Capitolo 7

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Mattia deglutì forzatamente il nodo che gli si era formato in gola, mentre Lorenzo gli teneva saldamente il braccio. Il freddo silenzioso della notte li invadeva completamente, facendoli rabbrividire. Mattia non riuscì a reggere lo sguardo di Lorenzo, che insistente, strinse ancor più forte la sua presa sul braccio del ragazzo.

«Di che stai parlando?» chiese Mattia quasi bisbigliando, continuando a mantenere il suo sguardo basso.

«Sei scappato dopo che hai detto quella stronzata di amarmi. Sei scappato e non hai lasciato che io ti rispondessi. Anzi!» Lorenzo scosse violentemente il braccio di Mattia, il quale sollevò lo sguardo puntandolo dritto in quelli rabbiosi e tristi di Lorenzo. «Hai deciso tutto da solo che non dovevamo più sentirci perché dovevi dimenticarmi!»

«Non era una stronzata! Mi ero innamorato di te davvero!» disse Mattia stringendo i pugni e cercando di divincolarsi dalla stretta di Lorenzo.

«Allora perché non mi hai lasciato rispondere?!» urlò Lorenzo, attirando verso di se Mattia.

«Perché non volevo sentire un rifiuto da te! Non lo avrei sopportato!»

«Come fai ad essere sicuro che sarebbe stato un rifiuto?!» urlò ancora Lorenzo e Mattia, sentendo le sue parole, bloccò ogni movimento e guardò il ragazzo negli occhi.

In quel momento, la porta delle cucine si aprì ed un ragazzo dai capelli neri cortissimi fece il suo ingresso nella sala. Camminò velocemente fra i tavoli non apparecchiati, raggiungendoci in pochissimo tempo. Mattia si divincolò, riuscendo a liberarsi dalla presa. Il ragazzo, perplesso, alternò lo sguardo tra Lorenzo e Mattia. «Che succede? Ho sentito urlare dalla cucina» disse poi, alla volta di Mattia.

«Nulla, non succede nulla. Il signore...» Mattia indicò Lorenzo, ma non seppe continuare la sua spiegazione.

«Ho perso il portafoglio e volevo che me lo cercasse» spiegò Lorenzo al ragazzo, che però era sempre più dubbioso.

«Vi aiuto a cercarlo?» si propose il ragazzo, guardandosi già attorno.

Mattia lo fermò. «Non preoccuparti, ci penso io. E' già tardi, meglio che vai a casa. Ci vediamo domani, Paolo» Mattia abbozzò un sorriso poco convinto. Paolo annuì, ma continuava ad alternare lo sguardo fra i due. Dubbioso s'infilò il giubbotto e salutando con un cenno uscì dal ristorante. Mattia invitò Lorenzo ad entrare e a sedersi su di uno sgabello al bar. Lorenzo tolse il cappotto elegante e la sciarpa rossa, posandoli su di un tavolo vicino, poi si sedette sullo sgabello al bancone.

«Vuoi qualcosa da bere?» chiese Mattia a Lorenzo, posando entrambi i palmi sulla superficie bianca e fredda del bancone. Lorenzo scosse la testa, silenzioso, preferendo guardare il bancone, piuttosto che Mattia.

«Io ho davvero bisogno di qualcosa...» disse Mattia, prendendo un bicchierino e versandoci un po' di vodka all'interno. Lo portò alle labbra e lo bevve in un sorso solo. Sospirò pesantemente ed appoggiò il bicchierino sul bancone.

«Chi è? Il tuo fidanzato?» fu Lorenzo a rompere il breve silenzio che si era creato fra loro. Mattia ridacchiò nervoso e scosse la testa lentamente.

«E' il mio socio. Mi ha aiutato ad aprire questo ristorante due anni fa. Lui fa il cuoco ed io mi occupo della sala» sorrise lievemente.

Lorenzo ne guardò i lineamenti. Era cresciuto dall'ultima volta che l'aveva visto. Lo trovava più maturo, più affascinante. I suoi occhi vispi da ragazzino, avevano lasciato il posto a due occhi più consapevoli, ma che non avevano perso quell'allegria e vivacità che li rendevano unici. Osservò il suo fisico asciutto, più alto, ma più basso di Lorenzo di poco.

«Non mi aspettavo di rivederti ancora, Lorenzo. Sono contento che stai bene» disse poco dopo Mattia, camminando oltre il balcone e sedendosi accanto a Lorenzo.

«Perché non mi hai più chiamato? Non mi hai mandato nemmeno un messaggio...» Mattia sospirò e, sollevando la mano destra, si grattò la nuca. «Ti ho mandato tanti di quei messaggi, chiedendoti come stavi, come te la passavi...» continuò a dire Lorenzo con un tono di voce che man mano cresceva ad ogni parola che diceva. «Ma tu non mi hai mai risposto».

«Hai ragione, scusami».

«Tutto qui? Non hai altro da dire? Perché non ti sei fatto sentire?» incalzò ancora Lorenzo.

«Te l'ho detto! Dovevo dimenticare quello che provavo per te. Ero un ragazzino spaventato» Mattia distolse lo sguardo, posandolo dapprima sulla superficie del bancone, poi guardando le bottiglie ordinate sulla mensola dietro al bancone. «Tu sei stato il primo di cui mi sia innamorato davvero e questo sentimento non sapevo come gestirlo. Non ti ho mai detto niente, fino a quando mi sono trasferito».

Lorenzo riprese a guardare Mattia. Ne guardò il profilo, più adulto del ragazzino nei suoi ricordi. Gli occhi di Mattia divennero tristi all'improvviso. Ricordò come si sentì quando confessò i suoi sentimenti e quanta sofferenza aveva provato nel provare a dimenticare il suo primo amore.

«I tuoi messaggi li ho letti. Tutti. Li ho imparati a memoria» Mattia ridacchiò nervosamente ed i suoi occhi divennero sempre più lucidi. «Avrei voluto risponderti. Avrei voluto raggiungerti, ma ti amavo così tanto che non sarei stato più capace di tornare indietro e dimenticarti» una lacrima rigò la guancia di Mattia, mentre con la manica del maglione pesante che indossava l'asciugava.

Lorenzo, con un gesto istintivo, allargò le braccia e sporgendosi verso Mattia, lo attirò a sé in un abbraccio. Mattia sorpreso, posò entrambi i palmi delle mani sul petto di Lorenzo. Lo tenne talmente stretto a sé che Mattia poteva sentirne il battito frenetico del cuore del ragazzo. Restarono in silenzio, abbracciati, persi nei loro ricordi.

«Non so se anch'io fossi innamorato di te» disse Lorenzo, allentando l'abbraccio e guardando Mattia negli occhi. «Ma stare senza di te è stato dolorosamente insopportabile» Mattia sgranò gli occhi e le sue guance si tinsero di un lieve rossore. Lorenzo attirò ancora una volta a sé Mattia e, posandogli una mano sulla nuca, lo baciò sulle labbra. Fu un bacio breve il loro. Mattia spinse via Lorenzo da sé. Lo guardò furiosamente e, alzandosi dallo sgabello, camminò verso uno dei tavoli, sul quale sbatté violentemente i pugni.

«Cosa diavolo fai?!» disse Mattia, voltandosi verso Lorenzo, il quale lo aveva subito raggiunto.

«Ti ho baciato».

«Questo lo so, ma perché?!»

«Mi andava di baciarti e l'ho fatto» disse Lorenzo, schietto come sempre. Mattia scosse la testa.

«Per favore, adesso vattene...» Mattia andò verso la porta e, senza indugio, la spalancò, indicando a Lorenzo la strada all'esterno. Lorenzo s'infilò il cappotto e la sciarpa e raggiunse Mattia alla porta. «Voglio vederti ancora» sussurrò all'orecchio di Mattia sporgendosi verso di lui.

«Vai a casa da tua moglie!» quasi ringhiò Mattia, abbassando poi lo sguardo. Lorenzo restò a guardarlo silenzioso per qualche attimo, poi uscì in strada, dove il freddo della notte lo avvolse completamente. Mattia chiuse la porta e restò a guardare la strada, fino a che Lorenzo scomparve nel buio della notte.

Quasi barcollando si sedette sulla prima sedia vicina. Poggiò entrambi i gomiti sul tavolo dinanzi a lui, cercando di calmare il proprio cuore, che non la smetteva di battere velocemente. Toccò con l'indice le labbra, baciate poco prima da Lorenzo ed ancora le sentiva formicolare e pulsare. Arrossì violentemente. Tutti i sentimenti che aveva cercato di sopprimere, stavano venendo a galla prepotentemente.

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