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"Sono andata avanti per anni senza vederti, quasi senza conoscerti, e tu eri mio esattamente come adesso. Io, che sono abituata ad aspettarmi il peggio, non ho paura di perderti. Puoi dimenticarmi, abbandonarmi, lasciarmi, sarai sempre e solo mio. Ti ho inventato io, amore mio. Sei molto più che il mio amante. Sei una mia creatura. E’ per questo che mi appartieni, quasi tuo malgrado."

("I cani e i lupi", Irène Némirovsky.)

Mario

Sono andato avanti senza vederti per anni. Per tre anni. E sono sopravvissuto. Male, incompleto, rotto, ma sono sopravvissuto. Ero certo che tu non mi avresti voluto se fossi tornato. Ma ora? Ora so che mi vuoi, che mi ami, che mi aspetti. E allora perché mi hai lasciato andare? E perché io sono andato via? Avrò mai la forza di tornare? Avrò mai la forza di viverti?

Mario rientra in casa che è già tarda mattina. Sofia tra le sue braccia comincia a chiamare la sua mamma, felice di rivederla. All'ingresso c'è Alice. È pallida, il volto segnato dalla sofferenza e gli occhi rossi. Mario si ritrova a pensare a quanto anche il suo volto debba essere segnato dalla stanchezza e dalla sofferenza.
Non ha neppure il tempo di dire una parola. Alice gli corre incontro, prendendo con forza Sofia in braccio. Poi è tutto veloce. Mario si rende conto dello schiaffo ricevuto solo quando sente il bruciore causato dalla forza di quelle dita sbattute con vigore sulla sua guancia.
"Ali, cosa..."
Sofia comincia a piangere spaventata.
"Dove cazzo sei stato? Perché non hai risposto alle mie chiamate? È da ieri sera che provo a chiamarti Mario. Sono quasi morta di paura!" Alice urla, mentre le lacrime cominciano a rigarle il volto. Mario estrae lentamente il cellulare dalla tasca dei jeans. Trenta chiamate senza risposta.

Cazzo! Ho totalmente scordato di avvertirla di essere arrivato.

"Non ho sentito il telefono, Alice. Scusa. Ero impegnato con il lavoro e..."
"Ho anche telefonato al locale per il quale tu in teoria dovresti lavorare. Almeno così dici, no? Perché sai, mi hanno detto di non aver mai assunto nessun Mario Serpa." Ora Alice lo osserva con disprezzo.
"Dov'eri Mario? Eri con lui? In questi mesi tu...andavi a Verona da lui?" Ora Mario abbassa lo sguardo. Si sente colpevole, sporco. Non vuole mentire. Non ha più la forza di farlo. Non vuole più farlo. Mente da tutta la vita. Vuole solo mettersi a letto e dormire. Scacciare via tutto.
"Sì, ero con lui. Mi dispiace." Mormora appena. Abbastanza forte però da farsi sentire da Alice, che comincia a tirare con insistenza piccoli pugni sul suo petto, lasciandosi andare alle lacrime.
"Mi fai solo schifo! Ti odio! Mi avevi detto che non sarebbe più successo, mi avevi detto che mi amavi! E invece? Mi hai tradita di nuovo! Perché continui a farmi questo Mario?" Mario si prende quei pugni sul petto, si prende il dolore di Alice, lo mescola al suo. E ora gli sembra di provarne talmente tanto, di dolore, da non riuscire quasi a respirare. Afferra i polsi di Alice, non riuscendo a trovare altro modo per fermarla. La guarda un attimo negli occhi, leggendoci dentro tutta la sua sofferenza. La trascina tra le sue braccia e la stringe forte a sé. Alice si abbandona sul suo petto ad altre lacrime.
"Mi dispiace, mi dispiace tanto. Perdonami. Io non volevo ferirti ancora. Mi dispiace." Mario non riesce a dire altro che questo. È bloccato a quell'attimo. Quello in cui non è stato accettato da chi più avrebbe dovuto amarlo. Quello che ha causato la sua sofferenza e quella delle persone che ama. Quello che ancora non riesce a superare.
Alice sta male. Lui sta male. Sofia piange. Claudio, lui non può vederlo ma lo sa. Sa come si sente in questo momento. Quel filo invisibile che li lega gli fa percepire anche la sofferenza di Claudio.
"Mi dispiace Alice, mi dispiace." Continua a sussurrarle all'orecchio. Fino a che Alice si allontana da lui. Fredda. Lo guarda con occhi di ghiaccio. Ha sempre amato gli occhi di Alice. Azzurri e freddi. Di quelli che ti trafiggono. Questa è stata la prima cosa di lei che ha amato. Prima che il verde lo travolgesse.
"Mi fai schifo." Mormora ancora, il viso a pochi centimetri da quello di Mario. Se ne va.

Quattro anni prima...

