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"Ci vorrebbe un'altra vita
per fermarci ad un secondo di distanza da un errore.
Un'altra vita per capire...
qual è il modo per difenderti e tenerti più lontano dalle tue grandi paure.
Ti eviterei certe salite suggerendoti pianure.
Se fosse mai esistita...
un'altra vita.
Per ritornare sui nostri passi e
Per ritrovare la pace che non c'è.
Un'altra vita...
insieme a te."

Claudio

Sono bastati due giorni. A Claudio sono bastate quarantotto semplici ore per abituarsi a quella presenza e non poterne fare a meno. Dopo la notte di San Valentino Mario ha rimandato la partenza per i due giorni successivi. Inutile dire quanto Claudio sia stato felice di questo. Hanno passato due giorni bellissimi, chiusi tra quelle quattro mura, nel bianco di quella casa solo loro. Sono usciti a malapena per comprare qualcosa da mangiare. Il resto del tempo lo hanno passato lì dentro, a cucinare torte bruciate o con troppo zucchero, a guardare programmi inutili alla TV, a dormire avvinghiati, a cantare al karaoke svegliando tutto il vicinato, a fare l'amore su quel letto bianco che ormai sa di loro. E Claudio crede di non aver passato in tutta la sua vita un periodo talmente bello e intenso. È per questo che quando Mario gli annuncia che l'indomani tornerà a casa Claudio si spegne. Così, all'improvviso.

Credevo potesse durare tutta la vita.

Si limita ad annuire alle parole di Mario tra un boccone e l'altro durante il pranzo, fissando poi un punto impreciso della stanza per il resto del tempo. Passa l'intero pomeriggio sul divano, di fronte a un film di cui non ha sentito neppure una parola, immerso nella sua tristezza. Mario si limita a sederglisi accanto, senza proferire parola, spostando di tanto in tanto lo sguardo preoccupato su di lui. È solo quando arriva sera che Mario sembra trovare il coraggio di parlare.
"Clà...cosa vuoi per cena?" Sussurra, alzandosi da quel divano e sgranchendosi le gambe per mascherare la tensione. Claudio continua a fissare la televisione.
"Non ho fame." Risponde inespressivo. Mario sospira. Va a preparare la cena e lascia la porzione di Claudio in forno. Poi si siede e mangia da solo, in silenzio. Vede Claudio abbandonare il divano e andare nella sua stanza. Così appena termina la sua cena decide di raggiungerlo. Lo trova su quel letto, a petto nudo, rannicchiato come un bambino con le coperte a coprirlo appena. Si leva i vestiti e si posiziona dietro di lui, stringendolo forte a sé e affondando il viso tra le sue scapole.
"Clà, sapevi che sarei dovuto tornare a Roma."
Claudio si trova a sorridere. Perché Mario non dice mai che deve tornare a casa. Dice che deve tornare a Roma. Come se la sua casa non fosse quella. E magari è così.
"Lo so." Risponde appena.
"Tornerò la prossima settimana. Per la nuova serata." Claudio finalmente dopo un giorno intero si decide a voltarsi e a incastrare i suoi occhi in quelli dell'altro.
"E poi Mario? Poi andrai via di nuovo." Il suo tono è duro, arrabbiato. Vede Mario abbassare lo sguardo.
"Al momento è così Clà...mi dispiace."
Claudio gli accarezza appena i capelli, disegnando il suo profilo con le dita.
"Che cosa ti è capitato nella vita, Mario? Perché ti ostini a voler essere infelice?" Chiede con tristezza. Vede l'altro deglutire appena, prima di scuotere la testa con gli occhi arrossati.
"Niente." Gli sussurra in risposta, come se avesse paura di lasciarsi scrutare troppo a fondo da Claudio, prima di annullare le distanze e affondare con le labbra tra le sue. E Claudio glielo lascia fare, perché non sa come farne a meno. Perché vuole Mario. E allora averne un piccolo pezzo gli sembra sempre meglio di niente. Mario si posiziona a cavalcioni su di lui, continuando a baciarlo con trasporto. Come se quella potesse essere l'ultima volta che gli è concesso farlo. Le sue mani vagano sul petto di Claudio, scendendo sempre di più, fino a sfiorare l'elastico dei boxer. Claudio intanto con un colpo secco infila la mano in quelli dell'altro cominciando a sfiorare con estrema lentezza la sua erezione. Mario si lascia andare a un gemito direttamente sulle sue labbra, mentre Claudio, ancora con una mano a muoversi nei suoi boxer, tenta di invertire le posizioni. Ma Mario non glielo lascia fare. Gli sfila l'intimo, prima di afferrare con forza i suoi gomiti e portarglieli ai lati della testa. Palmo contro palmo. Si avvicina al suo orecchio, strofinando piano le labbra su di esso e mordendolo appena. Claudio chiude gli occhi e si lascia andare a quel piacere.
"Voglio entrare in te." Gli sussurra l'altro, con le labbra ancora premute sul lobo.
Claudio si volta, incontrando il suo sguardo nero. Si perde negli occhi colmi di desiderio di Mario.
"Fallo." Sussurra soltanto in risposta. E poi è tutto veloce ed estremamente lento. Bellissimo e crudele. Mario su di lui. Mario in lui. In ogni sua parte, in ogni centimetro di pelle, anche nel più nascosto. Mario che aumenta le spinte e accoglie i suoi gemiti con baci caldi.
"Tanto lo so che prima o poi tornerai da me." Claudio riesce appena a parlare tra un gemito e l'altro.
"Io sono già con te Claudio. Io torno sempre da te."
"No, non è vero. Non tornerai finché non sarai mio. Mio e basta. E prima o poi accadrà Mario. Prima o poi tu tornerai da me."
Sì lasciano andare al piacere insieme. Ed è una sensazione bellissima e terribile. Sentire Mario in ogni parte dentro di sé. Ma sentirlo già lontano.

