che sta provando. Così sbottona con mani tremanti i jeans dell'altro. Claudio lo ferma.
"Mario...non devi se non vuoi." Gli dice e per un attimo gli sembra di tornare a vedere la paura in quegli occhi verdi.
"Lo so." Gli risponde semplicemente, prima di portare la sua mano sotto i jeans, questa volta con più decisione.  E poi è solo Claudio perso nel piacere che proprio lui gli sta dando, Claudio che geme forte, Claudio che lascia andare il volto contratto dal piacere sulla sua spalla. Entrambi che arrivano al culmine quasi urlando. Occhi dentro occhi. Ora Mario ne è sicuro. Non ha mai provato niente del genere in tutta la sua vita. Restano ancora un po' così, uno sull'altro, vestiti ma nudi, in quell'abbraccio scomposto. È Claudio a parlare, a sussurrare appena, dopo minuti che passano con l'intensità di ore.
"Tu mi sei mancato da morire."

Quello Che RimaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora