Capitolo 4

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Mattia ripose la chitarra nella sua custodia con molta cura, come se stesse maneggiando qualcosa di veramente prezioso. Si sdraiò sull'asciugamano, accanto a Lorenzo. Insieme, osservarono le nuvole scorrere veloci, trasportate dal vento fresco di ottobre.

«Sei bravo» gli disse Lorenzo, interrompendo il silenzio creatosi fra loro.

«Grazie» gli rispose, continuando ad osservare il cielo. Un lieve sorriso gli si dipinse sul volto.

Il sole fece capolino dietro una nuvola bianca, illuminando la spiaggia e facendo risplendere la sabbia, come fosse polvere d'oro.

«Mi ha insegnato mio padre. A lui piaceva suonare la chitarra. Infatti questa è la sua...» Mattia voltò lo sguardo, posandola sulla custodia che luccicava al sole.

«Mi piace la tua voce. Quando canti sembri un altro. Sembri il più felice del mondo» Lorenzo era schietto come sempre ed era una delle cose che Mattia apprezzava di lui. Sorpreso, il ragazzo volse il suo sguardo verso l'amico, sdraiato accanto a lui. Lorenzo socchiuse piano gli occhi, non accorgendosi dello sguardo di Mattia.

«Sono felice quando suono. I problemi incominciano a diventare piccoli dopo aver suonato qualche nota» Mattia rivolse il suo sguardo al cielo azzurro. Una nuvola aveva coperto ancora una volta il sole ed il vento fresco fece rabbrividire i due ragazzi.

«Quando hai scoperto di essere gay?» chiese all'improvviso Lorenzo a Mattia, il quale sgranò gli occhi, sorpreso per quella domanda.

«Non lo so di preciso...» disse, dopo aver schiarito la voce « Ho avuto una ragazza due anni fa. Ci stavo insieme da un paio di mesi e lei voleva farlo, ma è stato difficile...» Mattia ridacchiò, ripensando a quell'episodio.

«Perché? Che successe?» chiese Lorenzo, rigirandosi sul fianco e puntellando il gomito sull'asciugamano.

«Diciamo che mentre ero a letto con lei pensavo al modello della pubblicità di un profumo per farlo... funzionare...» le guance di Mattia si tinsero di un lieve rossore. Iniziò a ridere nervosamente, mentre, imbarazzato, guardava Lorenzo. «E tu? Che esperienze hai avuto?»

«Con una ragazza più grande. Questa estate ho chiesto ad una ragazza che frequenta l'università se poteva darmi delle lezioni di matematica...» iniziò a raccontare Lorenzo, sdraiandosi ancora una volta.

«Ma se sei il più bravo della classe. A che ti servivano le lezioni?» chiese Mattia, mettendosi seduto sull'asciugamano.

«Volevo andare avanti con il programma» disse Lorenzo serio in volto, mentre Mattia ridacchiava, scuotendo la testa. «Una sera eravamo rimasti soli a casa sua e dopo la lezione, mi invita in camera sua ed inizia a baciarmi e poi l'abbiamo fatto».

«Bravo! Con una più grande!» Mattia ridacchiò, mentre Lorenzo si rimise seduto. Piegò le ginocchia e le afferrò con entrambe le braccia. Vi poggiò sopra il mento e restò in silenzio a guardare il mare.

«E' la prima volta che salto la scuola» disse Lorenzo, seguendo una piccola onda infrangersi sulla sabbia dorata.

«Perché sei così ossessionato dallo studio?» gli chiese Mattia, poggiando entrambi i palmi delle mani sull'asciugamano.

«Voglio la borsa di studio, quella che si riceve per il punteggio alto agli esami di maturità e voglio iscrivermi all'università di una grande città e dopo voglio trovare un lavoro importante. Voglio essere indipendente e voglio andarmene da qui» Lorenzo sospirò. Non aveva mai parlato con nessuno dei suoi sogni e dei suoi obiettivi. Era contento di averlo fatto. Condividere le proprie aspirazioni con qualcuno non era poi così male, pensava Lorenzo.

«Ce la farai. Ne sono sicuro!» disse Mattia, sorridendogli. Lorenzo annuì e lievemente gli sorrise, contagiato dall'entusiasmo di Mattia.

*   *   *

Dicembre arrivò in fretta, con i suoi freddi venti e le giornate nuvolose. Gli alberi nelle vie, ormai completamente spogli, donavano al paesaggio un aspetto quasi spettrale. Molto spesso Mattia e Lorenzo s'incontravano dopo la scuola. Quando non pioveva andavano al mare e Mattia suonava, mentre Lorenzo studiava. Mattia aveva provato ad allontanare Lorenzo, dicendogli che lo avrebbero sicuramente preso in giro, se si fosse fatto vedere con lui. Ma a Lorenzo non importava. «Mi prendono in giro comunque. Quindi non importa» gli rispose Lorenzo.

Le dolci note che Mattia suonava avevano la capacità di rilassare i nervi tesi di Lorenzo, che era intento a ripassare le formule di matematica, le quali sarebbero servite per il compito in classe del giorno dopo. Mattia, al termine della canzone, ripose la chitarra nella custodia e solo allora Lorenzo lo guardò, come se fino a quel momento avesse vissuto in mondo tutto suo.

«Posso copiare da te domani?» disse, incrociando lo sguardo di Lorenzo.

«No. Studia» disse Lorenzo, riprendendo a leggere il suo libro di testo.

«Crudele!» Mattia ridacchiò e, finalmente, si decise a sfogliare il libro di matematica. Dopo qualche minuto, chiese a Lorenzo su una formula che non aveva capito. Lorenzo sollevò lo sguardo dal libro, posandolo su Mattia e sporgendosi verso di lui, lesse la formula dal libro dell'amico. Mattia si sorprese nel vedere l'amico così vicino e stranamente, il cuore prese a battere più velocemente. Lorenzo spiegava la formula, ma Mattia era completamente distratto. Sapeva bene che Lorenzo gli piaceva, ma fino a quel momento era stato per lui solo un buon amico e nient'altro. Eppure il suo cuore, che batteva all'impazzata, non mentiva. Ciò che provava per lui sarebbe rimasto un sentimento che non sarebbe mai stato corrisposto. O almeno così pensava.

«Hai capito?» chiese Lorenzo ad un tratto, destando Mattia da tutti i suoi pensieri.

«Ehm... non proprio, ma non ti preoccupare, ci arriverò lo stesso...» disse Mattia ridacchiando nervoso.

Lorenzo, perplesso, sollevò un sopracciglio. Guardò l'orologio sullo schermo del suo smartphone e ripose il libro nella tracolla.

«Scusa, oggi vado via prima. I miei vogliono festeggiare il compleanno e quindi sono costretto ad andare a casa a cena» disse Lorenzo, sollevandosi dall'asciugamano, facendo forza sul braccio destro. Anche Mattia ne imitò movimenti ed insieme piegarono l'asciugamano e lo riposero nello zaino di Mattia.

«Chi compie gli anni?» chiese curioso Mattia, mentre infilava lo zaino nella spalla.

«Io. Ne compio 18 oggi» disse con il suo solito sguardo impassibile.

Mattia sorpreso, sgranò gli occhi. «E me lo dici soltanto ora? Avrei potuto farti un regalo!» disse lui scuotendo la testa.

«Non ho bisogno di nulla. Va bene così» rispose lui, sorridendogli lievemente. Il suo sorriso era così raro, che quando Mattia lo vedeva, quasi ne rimaneva abbagliato.

Mattia ispirò l'aria fredda del pomeriggio e violentemente buttò fuori l'aria riscaldatasi nei polmoni, che rimase sospesa nell'aria fredda e poi scomparve pian piano. Senza dire nessun'altra parola, Mattia si avvicinò lentamente a Lorenzo e, quando gli fu ad un passo di distanza, sollevò entrambe le mani verso l'amico, che perplesso rimase fermo, senza dire nulla. La mano destra di Mattia afferrò gli occhiali di Lorenzo, togliendoglieli. La sinistra si posò sulla sua guancia e, in un attimo, posò le sue labbra su quelle di Lorenzo. Nonostante il bacio fu breve, ebbe la capacità di far battere all'impazzata entrambi i loro cuori.

«Buon compleanno» disse Mattia, riposizionando gli occhiali sul naso di Lorenzo. Strinse la bretella della zaino e abbassando lo sguardo, corse via da Lorenzo. Il cuore gli faceva così male, da non poter più sopportare di stare ancora davanti a Lorenzo.

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