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"Quella fu l'ultima volta che ci parlammo e nessuno dei due lo sapeva. Non lo sappiamo mai, vero? Almeno avevamo finito scambiandoci parole d'affetto. Mi resta questo. Non è molto, ma è qualcosa. Ad altri va peggio. È quello che mi dico nelle lunghe notti in cui non riesco a dormire. Ad altri va peggio."
("Duma Key", Stephen King)

Mario

Mario è steso sul corpo di Claudio, stretto a lui come se potesse vederlo sparire da un momento all'altro. Incurante del caldo, del sudore che gli attacca i capelli al viso. Si sono addormentati così, dopo essersi amati tanto. Dopo aver speso tutta la mattina a sfiorarsi, perdersi, ritrovarsi, appartenersi. Come se avessero potuto recuperare tutti gli anni persi in poche ore. Si sono addormentati stremati, finalmente felici, completi. Mario ha dormito solo un'ora però. Si è risvegliato con un senso d'angoscia al centro del petto, con il respiro corto. Gli è bastato poco per tranquillizzarsi. Gli è bastato voltarsi è trovare Claudio stretto a sé. Lui dorme ancora, bellissimo, con i capelli scompigliati e il respiro pesante. Anche lui lo stringe. Una sua mano è stretta al polso di Mario. È rimasta così tutto il tempo. Mario non può fare a meno di sorridere al pensiero che le sue paure siano esattamente le stesse di Claudio. Gli pone un leggero bacio sulle labbra, prima di scendere più giù, lasciando una scia di baci bagnati sul collo, su petto, sulla pancia. Claudio brontola, cominciando a muoversi nel sonno. Mario sorride, poi guarda l'orologio. Sospira. Poche ore e dovrà ripartire. Di nuovo l'angoscia gli toglie il respiro.
"Perché hai smesso?" La voce di Claudio è appena un sussurro assonnato. Ma lui la sente forte e chiara, perché Claudio soffia quelle parole direttamente sul suo orecchio, provocandogli una miriade di brividi.
Mario si volta a guardarlo. E perde il fiato. I suoi occhi ancora più verdi e limpidi di prima mattina, le sue labbra gonfie dopo tutti quei baci.
"Quanto sei bello al mattino..." si lascia sfuggire, accarezzandogli i capelli. Claudio gli sorride. Si fa più vicino, permettendo ai loro corpi di scontrarsi ancora.
"Sono bello a tutte le ore del giorno, Mario!" Esclama poi, convinto. Mario alza gli occhi al cielo, trattenendo un sorriso. Claudio ride, prima di trascinarselo addosso.
"Continui a farmi le coccole adesso?" Gli chiede poi. Mario scuote la testa, prima di tornare a baciare quel corpo perfetto. Non ne lascia scoperto neppure un centimetro. Ne bacia le spalle, le braccia, le costole, il petto, l'ombelico. Poi torna su e trova quelle labbra calde ad accoglierlo. Claudio le schiude, permettendo alle loro lingue di scontrarsi ancora, lasciandosi andare a un piccolo sospiro, mentre accarezza il petto di Mario, andando poi più giù, fino a sfiorare l'elastico dei boxer.
"Clà..." lo interrompe Mario, staccandosi con estrema fatica dalle sue labbra. Ma Claudio non sembra averlo sentito. Infila la sua mano nei boxer e comincia a massaggiare la sua erezione.
"Clà aspetta!" Esclama Mario tra un gemito e l'altro.
Ma Claudio non si ferma, anzi aumenta il ritmo, con gli occhi colmi di desiderio puntati sui suoi.
"Clà...se... se non mi sbrigo perderò il treno." Riesce a dire finalmente. Con estrema fatica. Basta questo. Claudio si ferma e si allontana da lui, lasciandolo così. Ed è come se la magia si fosse improvvisamente spezzata dando il posto all'amara realtà. Claudio si gira su un fianco, dandogli le spalle.
"Clà, ti prego..."
"Vattene Mario." Le sue parole sono dure. E fanno male, sono macigni tirati dritti sul cuore di Mario.
"Claudio ascoltami, per favore!"
Lui ora si gira. Ha gli occhi lucidi. Verde nel nero.
"Vai Mario! Cazzo, non voglio farti perdere il treno! Hai avuto la tua scopata, ora puoi tornare dalla tua famiglia!"
"Lo sai che non è questo Claudio. Lo sai che io non ti considero una scopata. Lo sai quanto ti amo! Sono tornato perché ti amo!" Ora Mario piange. E lo sa che anche Claudio è sul punto di farlo ma si sta trattenendo. Perché Claudio non ti dà mai la soddisfazione di vederlo distrutto.
"Tu non mi ami Mario!" Esclama allora, deciso. Ma Mario lo vede che in fondo non ci crede neanche lui. Che in fondo Claudio lo sa quanto Mario lo ami.
"Io ti amo. Lo sai! Ma amo anche mia figlia! E non posso farle questo, Clà! Non posso rovinare la mia famiglia, non posso lasciarla crescere con una famiglia distrutta come la mia. Lo sai quanto ho sofferto quando i miei genitori si sono lasciati! Cazzo, come posso fare lo stesso a Sofia? Io ti amo Claudio, ma amo anche mia figlia. E ho il dovere di renderla felice."
Claudio ora ride. Ride e una lacrima sfugge al suo controllo.
"Credi che tua figlia crescerà bene in una famiglia che è una farsa? Credi che crescerà bene con un padre infelice e una madre che lo odia per quello che le ha fatto? Credi che sarà orgogliosa di te quando saprà la verità? Quando saprà che il padre si nasconde perché si vergogna di essere gay? Perché si vergogna di amare un uomo? Perché tanto lo sappiamo entrambi che è questo il tuo problema Mario! Tu non la riesci ad accettare la tua omosessualità!" Claudio quelle parole le urla con rabbia, fuori di sé.