Mario era tornato da quel viaggio con Claudio diverso, o almeno così credeva. Felice. Ancora più confuso e spaventato di prima se possibile. Erano solo loro due. Il resto del mondo fuori. Loro due che passeggiavano per le strade di quella città magica, che si rubavano baci in luoghi più appartati, che mangiavano qualsiasi cosa, che stavano in riva al mare stretti fino alle primi luci dell'alba, che si amavano in quella casa che da subito era diventata il loro ricordo più bello in assoluto. Claudio che gli sussurrava di amarlo. Mario che ascoltava ogni piccolo suono di quel sussurro con il cuore a mille. Che gli rispondeva baciandolo con tutto l'amore di cui era capace. Con l'intensità di chi sa che non può durare per sempre.
E infatti erano tornati a Verona, alle loro vite, ai loro segreti. Mario era tornato da Alice. Alice che gli aveva chiesto come fosse andato quel viaggio di lavoro, che lo aveva abbracciato forte, che gli aveva sussurrato quanto gli fosse mancato. Alice che gli aveva proposto di andare a vivere insieme.
inutile vivere separati amore. Ormai stiamo insieme da più di due anni." Aveva detto, alzando le spalle, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Probabilmente lo era. Mario aveva accettato.

"Come è andato il viaggio amò?" Gli chiede Valentina distrattamente, afferrando una tartina. Sono all'Urban. Ovviamente Claudio si è subito unito a loro, rivolgendo un sorriso enorme a Mario, che ha subito abbassato lo sguardo, per poi rivolgerlo verso Alice alla sua destra.
"Bene Vale. Napoli è bellissima." Risponde, mentre si sente addosso gli occhi di Claudio.
"Clà, anche tu sei stato fuori in questi giorni, vero? Sono passata ma i ragazzi che lavorano qui mi hanno detto che non eri a Verona." Alice parla ignara, non rendendosi conto di ciò che ha appena detto. Valentina sposta subito lo sguardo su Mario, fissandolo contrariata, mentre lui non può fare altro che abbassare lo sguardo in imbarazzo.
"Sì io ero...sono andato a Milano per sistemare delle cose per il locale." Improvvisa Claudio,  in evidente difficoltà. Alice si limita ad annuire sorridendo appena.
"Ragazzi, io e Mario dovremmo dirvi una cosa!" Esclama poi contenta. E Mario sente quasi il cuore che smette di battere. La testa prende a girare. Rivolge ad Alice uno sguardo terrorizzato. Vorrebbe fare qualcosa, vorrebbe fermarla, ma l'altra continua subito, non lasciandogli la possibilità di parlare.
"Io e Mario andremo a vivere insieme."
Sul tavolo cala il silenzio. La prima cosa che Mario riesce a fare è rivolgere lo sguardo verso Claudio. E vede solo delusione nei suoi occhi. E rabbia. E lo sa che adesso lo perderà sul serio. Lo capisce dai suoi occhi. Non lo ha mai visto così. È Valentina a rompere il silenzio.
"Che bello...auguri!" Esclama con voce finta, andando ad abbracciare Alice. Claudio le rivolge un sorriso forzato, senza proferire parola, prima di alzarsi e correre nel suo ufficio. Anche Mario si alza veloce. Non dice niente ad Alice e Valentina. Alice sta raccontando di tutte le modifiche che ha intenzione di apportare a casa sua. È talmente presa dal discorso che Mario è sicuro che neppure si accorgerà della sua assenza. Corre verso Claudio con le gambe che tremano.
Lo trova in quella piccola stanza in cui tante volte sono stati insieme. Con la fronte poggiata al muro e gli occhi chiusi. Le spalle grandi che tremano appena. Si avvicina piano.
"Clà..." ora l'altro apre gli occhi e lo fissa. Con una rabbia che Mario non conosce.
"Vattene Mario."
"Claudio per favore..."
"Vattene prima che ti butti fuori a calci." Mario scuote la testa deciso. Gli poggia una mano incerta sulla spalla, ma Claudio si allontana come scottato, ponendo di nuovo distanza tra i loro corpi. Ora lo guarda di nuovo. E ha gli occhi rossi e gonfi, pieni di lacrime che sta cercando con tutto se stesso di non fare uscire. Questo Mario lo sa, lo conosce.
"Ti ho dato tutto. E a te non è bastato."
"Claudio questo non è vero, io non..."
"Non le voglio sentire le tue cazzate! Non vuoi andartene tu? Perfetto, me ne vado io." Spinge via la sua mano che tenta invano di afferrarlo, sbattendosi la porta alle spalle. Lo lascia solo.
E Mario lo sa che amare è una questione di scelte. E di coraggio. Il coraggio di cambiare, di accogliere chi ami nella tua vita, rivoluzionando tutto. Ha sentito Claudio parte della sua vita per un tempo piccolo e infinitamente bello. Un tempo che ora vorrebbe solo riafferrare e rivivere in eterno. Per amare e basta. E sentirsi completo, felice. Mario lo sa che quel tempo perfetto di amore è stato tanto, troppo breve. Eppure ha avuto la stessa forza, la stessa importanza di una vita intera. Ed ora non sa come riuscire a farne a meno.

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