Capitolo 19

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«Mi dispiace! Sono stato uno stupido!» esclamò Paolo, non appena entrò in casa di Mattia. Quest'ultimo fu davvero sorpreso della visita dell'amico, che non vedeva da molti giorni. Ormai i lavori procedevano spediti e gli operai avevano quasi terminato la ristrutturazione. Dall'incidente erano passati quasi dieci giorni, in cui Mattia e Paolo non si erano parlati.

«Ma no... non preoccuparti» disse Mattia, sforzandosi di sorridere. Paolo notò il suo sforzo e se ne rattristò.

«Mattia, mi dispiace davvero tanto. Ho reagito in maniera inopportuna. Non dovevo dirti quelle cose, ho sbagliato e spero che potrai perdonarmi» disse Paolo, guardando Mattia dritto nei suoi occhi verdi. Mattia annuì sorridendo e Paolo gli restituì lo stesso sorriso.

«Adesso siediti Paolo, non vorrai rimanere in piedi per tutto il tempo» Mattia ridacchiò di gusto, mentre indicava il divano a Paolo, mentre lui si sedeva sulla sedia di fronte a lui. Paolo, mantenendo il suo solito sorriso, si accomodò sul divano. Si guardò in giro e scorse delle differenze dall'ultima volta che era lì: due cravatte erano poggiate distrattamente sulla sedia e, appesa sull'attaccapanni, c'era una giacca chiara elegante, che non aveva mai visto indosso al suo amico.

«E' di Lorenzo...» esordì Mattia, il quale aveva notato le occhiate di Paolo per tutta la stanza. «Viviamo insieme adesso» disse Mattia, sorridendo allegramente.

«Come?» Paolo rimase sorpreso dalla rivelazione che Mattia gli fece. «Ma non era sposato?»

«Si, formalmente lo è ancora. Ha lasciato sua moglie qualche settimana fa e, non sapendo dove andare, gli ho chiesto di trasferirsi da me» spiegò Mattia, strofinando nervosamente i palmi delle mani sul tessuto ruvido dei jeans chiari, che indossava.

«Ah capisco. Quindi state insieme...» Paolo abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello di Mattia.

«Si, Paolo. Lui mi ama. Me lo ha detto ed io gli credo».

«Non lo so...» Paolo sospirò e, sollevando la mano con un gesto rapido, la posò sulla fronte, scuotendo la testa. «Lui non è gay, non sa cosa vuol dire esserlo, tutte le difficoltà che comporta una relazione fra uomini, per non parlare dei pregiudizi...» Paolo lasciò cadere pesantemente la mano sul ginocchio e sollevò lo sguardo, posandolo sul volto serio di Mattia. «Se dovesse stufarsi e ti lasciasse, non voglio vederti ferito».

«Avrebbe potuto mentirmi. Avrebbe potuto dirmi che avrebbe lasciato la moglie e intanto venire a letto con me, per poi fregarsene e lasciarmi. Avrebbe potuto avermi fin da subito senza alcuna garanzia, perchè sapeva che ero innamorato di lui, ma...» Mattia strinse entrambe le mani in un pugno, tanta era la tensione che provava. «Ma non l'ha fatto. Ha voluto essere sincero, per poter essere libero di amare me. Ha già preso accordi con un avvocato divorzista... cos'altro potrei fare se non continuare ad amarlo sempre più?»

Paolo non riuscì a controbattere a ciò che Mattia gli aveva detto. Sorrise lievemente e si sporse verso l'amico. Gli afferrò una mano e l'accarezzò piano. «Allora vi auguro di essere felici davvero».

Mattia sorrise ed annuì silenzioso. In quel momento Lorenzo aprì la porta di casa e si sorprese della visita di Paolo.

«Lore ti ricordi di Paolo?» disse Mattia sorridendo, mentre Lorenzo richiudeva la porta dietro di sé.

«Si, certo. Come stai Paolo?» Lorenzo posò la borsa da lavoro sul tavolo e andò incontro a Paolo, porgendogli la mano destra, che Paolo subito strinse.

«Bene, ti ringrazio» rispose Paolo, alzandosi dal divano. «Bene, vi lascio adesso. Ci vediamo tra due giorni per la riapertura Mattia?».

Mattia annuì e Paolo non perse l'occasione di ringraziare Lorenzo, per quello che aveva fatto per il loro locale. «Ripagherò il mio debito, Lorenzo. Non appena inizieremo a guadagnare di nuovo, riuscirò a ripagarti della somma che hai speso per la ristrutturazione».

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