Il mio compleanno è esattamente tra due giorni, il 26 di maggio. Non sono assolutamente sicura di voler fare una festa o cose simili, vorrei soltanto rimanere con Harry e gli altri e passare una serata tranquilla facendo finta che vada per davvero tutto bene. Adesso sto camminando per le strade di Covent Garden, diretta nel bar dove lavora Caitlyn. Le scarpe che indosso mi stringono le caviglie e mi obbligano a camminare piano, inoltre ho dimenticato di avere lezione questa mattina quindi sarò costretta a chiamare Claire per chiederle gli appunti, anche se mi pesa e non poco. Ho la testa in un'altra dimensione, non ho più i piedi per terra e fatico a riconoscermi. Io ho sempre tutto sotto controllo e sto perdendo la testa troppo velocemente pur non accorgendomene. Caitlyn continua a ripetere che sia colpa di Harry, del fatto che io mi stia affezionando troppo mettendo in secondo piano me stessa e tutto ciò che sono. So, anzi, ne sono consapevole che non è così. Io non metto al primo posto nessuno e non è affatto colpa di Harry, lui non pretende nulla da me come io non lo faccio con lui. Mi sto affezionando, questo è vero, forse anche troppo facendo caso ai miei standard ma questa cosa, l'affezionarsi, il tenersi, non mi pesa come pensavo o come temevo. Harry ha portato tanta luce e sicurezza nella mia vita ed io gli sono riconoscente ogni secondo che passo insieme a lui.
Entro nel locale con i piedi che chiedono pietà e gli occhi scuri di Alexa addosso. Caitlyn ha i capelli scompigliati e la divisa sporca di caffè e sta pulendo un tavolo quando si accorge di me. Mi sorride con la sua dentatura bianca e perfetta che quasi mi accieca, si avvicina a me circondandomi in un abbraccio quasi soffocante per la temperatura alta in questo locale.
"Che ci fai qui?" mi chiede mentre si dirige verso il bancone dove Alexa è rimasta immobile con ancora gli occhi su di me, io la seguo e cerco una risposta.
"Non avevo nulla da fare quindi ho pensato di passare" dico e mi siedo su uno degli sgabelli. So che non è vero e lo sa anche lei che mi guarda in modo sospetto per poi annuire. Sono venuta qui per provare a rimettere le cose apposto con Alexa, il tentativo di difendermi da Parker è stato un campanello di allarme troppo forte per reprimerlo e lasciarlo passare inosservato. Alexa continua ad avere una grande influenza su di me e sulle mie azioni, ogni cosa che faccio, ogni parola che dico mi riporta a lei ed è una situazione frustrante e mi fa star male. Vedo Caitlyn aprire la bocca per dire qualcosa quando la suoneria squillante del mio telefono la blocca e così anche Alexa che si è ripresa e sta guardando la tazzina che ha in mano.
Mi scuso e mi allontano, di nuovo, per rispondere.
"Pronto?"
"Sei a casa?" la voce di Harry risulta ancora più profonda e roca al telefono.
"No, sono nel bar dove lavora Caitlyn" respiro e mi giro verso di lei "Come mai? Stai bene?"
"Certo, volevo solo vederti" ammette con una sincerità che mi squarcia il cuore.
"Stasera vieni da me?" continua lui.
Mentre rispondo in modo affermativo e annuisco anche, nonostante lui non possa vedermi.
"Poi dobbiamo parlare della festa che farai per il tuo compleanno"
"Non c'è niente di cui parlare, Harry" attacco subito io.
"Vedremo, Rosie" dice divertito e posso immaginarlo mentre si tocca i capelli e arriccia il naso.
"Come sei idiota" adesso rido anche io.
"Non vedo l'ora che sia stasera" ritorna serio in un secondo e non so come ci riesca.
"Anche io" ammetto per poi salutarlo e chiudere la chiamata. Sospiro e nel locale adesso si sentono le note di Girls like you dei Naked and Famous.
Mi riavvicino al bancone notando solo Alexa, girata di spalle che prepara un cappuccino.
"Dov'è Caitlyn?" guardo la sua schiena con un cipiglio interrogativo ma lei non si gira e "È andata sul retro per sistemare alcuni scatoloni". Non posso non notare la freddezza nelle sue parole e la trovo più lontana anche se così vicina fisicamente.
"Non ce la faccio più, Alexa" sono stufa e trovo delle tracce esauste nel tono della mia voce.
"Non ce la faccio ad averti lontana e a sostenere i tuoi occhi sempre così freddi che riponi solo su di me."
Lei è ferma e, ovviamente, non si gira. Noto un movimento delle sue spalle ma non risponde. Sto già prendendo la mia borsa lasciata a terra e uscire con la consapevolezza di averci provato quando sento la sua voce.
"Abbiamo sbagliato ma non possiamo più tornare indietro, Rosie" queste sono le sue uniche parole dette al vento perché io sono già uscita da quel locale troppo soffocante, ho lo sguardo furibondo e adesso le mie scarpe non fanno più così male, adesso il male lo sento nel cuore.
Quando rientro a casa ho ancora le cuffiette nelle orecchie e la voce di John Mayer a riempire i miei pensieri storti e inaccettabili. Trovo Wes seduto su una sedia e guarda il vuoto, come se non si fosse accorto di me. Non lo saluto nemmeno quando mi tolgo la giacca e le scarpe, il mio umore è nero e non ho voglia di starlo a sentire. Sono nel corridoio pronta a rimanere nella mia stanza fino a questa sera rimuginando sulle parole di Alexa quando la voce di mio fratello mi blocca, in tutti i sensi.
"Nonna è all'ospedale"
Il mondo scompare e fuori non ci sono più le luci di Londra ma solo un buio profondo che mi fa confondere e perdere i sensi per un attimo.