Capitolo 26

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Quando Mattia entrò nella stanza di Lorenzo, dopo che i suoi colleghi di lavoro furono andati via tutti, era quasi tramontato il sole. I raggi arancioni del sole filtravano attraverso la tenda bianca, che tentava di oscurare la finestra. Le voci degli altri pazienti e dei visitatori rimbombavano per tutto il corridoio, giungendo fino ai due ragazzi.

Lorenzo era stato trasferito dopo due giorni dall'intervento in una stanza comune. Era stato visitato più volte dai medici, che non avevano trovato alcuna complicanza. Ci sarebbe voluto del tempo prima che si rimettesse completamente, ma i medici avevano detto che era ormai fuori pericolo. Mattia restò sulla porta, in piedi ed in silenzio. Guardava il volto pallido di Lorenzo, illuminato dai forti e scuri raggi solari. Aveva ancora la flebo al braccio sinistro, ma nessun'altro macchinario era attaccato al suo cuore. Era seduto sul letto, appoggiandosi completamente ai cuscini posizionati dietro la sua schiena. Le gambe erano coperte da un lenzuolo bianco, che non si differenziava dalle pareti anonime della stanza. Qualche cesto di fiori era appoggiato sul comodino e sul davanzale della finestra. Dei bigliettini, con gli auguri di una pronta guarigione, spuntavano tra i petali colorati dei fiori. Girovagò con gli occhi per tutta la stanza, poi incontrò nuovamente gli occhi nocciola di Lorenzo, il quale tese una mano in attesa che Mattia si avvicinasse a lui.

Il ragazzo, non riuscì a resistere, tese anch'egli la mano verso Lorenzo ed avvicinandosi sempre più al suo letto, gliela strinse forte. Portò la mano di Lorenzo al viso e la baciò più volte, mentre piano s'inginocchiava davanti a lui.

«Lore...» bisbigliò Mattia, mentre i singhiozzi, di un pianto che aveva cercato di reprimere, gli impedivano di parlare. Lorenzo posò l'altra mano sul suo capo e, facendo attenzione, si sporse verso di lui e lo baciò sui capelli.

«Sto bene, Mattia» disse Lorenzo, con la voce rauca.

«Mi dispiace tanto. E' tutta colpa mia!» disse Mattia, sollevando lo sguardo sul volto stanco di Lorenzo. «Tu mi hai protetto e mi hai salvato. Non so nemmeno se un grazie basti...».

Lorenzo ridacchiò piano, divertito da ciò che Mattia gli stava dicendo. «Non c'è bisogno che mi ringrazi» disse lui, quasi bisbigliando. «Quando eravamo ragazzi non ho potuto proteggerti. Sono contento di esserci riuscito adesso. Sono contento che tu stia bene» disse accarezzando lentamente il capo del ragazzo.

Mattia si sedette sul letto accanto a Lorenzo. Ancora gli stringeva la mano, mentre le sue tremavano lievemente. «Ho avuto paura. Tanta paura, Lore».

«Lo so...» disse Lorenzo, guardandolo negli occhi.

«Ti ho completamente stravolto la vita. Ho permesso che i miei guai e i miei problemi ti facessero del male e questo non riesco a perdonarmelo» disse Mattia, abbassando lo sguardo sulle loro mani giunte.

Il sole era ormai tramontato alle loro spalle, lasciando il posto al buio della sera. Le prime stelle iniziavano a spuntare nel cielo ed una brezza leggera si alzò improvvisamente.

«Cosa dici Mattia? Non è vero. Non è colpa tua, smettila di dire queste cose» la voce di Lorenzo si alterò lievemente nel parlare a Mattia.

«Non posso smetterla semplicemente. Ti hanno quasi ucciso per colpa mia...»

«Mattia, guardami!» disse Lorenzo, posando una mano sul mento del ragazzo e costringendolo a guardarlo negli occhi. «Io sto bene adesso. Sono forte ed ho scelto io questa vita assieme a te».

«Dovrei solo farmi da parte Lorenzo» disse Mattia, guardando negli occhi il ragazzo, che via via diventava sempre più pallido.

«Che cosa stai dicendo?»

«Sto dicendo che dovrei lasciarti. Così potresti vivere una vita normale, al sicuro. Senza nessun rischio per la tua vita. Senza problemi...» Mattia s'interruppe qualche istante. Ansimava nel parlare a Lorenzo, che perplesso lo stava a guardare. «Ma credo di essere diventato egoista. La verità è che ti amo troppo per lasciarti andare. Vorrei restare con te per sempre. Vorrei svegliarmi tutte le mattine con te accanto, che mi sorridi e mi accarezzi. Vorrei tornare la sera, stanco dal lavoro e abbracciarti. Vorrei sentire com'è andata la tua giornata, mentre sorridendo penso alla mia. Vorrei cenare con te al locale, vorrei passeggiare con te per le vie della città, mano nella mano, fregandomene di tutti...» Lorenzo interruppe il discorso di Mattia e, sporgendosi verso il ragazzo, lo baciò sulle labbra. Un bacio dolce e pieno d'amore, che Lorenzo sperò con tutto il cuore di trasmettere a Mattia.

