6

3.1K 248 10
                                    

"Ricomincia nella notte
Questa storia troppe volte
Mi ha tirato botte
Colpi bassi mentre vivo
Che mi tolgono il respiro
E mi danno la certezza che mi ostinerò a mancarti senza raddrizzare il tiro."

Claudio

Claudio è tornato da poco a casa. La serata è stata massacrante. Gli occhi gli bruciano per la stanchezza, ma soprattutto per le lacrime che non ne vogliono sapere di stare al loro posto e minacciano di scorrere da un momento all'altro. Mario è stato presente fino a fine serata. È stato accanto a Valentina. E a Claudio è sembrato di vederla finalmente di nuovo felice come non lo era da tre anni a questa parte. Nonostante tutto quindi è contento che Mario sia tornato, che abbia fatto questa sorpresa alla sua migliore amica. Valentina meritava di averlo al suo trentesimo compleanno.
Per tutta la sera però si è sentito a disagio. Per tutta la sera lo sguardo di Mario è stato fisso su di lui, facendogli bruciare la pelle fin dentro le ossa. Non lo ha lasciato respirare neppure per un secondo, quei due fari neri lo hanno accompagnato in ogni suo più piccolo movimento, in ogni parola scambiata con Marco. Lo hanno fulminato quando Marco gli ha dato una semplice carezza o gli ha baciato dolcemente la guancia. Si è sentito tanto a disagio da scostarsi dal suo fidanzato con un sorriso forzato.
"Che hai?" Gli ha chiesto allora Marco sorpreso. Si è accorto che qualcosa non andava. Ma non poteva capire. Marco non sa di Mario. Claudio non ne parla. Con nessuno. L'unica con cui è riuscito a farlo è Valentina. Per il resto no. Mario è suo. È il suo segreto. È ciò che di più puro e sincero, che di più vero, abbia vissuto in tutta la sua vita. Nessuno deve sapere di lui. Nessuno deve sporcare ciò che sono stati. Per questo alla domanda di Marco Claudio ha risposto semplicemente scrollando le spalle.
"Sono solo un po' stanco." Gli ha sussurrato poi, con un sorriso.

Cosa ne sai tu Marco, di tutto quello che ho in testa? Cosa ne puoi sapere del perché non ho voluto fare l'amore con te quando siamo tornati a casa qualche ora fa? Ti ho detto che ero stanco. Ma cosa avrei potuto dirti? Che non voglio perché mi sento ancora i suoi occhi addosso? Che non voglio perché ho sentito di nuovo il suo profumo? Che non voglio perché mi ha detto che stanotte resterà a Verona? Che non voglio perché io lo so, sono consapevole che io stanotte andrò da lui? Non sono mai riuscito a resistergli, a rifiutarlo. Mai. Non credo che avrò la forza di farlo stanotte. Non dopo tutti questi anni passati senza poter accarezzare la sua pelle, senza averlo, solo mio. Mio e di nessun altro. Ti odio Mario. Ti odio per ciò che riesci a farmi fare, a farmi diventare. Ti odio tanto quanto ti amo.

Sono ormai le cinque del mattino quando Claudio digita quel messaggio.
"Dove sei?"
La risposta arriva immediata. E Claudio non può fare a meno di sorridere. Perché se lo immagina Mario, rannicchiato in quel letto bianco troppo grande per lui, troppo solo, con il telefono tra le mani, a sperare in un suo messaggio.
"Garden Hotel, stanza 26."

Ventisei come il giorno in cui si sono conosciuti. Ventisei come gli anni che avevano quando hanno provato ad amarsi contro tutto e tutti.

Claudio si alza lentamente, sposta il braccio di Marco steso su di lui. Si veste.
"Dove vai?" Gli chiede il ragazzo, con voce impastata dal sonno.
"Ci sono stati dei problemi al locale, niente di grave, ma devo controllare delle cose. Tu dormi."
Claudio esce da quella casa. E si sente sporco. Ma si sente anche bene, tremendamente vivo. Mario lo rende vivo. Da sempre.

