A chi trova il coraggio di amare.
A chi lo cerca ogni giorno.
A chi crede che l'amore possa bastare.
A Claudio e Mario.


“Dalla stessa apertura da cui entra l’amore, s’intrufola la paura. Quel che ti voglio dire è che se sarai in grado di amare molto, soffrirai anche molto.”

("Il quaderno di Maya", Isabel Allende.)

Mario

I giorni passano. Tutti uguali. Alice va via la mattina per le prove e ritorna la sera. Mario si occupa di Sofia, fa la spesa, dorme, mangia, ma è tutto meccanico. Privo di significato, privo di logica. Senza Claudio non ha più il suo lavoro da PR, non ha la sua vita, non ha la sua felicità. È come se fosse tornato a tre anni prima, a quando si trasferì in quella città nuova e sconosciuta con Alice. Quando vedeva tutto passargli accanto. Quando niente riusciva a sfiorarlo, ad attraversarlo. Non riusciva più neppure a fare il lavoro che amava. Tutto ciò che amava, tutto ciò che faceva parte della sua vecchia vita a Verona, gli ricordava Claudio. E gli faceva del male. Così aveva trovato un lavoro che odiava in un negozio di abbigliamento. E aveva cominciato lentamente a sopravvivere. Una vita che sarebbe stata priva di tutto, se non gli avesse regalato la sua gioia più grande. Sofia era sempre stata il motivo per cui andava avanti, nonostante tutto. Ma adesso neppure in Sofia riesce a trovare un po' di conforto. Ha perso Claudio, di nuovo, e questa volta gli basterebbe un piccolo cenno, una scelta giusta e coraggiosa per riaverlo. Eppure continua a vivere in uno stato di apatia e frustrazione da settimane ormai. Una volta da qualche parte ha letto che dalla stessa apertura da cui entra l'amore si intrufola la paura. Ora crede che non ci sia niente di più vero. È tutto concentrato in lui, nel suo cuore, nella sua anima. L'amore viscerale e profondo che nutre per Claudio è il suo tesoro più prezioso e la sua paura più grande. È ciò che più lo spaventa, che gli toglie il respiro. È ciò che gli dà vita e ciò che lo uccide. E Mario ne ha paura, perché non ha mai amato tanto. Ne ha sempre avuto paura ma non ne ha mai potuto fare a meno.
Sente i passi di Alice nella stanza accanto, si risveglia dal torpore in cui era caduto sul suo letto, con Sofia tra le braccia. Solo ora si rende conto che la piccola si è svegliata ed è ferma tra le sue braccia ad osservarlo. E Mario ne è sicuro, quello che vede negli occhi di Sofia è amore per il suo papà. La stringe forte a sé, respirandone il profumo.
"Papà...sveglio?" Mario non può fare a meno di sorriderle con dolcezza.
"Sì amore. Papà si è svegliato e adesso ti prepara la pappa." La piccola batte le manine paffute contenta, mentre Alice entra nella stanza e accende la luce. Mario deve coprirsi gli occhi con una mano, per ripararli dall'impatto, dopo aver passato tante ore al buio.
"Ciao amore!" Alice si precipita con un sorriso a stringere Sofia tra le braccia, riempendola di baci. Poi si volta verso di lui. E Mario le rivede in volto quell'espressione. Negli ultimi giorni Alice non lo ha più guardato con rabbia. Se Mario dovesse definire ciò che la moglie prova in questo momento sarebbe preoccupazione. Alice sembra preoccupata per lui. Non gli ha più rivolto la parola da quel giorno. Ma ora lo fa.
"Mario, dovresti farti una doccia, uscire...non puoi continuare così." Mario si sorprende nel constatare che anche la sua voce nei suoi riguardi ha perso tutta la rabbia di qualche giorno fa. Sente solo preoccupazione e paura in quella frase appena sussurrata. Si limita ad alzare le spalle, non sapendo bene cosa risponderle.
"Senti...mi dispiace di essere stata dura con te. Ma insomma...non puoi continuare così. Sofia ha bisogno di te."
"Io ci sono sempre per lei. Mi sto occupando di lei, Alice." Risponde sulla difensiva. Perché Mario non smette mai di essere un bravo papà. Alice gli prende la mano stupendolo.
"Lo so. So che non le fai mancare nulla. Ma tu...sei comunque distante ora. Non giochi più con lei come prima. Mario, tu stai male e lei se ne accorge, lo sai." Gli dice con dolcezza. Mario abbassa lo sguardo, scuotendo la testa. Sa che Alice ha ragione.
"Lo so." Le risponde soltanto. E poi lei lo dice. Lo dice e Mario resta senza parole.
"Ti manca tanto vero?"
"Cosa?" Riesce soltanto a chiedere in risposta. Alice sorride appena.
"Claudio...Ti manca?" Mario sgrana gli occhi sorpreso, quasi spaventato. Ma è stanco di mentire.
"Sì." Sussurra soltanto, con voce tremante. Gli occhi di Alice diventano leggermente lucidi. Sembrano ghiaccio che si scioglie al sole. Ora sono caldi.
"Tu lo ami?" Gli chiede con voce incrinata. Ancora una volta Mario non può fare altro che dire la verità.
"Sì." Alice sorride amaramente.
"Avrei dovuto saperlo...anzi forse l'ho sempre saputo." Mario le stringe la mano.
"Amo anche te. Solo...di un amore diverso." Le dice. Ed è la verità. Alice è la persona che ha avuto accanto in tutti questi anni. Alice è la madre di sua figlia.
"E non voglio lasciarvi. Io voglio solo...voglio essere un papà perfetto per Sofia. Solo questo." Lei gli sorride, accarezzandogli con dolcezza una guancia.
"E io voglio solo che tu sia felice, Mario. Voglio che tutti noi siamo felici. Perché ce lo meritiamo." Gli dice, prima di uscire da quella stanza con Sofia tra le braccia. E Alice non lo sa, ma Mario grazie a lei ha appena capito. È vero, dalla stessa apertura da cui entra l'amore si intrufola la paura. Ma da lì ha ingresso anche la felicità. Se ami soffri, è vero. Ma se ami sei anche felice. E Mario non è più disposto a rinunciare alla sua felicità. Ora lo sa.