«Ti amo, Mattia. Ti amo da più di dieci anni. Da quando quel giorno dopo la scuola abbiamo parlato, da quando ti ho sentito cantare in riva al mare quella splendida canzone, ti amo da quando mi ha baciato la prima volta al mio compleanno. Non lo capivo all'epoca. Ero troppo stupido e concentrato sullo studio. Pensavo che la nostra fosse una semplice amicizia, ma quando sei andato via, il mio cuore si è spezzato, ma egoisticamente ti ho lasciato andare. Avrei dovuto lottare per te, ma avevo paura di quello che provavo realmente» Lorenzo tirò a sé Mattia e lo abbracciò forte. Il ragazzo posò il capo sul suo petto e gioì nel sentire il suo cuore battere forte. Mattia si aggrappò alle braccia di Lorenzo. Socchiuse gli occhi e ripensò a ciò che si erano detti. Avevano finalmente confessato ciò che realmente provavano l'uno per l'altro.

Fuori dalla porta, in quel momento, il padre di Lorenzo era rimasto nel corridoio. Aveva sul braccio destro il suo cappotto nero sportivo. Aveva ascolto ogni parola che i due ragazzi si erano detti. Con lui, anche la signora Maria aveva ascoltato ciò che suo figlio davvero provava per Mattia.

Suo padre scosse la testa e si voltò, dando le spalle alla donna. Camminò verso la fine del corridoio, ma fu raggiunto subito da sua moglie.

«Perchè vai via?» le chiese, afferrandogli un braccio.

«Perchè non riconosco più nostro figlio. Era molto più saggio, più assennato una volta. Adesso è solo un ragazzino innamorato della persona sbagliata» disse lui stizzito.

«L'amore non è mai ragionevole e nostro figlio è innamorato sul serio. Te ne sarai accorto...».

«Ho sentito!» disse lui, gridando seccato. «Ho sentito chiaramente!».

«Allora avrai capito che non puoi fare nulla» disse la signora, accarezzando piano la spalla del marito adirato.

«Non riesco...» disse lui, dopo un sospiro.

«Cosa?»

«Non riesco ad accettarlo» scosse la testa e si sedette sulla prima sedia vicina. Sua moglie ne imitò i gesti, sedendosi accanto a lui. «Non può essere vero...».

«Invece lo è...» disse lei, mantenendo la calma.

«Mi sarei aspettato che dopo quello che è successo, Lorenzo lo avrebbe allontanato. Ha rischiato la vita per lui» disse l'uomo, sfregando nervosamente i palmi delle mani sulle ginocchia.

«Appunto per questo capirai che il loro è un amore vero» disse la donna, poggiando la guancia contro la spalla del marito.

In quel momento, Mattia attraversò il corridoio, diretto verso l'uscita dell'ospedale. Salutò, sorridendo lievemente, entrambi i genitori di Lorenzo. L'uomo, però, alzandosi di scatto, andò via senza salutarlo. Percorse il corridoio per intero e uscì dall'ospedale.

«Gli passerà, vedrai...» disse la madre di Lorenzo, alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi a Mattia, che intanto aveva assunto un'espressione triste.

«Mi dispiace...» disse soltanto.

«Non preoccuparti...» disse lei, ed insieme si avviarono verso l'uscita dell'edificio. «Sarò sincera: è difficile accettare che il tuo unico figlio maschio sia innamorato di un altro maschio. E' naturale direi che suo padre si preoccupi per lui».

«Posso capirlo...» disse Mattia, camminando a fianco della signora Maria.

«Forse i tuoi genitori hanno accettato che tu fossi gay, perchè magari l'hanno sempre saputo. Ma noi l'abbiamo saputo all'improvviso e nostro figlio era sposato con Luisa. Quindi per noi è stato uno shock» sorrise lievemente. «Ma dopo quello che è successo, dopo aver saputo che lui ti ha protetto pur di salvarti la vita e dopo quello che vi siete detti oggi, non ho dubbi che vi amiate davvero».

«Ci avete sentiti?» Mattia arrossì violentemente.

«Scusaci, ma non l'abbiamo fatto apposta» ridacchiò allegra la donna. «Ad ogni modo...» disse, mentre ormai avevano superato la porta automatica ed erano all'esterno dell'ospedale. «So che ti prenderai cura di Lorenzo e che lo amerai».

«Si...» disse Mattia, sorridendo dolcemente alla madre di Lorenzo. «Lo amo con tutto il mio cuore».

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