"Quante volte avremmo detto con fermezza che tra noi era finita
Da domani ricomincia un'altra vita
Tranne poi tornare dove siamo stati sempre certi di trovarci
Siamo sempre stati forti
A lasciarci negli abbracci
A proteggerci dai sassi
A difenderci dagli altri
A lasciarci i nostri spazi
A toccare con un dito questo cielo che spalanca l'infinito
Quante volte ci ha deluso
E quante volte ci ha sorriso."

È felice mentre bussa alla porta della sua stanza. È felice quando Mario gli apre. Ed è felice quando rivede quel sorriso che gli era mancato come l'aria.

"Sapevo che saresti venuto Clà."

Chissà se un giorno riuscirò a fare a meno di te Mario Serpa.

"Dai, entra."
Claudio è ancora in tempo per scappare via. Non lo fa. Entra in quella stanza. E permette a Mario di rientrare nella sua vita.

Sei anni prima...

Mario sta entrando in punta di piedi nella sua vita e nei suoi pensieri. Prepotentemente in punta di piedi.
"Ciao PR! Facciamo colazione insieme?" Lo accoglie così Claudio la mattina successiva a quei messaggi. Felice. Senza neppure sapere perché.
"Ciao Clà..." Gli risponde Mario assonnato.

Clà...mi ha chiamato Clà...come se mi conoscesse da sempre.

Claudio capisce che si è appena alzato dal letto e probabilmente non ha avuto neppure il tempo di pettinare i capelli, che gli vanno in tutte le direzioni. Cerca di aggiustarli maldestramente con le mani, ma con scarsi risultati. Sbadiglia rumorosamente. Claudio si ritrova a pensare che sia ancora più bello di prima mattina. Poi si maledice per quel pensiero. Ma sorride guardandolo. Non ne sa fare a meno.
"Smettila di fissarmi!" Lo rimprovera Mario. Ormai sembra essere la sua frase preferita.

Non è colpa mia se sei bello da far male.

Claudio ride.
"Mi spieghi come faccio a non fissarti? Ti sei appena alzato dal letto, potevi venire in pigiama a questo punto. Te la sei almeno lavata la faccia?"
Mario lo fulmina con lo sguardo. Claudio ride di più.
"Io la mattina non sono come te che stai a mille. Ho bisogno di un'ora e tre caffè per attivarmi." Gli dice scocciato, sedendosi poi al tavolo che Claudio ha preparato per loro con la colazione. Mario sembra stupito di quel gesto. Claudio gli si avvicina, mentre lui continua a cercare di dare una forma a quel ciuffo di capelli corvini che sembra avere vita propria. Gli si siede accanto, poi gli sposta dolcemente un ciuffetto che gli è finito davanti agli occhi.

Niente, mi sto rincoglionendo del tutto.

"Credi che quel ciuffetto ti dia un po' più di intelletto?" Gli chiede poi, continuando a ridere. E Mario gli sorride. Per la prima volta gli sembra di vederlo davvero, senza difese davanti a lui. Senza paura. Poi sbadiglia di nuovo. Le dita di Claudio scendono dai capelli alla fronte. Poi più giù, delineano il profilo perfetto di Mario, arrivando fino alla bocca. La accarezza dolcemente con il pollice. Dura pochi secondi. Perché poi Claudio alza gli occhi e incontra quelli di Mario. E la vede di nuovo nel suo sguardo. La paura. Così stacca a malincuore le dita da quel volto perfetto.
"Dai, mangia PR. Così poi parliamo della serata." Gli dice, cercando di non far trasparire quanto un semplice contatto con lui, con i suoi occhi, lo sconvolga.
Mario gli sorride. Di nuovo. E Claudio muore un po' di più per la curva perfetta di quelle labbra che vorrebbe tanto baciare.
"C'è la spremuta!" Esclama Mario contento, indicando la caraffa con la spremuta d'arancia sul tavolo. Claudio gliene versa un bicchiere.
"Ti piace?" Gli chiede poi con dolcezza.
Mario annuisce mentre beve con avidità. E Claudio la odia la spremuta. Eppure chissà perché oggi l'ha messa su questo tavolo. Come se sapesse che Mario la adora.

"Come se ti avessi sempre conosciuto
Ma la meraviglia è che ti ho incontrato."

Quello Che RimaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora