<<Siamo arrivati>> dice mio padre mentre parcheggia.
Sempre con quella tristezza di ieri scendo dall'auto.
Entriamo in un bar e ordiniamo un caffè.
<<Vai pure tranquilla a fare un giro e chiamami quando hai finito>> mi dice mio padre mentre finisco il mio caffè.
<<E tu?>> gli domando.
Andrei subito e volentieri a cercare un posto dove stare da sola, ma dopotutto siamo in vacanza insieme e non posso lasciarlo da solo.
<<Vai, non preoccuparti>> dice.
Gli faccio un leggero sorriso di ringraziamento ed esco.
Attacco gli auricolari e faccio partire la musica.
Mentre cammino osservo la città.
Il centro è pieno di negozi e di bar e questo mi ricorda una città dove sono stata con Cameron.
Era un pomeriggio dell'inverno scorso e dopo aver finito di prendere i regali eravamo entrati in un bar.
Non stavamo ancora insieme ma provavo già qualcosa per lui,
"Grazie, sei la migliore" mi dice abbracciandomi, mentre io divento rossa.
"Ho capito perché sei la migliore amica di entrambi i miei migliori amici" continua.
"Sei diversa dalla maggior parte degli altri, sei una persona speciale" aggiunge poi, probabilmente per l'espressione stranita sulla mia faccia.
Mi fermo al semaforo e quando diventa verde attraverso.
Nel frattempo la canzone cambia, facendone partire una che ho scaricato quando eravamo al mare.
Mi ricordo ancora di quella vacanza.
Io e Cam eravamo solo amici ed è da quei due giorni che ho iniziato a provare qualcosa per lui.
Mi ritorna in mente quello che mi disse in spiaggia.
E mi ricordo della sua promessa, quella che non avrebbe mai frantumato il mio cuore, quella che poi non ha mantenuto.
E a pensare a quanto eravamo felici mi viene da piangere.
Istintivamente prendo il ciondolo della collana tra le mani, come faccio sempre quando ho un attimo di debolezza, di crollo, e che come sempre mi tranquillizza.
L'aveva presa la mare, ma me la regalò il giorno dopo esserci messi insieme, quando mi aveva portato in quel posto per lui speciale.
"Sei la prima che porto in questo posto"
"La prima?" gli domando, incredula ma felice allo stesso tempo.
"Sì, nessun mio amico o amica e neanche la mia ex, Marika, ha mai visto questo posto"
"E perché proprio io allora?" gli chiedo curiosa.
"Perché ho deciso che qua ci avrei portato solo la persona che so che sarà quella giusta, quella di cui so di essere davvero innamorato e che lei lo sia realmente di me"
Sento i miei occhi inumidirsi, come quando mi disse queste cose quel giorno.
Mi fermo un attimo per calmarmi e decido di sedermi su una panchina.
Incrocio le braccia e sento la pancia brontolare.
Alzo lo sguardo e vedo davanti a me una pasticceria, mentre la mia pancia brontola più forte.
Decido di accontentarla ed entro nel negozio che, a parer mio, non vende dolci ma delizie.
Intanto che aspetto il mio turno mi guardo in giro facendo finire il mio sguardo sulle ciambelle e sulle pizzette.
Mi torna in mente il giorno in cui ho visto Cam per la prima volta, quando ancora non lo conoscevo.
Eravamo a casa di Katy per aiutarla ad organizzare una festa per Claudio e Noemi cucinando per quasi tutto il pomeriggio e giocando alla play nel tempo rimasto.
Non dimenticherò mai questo nostro primo incontro.
Entro in casa e vedo un ragazzo seduto sul divano a giocare alla play.
Ha il ciuffo castano, gli occhi dello stesso colore e, a prima vista, sembrerebbe avere la tartaruga.
In poche parole, il classico ragazzo che fa colpo su tutte.
<<Cam>> lo chiama Katy.
<<Arrivo Katy, finisco e...>>
<<Ari, lui è Cameron, il mio migliore amico... a cui ti presenterò appena ci degnerà della sua attenzione>> alza leggermente il tono di voce dopo la presentazione.
<<Katy un attimo>> dice, mentre si porta in attacco.
<<Sai che la sbagli se la passi a destra?>> gli dico quando vedo a che gioca.
<<Nah>> mi risponde mentre la passa a destra, sbagliandola.
<<Avevo ragione>> dico.
<<Già>> concorda e nel frattempo lascia il joystick sul divano e si alza.
<<Cameron>> mi porge la mano.
<<Ariana>> gliela stringo.
<<Signorina è il suo turno, cosa desidera?>> mi domanda gentilmente la pasticcera da dietro il bancone, interrompendo i miei ricordi.
Decido di prendere una ciambella.
<<Una ciambella al cioccolato>> dico, mentre lei annuisce e la imbusta.
<<È tutto?>>
<<Sì, grazie>> le sorrido mentre pago.
<<Grazie a lei, arrivederci>> dice mentre mi passa il sacchetto.
<<Arrivederci>> contraccambio il saluto quando esco.
Mentre mangio questa delizia al cioccolato riprendo a camminare.
Sto girando per il centro, quando passo davanti ad una palestra.
E mi torna subito in mente l'unica volta che ci sono andata, per far compagnia a Cam.
Quel pomeriggio, dopo la palestra, ci siamo messi insieme.
Quel giorno è uno di quelli che non mi scorderò mai.
<<Grazie>> gli dico, una volta tornati dove ha parcheggiato la macchina.
<<Per cosa?>>
<<Per avermi fatto passare un bellissimo pomeriggio>>
<<E non è ancora finita>> mi risponde, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sporgendosi in avanti, unendo le nostre labbra.