Cinque anni prima...

Sono un coglione. Non ho fatto niente di male, non devo sentirmi in colpa. Ho passato la sera con uno che mi piaceva, con uno con cui avrei pure scopato se non fossi così coglione. Sono impazzito, non c'è altra spiegazione. Quel PR mi ha fottuto il cervello."

Claudio si ritrova a maledirsi davanti alla porta di casa di Mario. Quando l'ha visto andare via con le lacrime agli occhi da quel locale non ce l'ha fatta a fingere indifferenza. Ha allontanato malamente quel tizio e se ne è andato. È corso fuori, ma di Mario non c'era traccia. Allora il suo corpo ha deciso per lui, portandolo come un automa di fronte a quella casa e facendogli suonare quello stupido campanello. Una, due, tre volte. Ma Mario non ha risposto. Ha pensato che fosse ancora con Valentina e ha deciso di aspettare davanti casa. Ora però sono ore che aspetta e oltre alle maledizioni che si sta mandando da solo è subentrata la paura.

Che cazzo di fine ha fatto!

Ha quasi deciso di chiamare Valentina o Alice, quando finalmente vede arrivare una Smart nera. Mario lo vede subito. I loro occhi si incrociano. Quelli di Mario rossi di rabbia.
"Vattene!" Esclama, dopo aver sbattuto con forza lo sportello della macchina. Si affretta a passi svelti verso l'entrata, ma Claudio lo blocca afferrandogli la mano. Mario prova a divincolarsi, così lui stringe di più la presa.
"Aspetta, parliamo un attimo." Mario scoppia a ridere, prima di guardarlo con disgusto.
"E di cosa Claudio? Di quel tipo che ti metteva la lingua in bocca? Te lo sei scopato e ora mi vieni a cercare? Che faccia tosta!" Grida l'altro, fuori di sé.
"Io non me lo sono...ok, anche se fosse? Noi due non stiamo insieme!"
"No, infatti ti ho semplicemente chiesto di andare via." Mario si lascia sfuggire un singhiozzo, prima di strattonare con forza la sua mano, liberandola. Si precipita alla porta, ma viene di nuovo bloccato dalla voce di Claudio.
"Mi dispiace...mi dispiace di averti fatto male." Quello di Claudio è un sussurro, ma Mario lo sente nitidamente. Si volta e Claudio vede i suoi occhi colmi di lacrime. Vede il suo viso contrarsi nello sforzo di trattenerle. Cerca di avvicinarsi, di accogliere l'altro tra le sue braccia, perché a vederlo così gli si stringe il cuore. Si sente mancare l'aria di fronte al dolore di Mario. L'altro però lo allontana, con uno scatto deciso.
"Non avvicinarti, Claudio. Hai ancora il suo cazzo di odore addosso." Claudio ora alza gli occhi al cielo, esasperato.
"Ti comporti come se fossi io il mostro! Come se ti avessi tradito! Mario, noi non stiamo insieme, lo hai detto anche tu. Tu stai con Alice. Cosa dovrei fare allora io? Cosa? Hai dormito con me e la mattina mi hai lasciato come se niente fosse, ti rendi conto di questo o no?" Ora anche Claudio ha preso a urlare. Mario gli si avvicina, portandosi a pochi centimetri dalle sue labbra.
"Ero venuto in quella fottuta discoteca per chiederti scusa!" Esclama, con gli occhi pieni di dolore persi in quel verde.
"Non avresti risolto nulla. Tu stai comunque con due persone. È questa la verità. Perché io non posso?"
"Perché non è lo stesso."
"Perché non è lo stesso, Mario?"
"Perché io ti amo. Ecco perché. Perché questa sera mi hai spezzato il cuore." E Claudio crede di averlo sentito. Il suo cuore che si è fermato. Che ha perso un battito. Nessuno glielo aveva mai detto. Da nessun altro si sarebbe mai voluto sentir dire quelle parole. Se non da lui. Si avvicina di più, fino a far quasi scontrare le loro labbra, mentre si sente esplodere di tutto. Di gioia. Di amore. Di rabbia. È Mario a ristabilire le distanze.
"Non provare a baciarmi." Bisbiglia appena, prima di voltargli le spalle e scappare via da lui. Di nuovo.
"Mario, tanto poi torni da me vero?" E ha quasi paura della risposta. Per la prima volta Claudio la sente nitida e dolorosa. La paura di perdere qualcuno. L'altro non si volta, ma la sua voce gli arriva comunque distintamente.
"Io da te tornerò sempre."

"Ci vorrebbe un'altra vita
per amarti nuovamente.
Liberarci del passato
e non sbagliare niente."

Quello Che RimaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora