Quando io e Wes eravamo piccoli e iniziava l'estate, inondavamo i miei genitori con richieste e domande su come fosse il mare e il sole caldo sulla pelle. Poi c'erano quelle volte, circondati da valigie, che rimanevamo appiccicati al vetro della finestra e aspettavamo il taxi che ci avrebbe portato in aeroporto per poi andare in Spagna. La Spagna. Meta preferita da sempre dei miei genitori (e anche mia), mi ero fatta un sacco di amici durante le estati passate lì e un sacco di pianti ogni volta che dovevo ritornare a Manchester. Poi mio fratello è diventato un adolescente, bello e pieno di amici che amavano fare altro, da soli, senza la propria famiglia. Sono cresciuta anche io sì, è vero, ma le due settimane con i miei genitori non doveva togliermele nessuno. Wes non l'ha mai pensata come me e quando i miei genitori lo obbligavano a rimanere a casa, quando magari c'era una festa pazzesca a casa di qualcuno che forse non conosceva nemmeno, lui iniziava ad urlare sbraitando frasi incomprensibili. Ovviamente, mia madre ha un debole immenso per mio fratello così grande da fargli vincere ogni capriccio. Alla proposta di Wes di andare con lui in vacanza non ho ancora risposto né preso una decisione concreta. Da una parte c'è mio fratello, con cui non passo l'estate da anni, ma dall'altra c'è Harry, che adesso, a distanza di una settimana da quando è venuto sotto casa mia, somiglia più ad un fantasma che ad una persona. Dall'altra parte c'è proprio Harry, il ragazzo che amo, che ho perdonato senza accorgermene perché ho capito. Ho capito che non posso obbligarlo ad amarmi e ho capito che lui ci tiene a me. Inondata da questi pensieri non mi accorgo di Louis che mi picchietta la spalla.
"Brutto momento?" la sua voce cessa ogni pensiero nella mia mente e quasi mi ero anche dimenticata di avere una tazza di tè tra le mani.
"Stavo solo pensando" rispondo brevemente "A proposito, a cosa devo la tua visita?" mi giro verso di lui e lo guardo mentre si tortura le dita. Questo pomeriggio avevo appena messo a bollire l'acqua per il tè quando Louis ha suonato il citofono con una faccia piena di sensi di colpa e le scarpe slacciate.
"Ti devo delle scuse, Rosie" mi guarda negli occhi e appoggia i gomiti sul tavolo.
"Perché?" mormoro io anche se so già quale sia la risposta.
"Perché sì" sbotta lui "perché mi sono comportato come uno stronzo senza accorgermi del fatto che tu stessi soffrendo" fa una pausa sospirando "perché ci tengo a te e perché sei l'unica ad aver capito cosa provo per Kim senza saper tutta la faccenda, ti chiedo scusa perché ti voglio bene anche se non rispondi ai messaggi" accenna un sorriso e l'ultima frase fa il solletico sulle mie labbra nascoste dietro la tazza.
"E cosa c'è tra te e Kim?" svio la faccenda della mia sofferenza e adesso il mio sguardo è curioso e pieno di interesse. Louis distoglie lo sguardo.
"Io e Kim siamo stati insieme per due anni" chiude gli occhi ed è come se qualcosa gli impedisse di parlare "È successo durante gli ultimi anni di liceo. Poi l'estate che ci separava dall'università, abbiamo capito che, in fondo, non ci amavamo più. O meglio" si schiarisce la voce "lei aveva baciato uno dei miei migliori amici, ubriaca fradicia e se non l'avessero fermata ci sarebbe andata anche al letto" nella sua voce c'è tutta la rabbia e il rancore mentre io lo guardo colpita.
"Non fare quella faccia, Rosie" sbuffa una risata e penso di avere gli occhi fuori dalle orbite "io la amavo troppo, forse la amo ancora ma non ne sono ancora sicuro. Fatto sta che non riesco a dimenticarla e anche se so che lei non l'ha fatto di proposito, non riesco a fare quel piccolo passo. Sono bloccato" abbasso lo sguardo sul piano di legno del tavolo, è la stessa sensazione che ho con Harry. Louis sembra accorgersene perché continua a parlare.
"Chiarisci con Harry perché la conversazione che ha avuto con Liam non l'hai sentita tutta e potresti rimanere stupita. Non lasciarti andare, Rosie. Davvero" negli occhi di Louis posso vedere una sincerità che non avevo mai visto in vita mia. Non mi lascio andare, lo giuro.
"Forse partiamo tra due settimane e vorrei che ci fossi anche tu" e infine si alza dalla sedia rimettendosi la giacca di jeans. Mi affretto ad andarlo ad abbracciare facendogli sentire tutte le parole che non sono riuscita a dirgli. Se ne va senza dire nulla ma con uno sguardo pieno di cose belle e meno male che ci sei, avrei voluto dirgli ma lui sa già tutto. Lascio la tazza di tè smezzata sul tavolo mentre mando un messaggio ad Harry e mi metto le scarpe. Sbatto la porta di casa e corro per le scale diretta solo ed unicamente verso casa del ragazzo che amo e che non voglio perdere. Non mi lascio andare. Non ora