È un bacio di quelli leggeri, insicuri.
Dopo qualche secondo si stacca.
<<Che cosa significa?>> gli domando col fiatone.
Mi sono accorta adesso che stavo trattenendo il respiro per la sorpresa e che non ho ricambiato.
<<Significa che ti amo>> mi risponde, baciandomi ancora.
Con la lingua chiede l'accesso, che gli concedo.
Le nostre lingue si muovono in un modo perfettamente sincronizzato.
<<E questo vuol dire che ricambio>> gli dico quando ci stacchiamo.
Ci baciamo ancora una volta.
Le mie labbra hanno bisogno delle sue, e le sue delle mie.
<<Cosa siamo quindi adesso noi?>> gli domando, col cuore a mille.
<<Che ne dici se ci mettiamo insieme?>> mi domanda, passandosi una mano tra i capelli, sorridendo ed arrossendo.
<<Dico che sarebbe fantastico>> gli rispondo, saltandogli al collo per abbracciarlo.
<<Quindi è un sì?>> mi domanda, stringendomi a sé.
<<Sì>> dico.
Entro in un parco, sperando di trovare un posto tranquillo dove riflettere.
<<Guarda come pattino bene>> sento dire da un bambino al suo amico.
Alzo la testa e vedo lo stesso bambino che ha parlato fare un giro su un piede solo intorno alla fontana coi monopattini.
E una bambina che lo guarda affascinata.
Il bambino la nota e si avvicina a lei.
<<Prova anche tu>> cerca di incoraggiarla, ma sul volto della bambina compare un velo di panico.
<<Ti fidi di me?>> le domanda allora il bambino, porgendole la mano.
A questa domanda sento i brividi percorrermi tutta la schiena.
La bambina annuisce, afferra la mano del bambino ed iniziano a pattinare insieme, ridendo come due matti.
Questa scena mi fa ricordare quando siamo andati a pattinare a Natale appena passato, quello in montagna con i miei amici, fra cui Cam.
Annuisco e lo seguo, iniziando a pattinare insieme.
<<Ti fidi di me?>> mi domanda dopo un po', di punto in bianco.
Mi fido, anche se non so che cosa ha in mente, ma di lui mi fiderei sempre.
<<Sì>>
Sento che stacca la mano e che le mette sui miei fianchi, sollevandomi e facendomi girare leggermente.
All'inizio urlo per lo spavento, ma quando mi riprende mi calmo.
<<Spaventata?>> mi sussurra all'orecchio, tenendomi abbracciata dal dietro ed appoggiando il suo mento sulla mia spalla.
<<All'inizio>>
<<Quindi se lo faccio ancora non urli più?>> mi sfida.
<<Esatto>>
Lui si stacca e mi fa fare un'altra giravolta.
Questa volta tengo gli occhi aperti ed atterro sorridente.
Riesco a trovare un posto tranquillo dove mi fermo a pensare.
Mi manca, mi mancano i nostri abbracci, i nostri baci, i nostri momenti insieme, i suoi scherzi stupidi... semplicemente mi manca lui.
Ed è una di quelle mancanze da togliere il fiato o come se ti togliessero una parte vitale.
Ho capito cosa fare.
Chiamo Cam e aspetto che mi risponda.
Certo, non si può seguire solo il cuore, ma io decido di farlo.
<<Ari>> sento che dice lui in tono sorpreso ma felice, come se non aspettasse altro.
<<Sì>> rispondo io di getto.
<<Si cosa?>> chiede confuso.
Conoscendolo si starà passando una mano tra i capelli, come fa di solito quando è nervoso o confuso o imbarazzato e facendomi impazzire ogni volta, ogni fottuta e dannata volta.
<<Al se torniamo insieme>> gli rispondo iniziando a tremare.
Ho paura che mi dica che questa volta lui non voglia più tornare insieme.
<<Non sai quanto volessi sentire queste parole>> mi risponde lui.
<<Quindi è ancora valida la domanda?>> gli domando tremante ma speranzosa
<<Certo che lo è>> sorrido.
<<Scusa>> gli dico poi seria.
<<Tranquilla, ormai è passato>>
<<Sicuro?>>
<<Sicuro. Ti va se vengo lì da te?>> mi domanda.
<<Non posso, sono via>>
<<Quando torni?>>
<<Stasera>>
<<Avvisami quanto arrivi>>
<<Lo farò>> sorrido.
<<Scusa cucciola ma ora devo andare, ci sentiamo. Ti amo>>
<<Anch'io ti amo>> concludiamo così la chiamata.
Mi trattengo dal saltare dalla gioia, ma non fermo il sorriso che mi si forma da una parte all'altra della faccia.<<Papà>> lo chiamo, abbassando il volume della radio.
Siamo in macchina e stiamo tornando a casa.
<<Dimmi>>
<<Emm... grazie>>
<<Per cosa?>>
<<Per aver capito che avevo bisogno di stare da sola>>
<<Tranquilla, lo avrebbero capito tutti, avevi lo sguardo assente e triste. Ti è passato?>>
Annuisco sorridente.
Alzo il volume della radio, appoggio il gomito al finestrino e la guancia sul palmo e pian piano, sempre sorridente, mi addormento.
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The best friend of my best friends
RomanceCosa succederebbe se una ragazza si innamorasse del migliore amico dei suoi migliori amici? Questa è la storia di Ariana, un'adolescente come tante, che ha appena iniziato le superiori, dove farà nuove amicizie e nasceranno i primi amori... con le l...