Non è vero, non è come pensi.

"Non è vero." Sussurra. Cercando di convincere più se stesso che lui. Abbassa lo sguardo. È seduto sul letto, stretto in se stesso. Claudio è lontano. È in piedi, lo guarda dall'alto. Ma poi si abbassa. Gli prende il viso tra le mani. Lo guarda con dolcezza. Ed è di nuovo il suo Claudio.
"Mario, ti prego. Resta con me! Supereremo tutto insieme. Puoi essere un buon padre senza per forza essere l'uomo di Alice. Tua figlia sarà fiera di te anche se sarai gay. Anche se starai con me." Ora è Claudio che lascia sfuggire le lacrime. Non riesce più a controllarle.

Che cosa ci siamo fatti Clà?

"Non posso distruggere la mia famiglia." Gli dice soltanto. Deciso. Guardandolo dritto negli occhi. Claudio lascia andare il suo viso. Va alla porta, la apre, ma prima di andare si ferma un attimo.
"Io ti amo Mario, e ti ho aspettato. Sono tre anni che ti aspetto. Anche se sto con altri che non significano un cazzo per me, io ti aspetto. Ma prima o poi mi stancherò di farlo. Prima o poi me ne andrò. E allora non mi troverai più. E te la sognerai un'altra notte come questa. Perché io non ci sarò più per te. Anzi, forse mi sono stancato già adesso."
Va via. Sbatte la porta dietro di sé.

Sei anni prima...

Claudio porge la busta con i soldi della serata a Mario. Hanno appena conteggiato. Mario si è mostrato freddo tutto il tempo. È in imbarazzo. Non sa cosa sia successo ieri sera e spera di aver sognato e basta. Ma è tutto troppo nitido per essere stato solo un sogno. Questo Mario lo sa bene.
"Ottimo lavoro, PR! Penso che ti chiamerò spesso." Esclama Claudio. Sono nel suo ufficio, nel retro dell'Urban.
"Ok, grazie! Ciao Claudio!" Gli dice semplicemente. Ha solo voglia di scappare via prima che...
"Ti ricordi qualcosa di ieri sera?" Chiede Claudio alle sue spalle.

Ecco appunto! Che cazzo gli dico?

"Io...si, no, insomma...non so se ciò che mi ricordo è reale." Gli dice Mario con voce tremante, voltandosi lentamente. Se lo ritrova davanti, a pochi centimetri di distanza.
"Ti ricordi che hai provato a baciarmi?" Gli chiede poi Claudio. E sembra quasi spaventato dalla risposta.

Che cosa vuoi che ti dica Claudio? Che da quando ti conosco non so più chi sono? Che sono attratto da te più di quanto lo sia stato da qualsiasi donna in tutta la mia vita?

"Ero ubriaco." Cerca di giustificarsi Mario.
"Ok." Risponde semplicemente l'altro. Mario fa per andarsene. Ma è quando è sulla porta che gli arriva ancora la sua voce.
"Sarebbe una cosa tanto assurda se scoprissi di essere attratto dagli uomini, Mario? Cioè tu...insomma...lo accetteresti? Perché vedi, anche a me è capitato di bere un po' troppo. Ma da ubriaco non ci ho mai provato con una donna. Quindi insomma, forse tu..."
Mario non gli permette di concludere la frase.
"Io non sono gay, Claudio." Gli dice deciso.
"Ok." L'altro sembra deluso, quasi arrabbiato. Gli rivolge un sorriso forzato.
"Ciao Clà!"
"Ciao Mario!"

Ma ci rivediamo presto, vero? Come si vive senza vedere i tuoi occhi? Sono gli occhi, il mio problema! I suoi occhi mi hanno fottuto il cervello! E ora non ne riesco più a fare a meno. I suoi occhi mi rimangono, dentro. Sono incastrati in me. Non mi lasciano più. Sono parte di me.

Quello Che RimaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora