Capitolo 24

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Ciò che il dottore aveva detto lasciò tutti i presenti sconvolti. Il chirurgo sparì, poi, dietro le porte che celavano la sala operatoria. Mattia sembrò non reggersi più in piedi e si sedette sulla prima sedia vicina. Luisa scoppiò a piangere fra le braccia di suo padre, consolata da sua madre, che le accarezzava il capo dolcemente. Mattia si sporse in avanti e, poggiando i gomiti sulle ginocchia, poggiò la fronte sui palmi delle mani aperte. Scosse la testa più volte, desiderando di poter essere al posto di Lorenzo in quell'istante. Se Lorenzo sarebbe morto la sua vita non contava più nulla. Non aveva senso vivere senza di lui, senza il suo sorriso, senza sentire la sua voce. Non poteva essere vero, si ripeteva. Doveva essere un incubo, un maledetto brutto sogno dal quale non riusciva a svegliarsi.

Luisa lasciò le braccia di suo padre e si scagliò come una furia su Mattia. Gli afferrò i capelli e glieli tirò, fino a fargli male.

«E' colpa tua! E' solo colpa tua!» gridò Luisa. Le sue parole, piene di odio per Mattia, riecheggiarono per la sala d'attesa deserta.

Mattia e Luisa si guardarono per qualche istante. Avevano entrambi gli occhi rossi dal pianto ed il viso alterato dal dolore che provavano. Non c'erano parole che si potessero dire in quel momento, ma ognuno dei due comprese il dolore dell'altro. Luisa vide negli occhi verdi e tristi di Mattia affiorare gli enormi sensi di colpa che provava. Capì, forse in quel momento, che quel ragazzo stava soffrendo come lei e forse anche più di lei.

Mattia le afferrò la mano, con la quale Luisa stringeva ancora i suoi capelli, cercando di allontanarla.

«Non toccarmi!» disse Luisa, scacciando in malo modo la mano di Mattia, che ricadde come senza vita sul ginocchio. «Non ti perdonerò mai» sibilò ancora una volta a Mattia, per poi rimettersi seduta sulla sedia opposta, accanto ai suoi genitori.

Nessuno dei presenti nella sala d'attesa disse una parola. Mattia, a testa bassa, guardava e riguardava il sangue di Lorenzo ancora presente sui suoi vestiti. I suoi occhi erano rossi e gonfi. Ormai aveva pianto tutte le sue lacrime e non poteva far altro che aspettare.

Dopo quasi un'ora e mezza la porta della sala d'attesa si aprì e i genitori di Lorenzo fecero il loro ingresso nella stanza. Luisa si alzò di scatto ed abbracciò la madre di Lorenzo, che le venne incontro. La donna l'aggiornò su ciò che era successo e le riferì le parole incerte del dottore, che in quel momento stava operando Lorenzo.

Entrambi i genitori si voltarono verso Mattia, che si era alzato dalla sedia e li guardava a testa bassa. Il padre di Lorenzo, un uomo sulla sessantina alto e dall'aspetto severo, lo guardò freddamente, tanto da far sentire Mattia così piccolo ed insignificante. La madre di Lorenzo, invece, si avvicinò a Mattia. Lorenzo le assomigliava tanto, pensò Mattia. Aveva i suoi stessi occhi nocciola e la stessa forma del viso, contornato dai capelli castani, raccolti in uno chignon.

«Ciao Mattia. Stai bene? Sei ferito?» chiese la donna, non appena si fu avvicinata a Mattia.

«Si, signora. Sto bene» rispose lui, abbassando subito lo sguardo, non riuscendo a reggere quello della donna di fronte a lui.

«Mio figlio ti ha protetto, vero?» disse lei, con gli occhi lucidi e colmi di lacrime, pronte a sgorgare da un momento all'altro.

«Si. Lui mi ha protetto...» disse Mattia, guardandola finalmente negli occhi. «Ha salvato la mia stupida vita».

«Non dire così, Mattia. Ha voluto salvarti, perchè, per lui, la tua vita è più importante della sua» le lacrime iniziarono a rigare le guance della donna, che con affetto parlava al ragazzo. «L'ho capito da come mi ha parlato di te al telefono. Lui ci tiene davvero a te, Mattia».

Mattia sgranò gli occhi per le parole d'affetto che la madre di Lorenzo gli stava dicendo. Si sorprese e pianse assieme a lei.

«Mi dispiace, signora!» disse Mattia, asciugandosi le lacrime, con la manica del giubbotto. «Mi dispiace! E' solo colpa mia».

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