Prendere le distanze

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Stefano era stato l'amore della sua vita per così tanto tempo da averne perso il conto. Mario era innamorato di lui da sempre, anche se il loro rapporto era sempre stato molto libero, ma ad un certo punto della sua vita questo non gli bastava più. Si erano traditi più volte, per Mario era stato solo un gioco di ripicca a dimostrare che in fondo non gli importava più di tanto, ma in cuor suo sapeva non essere così. 

L'anno prima Mario aveva detto basta, conscio che quell'amore malato gli stava facendo più male che bene , ne era uscito a pezzi, tanto da non sopportare nemmeno più di camminare nelle strade che avevano percorso insieme, così aveva raggiunto Clarissa in America, aveva lavorato come cameriere in un ristorante italiano e aveva fatto un corso da barman.

Prendere le distanze era stato salutare, si era accorto che Stefano non era la persona che amava, amava l'idea di Stefano, un ragazzo bellissimo e orgoglioso, fiero del suo essere, un uomo determinato che non aveva paura di affrontare il mondo a testa alta. Mario non era così, era un insicuro cronico, a volte ipocondriaco, la sua vita era stata diversa, aveva avuto paura per così tanti anni di ciò che era. Si era sempre visto come il brutto anatroccolo, un po' gracilino, terrorizzato che il mondo venisse a conoscenza del suo essere omosessuale. Era stato difficile accettarlo e farlo accettare alla sua famiglia. Non si era sentito amato per così tanto tempo, da accettare di accontentarsi di avere un uomo che per lui era abbastanza, pensava in cuor suo di non meritare di più e quello, lo aveva portato ad accettare un sacco di compromessi, di cui non andava per niente fiero.

L' America era stata per Mario aria fresca e pulita,  un paese in cui non si sentiva giudicato o additato. Aveva avuto delle storie, niente di impegnativo, ma vissute alla luce del sole, libero di essere quel che era e questo lo aveva reso più forte e consapevole delle sue necessità.
Era rientrato a Roma da poco più di un mese, la sua città gli era mancata, i suoi amici, la sua famiglia. Era rimasto in America finché si era sentito vulnerabile, finché il vuoto dei suoi affetti non era stato troppo pesante da sopportare. E poi era tornato, dall'aeroporto aveva preso un taxi ed era andato direttamente da sua mamma e suo papà,  lo avevano abbracciato, avevano pianto a dirotto per un tempo infinito e poi si erano detti tutto quello che non si erano mai detti prima, era rimasto due giorni dai suoi, aveva fatto il figlio, si era fatto coccolare e si era messo a nudo come mai aveva fatto prima. Aveva fatto lunghe passeggiate sulla spiaggia e si era sentito così vivo, così amato da se stesso in primis, intenerito dal ricordo di ciò che era un tempo, consapevole che il ragazzo che voleva diventare si sarebbe preso cura del ragazzo che era stato. Ora che la sua famiglia aveva conosciuto tutti gli aspetti della sua vita si sentiva così orgoglioso e amato, certo delle cose avrebbe potuto evitare di raccontarle, alcune le aveva omesse e, sorrideva a quell'idea, ma ora lo sapeva, i suoi genitori lo amavano comunque, nonostante i suoi errori, le sue cadute e i suoi successi. Ora poteva ricominciare.

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