Tre anni prima...

Mario sente vibrare il cellulare in tasca. È appena arrivato all'ingresso dell'Urban. Sullo schermo campeggia il nome di Alice.
"Pronto Ali?"
"Dove sei?" L'altra è fredda, distante. Mario ha notato che ultimamente Alice è cambiata. Sembra perennemente arrabbiata.
"Sono all'Urban. Ho portato gli appunti per la prossima serata qui a Claudio. Devo parlargli delle mie idee e capire se è possibile la realizzazione e..."
"Quindi non torni per cena?" Gli chiede l'altra, mantenendo quel tono distante e freddo che ultimamente preoccupa Mario.
"No, mi dispiace. Ceno con Claudio. Oggi è il giorno di chiusura dell'Urban, ne approfittiamo per parlare dell'organizzazione della festa. Ma non torno tardi." Le dice distrattamente, mentre un fulmine riempie di mille colori il cielo. Una pioggia violenta si abbatte su Verona. Mario si precipita all'interno del locale, per evitare di bagnarsi.
"Ok, a dopo." Risponde Alice. Poi termina la chiamata, senza attendere risposta da parte di Mario, che solo ora presta attenzione a ciò che lo circonda. Il locale è chiuso, quindi le luci sono spente. Solo un piccolo tavolo è apparecchiato e illuminato dal chiarore di una candela al centro di esso. Claudio è in piedi di fronte a lui, con un sorriso enorme in volto.
"Sorpresa!" Esclama, indicando la tavola imbandita, visibilmente  soddisfatto. Mario non può fare a meno di scoppiare a ridere, avvicinandosi poi a lui e stringendolo forte. Respira il profumo di Claudio, con il viso affondato nell'incavo del suo collo. Il suo posto preferito al mondo.
"Come siamo romantici, Sona!" Gli sussurra all'orecchio, sorridendo compiaciuto e divertito, quando il viso dell'altro diventa leggermente rosso. Mario sa quanto per Claudio sia difficile lasciarsi andare a gesti o parole dolci. Eppure non ha mai dubitato del suo amore.
"Che c'è, ti imbarazzo?" Continua poi soddisfatto. Claudio alza gli occhi al cielo, spingendolo leggermente.
"Siediti e mangia senza tante storie PR!" Esclama. Mario questa volta si lascia andare a una risata, prendendo posto e addentando una tartina. Mangiano in silenzio, i volti illuminati da quella luce fioca che, Mario non può fare a meno di notarlo, rende Claudio ancora più bello, con gli occhi che si incontrano e sorridono di tanto in tanto. E Mario ancora dopo tanto tempo non si riesce a spiegare come sia possibile che anche il silenzio con Claudio acquisti un valore speciale. Anche il silenzio è bello, privo di imbarazzo, carico di amore. È Mario a interromperlo a malincuore, quando gli torna in mente la telefonata di poco prima.
"Clà, sai credo che...credo che Alice sospetti qualcosa." Claudio alza gli occhi dal piatto e punta quei due fari verdi e stupiti su di lui.
"Cosa te lo fa pensare?"
"Beh non lo so di preciso. Ma ultimamente è strana. Fredda, distaccata, come se sapesse." Precisa Mario.
"Ok, ma tanto tu ormai hai intenzione di dirglielo no?" Gli chiede l'altro con un po' di preoccupazione. Poi abbassa lo sguardo, deluso, quando non arriva alcuna risposta da Mario.
"Certo, a meno che tu non abbia cambiato idea, è chiaro." Continua, un filo di rabbia nella voce. Mario abbandona il suo posto e si siede sulle sue gambe, stringendolo forte a sé per tranquillizzarlo.
"Non ho cambiato idea Clà...solo non voglio che lo scopra così. Voglio essere io a dirglielo." Gli dice deciso, guadagnandosi un sorriso da parte dell'altro.
"Allora devi dirglielo presto, così poi potrò finalmente averti tutto per me." Gli sussurra Claudio, baciandogli lentamente il collo e portando le mani sotto la sua maglietta, facendolo rabbrividire.
"Vuoi il dolce?" Continua poi, tra un bacio e l'altro.
"Magari dopo." Gli risponde Mario in un sospiro, con le labbra già poggiate su quelle dell'altro, prima di baciarlo con foga. E Mario non lo sa, mentre bacia Claudio con il rumore del temporale in sottofondo e i loro respiri che si confondono con il suono della pioggia che cade violenta. Ma quella serata perfetta sta per diventare la più brutta della sua vita. Quella che gli porterà via Claudio per tre anni.

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