Lasciarlo andare...

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Erano passate un paio settimane da quando era tornato da Barcellona, Mario passava la maggior parte del suo tempo al Monkey's, non riposava mai, Luca era preoccupato, anche quella sera era lì nonostante gli avesse ordinato di stare a casa, non era più sofferente, ma era...Luca non avrebbe saputo descriverlo, sembrava così determinato, un cavaliere solo che combatte la guerra peggiore, quella contro se stesso... era diventato puntuale, meticoloso e rigoroso, era cambiato qualcosa in lui,da quando era tornato da Barcellona.

Luca lo sapeva che Yuri lo avrebbe aiutato. Il dolore che aveva provato lo aveva spezzato e ora si stava rialzando, piano piano più consapevole, si vedeva che era stanco, aveva deciso di mandarlo a casa, si stava dirigendo verso il bancone del bar quando...gli prese un colpo, riconobbe la sagoma nascosta nell'ombra , "che cazzo ci fai tu qui?" lo strattonò' Luca, portandolo in una parte buia del locale. " volevo solo vederlo", disse Claudio.

Era stato più forte di lui, ironia della sorte il provino che lo aveva portato a Roma la prima volta, lo aveva superato. Era tornato a Roma, e ovviamente il suo cuore lo aveva trascinato Monkey's. Luca lo aveva visto e gli era preso un colpo. L' aveva trascinato attraverso una porta a scomparsa, fin nel suo ufficio.

L'ufficio era al piano superiore e dava sulla sala interna del locale, proprio di fronte al bar. Claudio non si era mai accorto ci fosse quella vetrata, le luci nel locale erano soffuse, le pareti erano alte e intervallate da lastre nere, questa finestra oscurata sembrava una di quelle lastre.
" Che cazzo ci fai qui?"
"Volevo solo vederlo..."
"Devi lasciarlo stare!" Claudio si mise davanti alla vetrata, dando le spalle a Luca, Mario era poco più sotto di fronte a lui. Se avesse potuto, avrebbe vissuto dietro quel vetro per tutta la vita.

" Come sta ? "Chiese. Luca avrebbe voluto spaccargli la faccia "che cazzo di domanda è? ...Gli hai spezzato il cuore, lo hai gettato a terra e glielo hai calpestato, come cazzo pensi che stia ?" Claudio aveva bisogno di tanta crudeltà, serviva ad alimentare i suoi sensi di colpa, effettivamente era proprio quello che era successo... aveva permesso che qualcuno strapazzasse l'amore della sua vita , non era stato forte abbastanza da proteggerlo, aveva toccato con mano l'amore e se lo era fatto strappare dal cuore, e la colpa, lo sapeva, era solo sua .
"Che cosa ci fai a Roma?"
"Ricordi il colloquio di cui vi parlavo quella sera, in pizzeria, quando ci siamo conosciuti ? È andato bene - rispose Claudio senza neanche voltarsi, continuando a fissare Mario attraverso la vetrata." Riparto domani".
"Quando sei arrivato?"
" Una settimana fa...".
" ...e hai pensato bene di concludere col botto , vero stronzo? - sbraitò' Luca a cui prudevano le mani sempre di più - ...l'ultima sera , così se ti avesse visto, lui sarebbe sprofondato di nuovo nel baratro e tu saresti tornato tutto tronfio da quello stronzo del tuo amichetto".
" Sono stato qui ogni sera da quando sono a Roma..." lo interruppe Claudio, Luca sospirò "sei proprio uno stronzo!" disse.
Claudio si avvicinò alla scrivania di Luca, tiro fuori una busta dalla tasca posteriore dei suoi jeans e gliela porse, " riparto domani mattina. Questa è per lui...avrei dovuto dargliela io, ma...non so più se è una buona idea... se davvero lui sta riuscendo ad andare avanti, non voglio costringerlo a guardare indietro, se sta meglio, senza di me io...io lo devo lasciare andare" , "perché sei qui Claudio?" Chiese Luca che non si aspettava quella resa altruista da parte del veronese , " perché lo amo ..."
Qualche sera prima, aveva visto Mario con un ragazzo moro dai capelli mossi, si capiva fossero in intimità, il suo cuore si era spezzato, ma neanche quello era servito per farsene una ragione, se Mario stava ricominciando a vivere con qualcun altro ed era felice, non sarebbe certo stato lui a rovinargli la vita, non avrebbe mai potuto, sarebbe andato avanti un respiro alla volta, come aveva fatto da quando Mario era andato via. Si voltò verso la finestra, osservò Mario un ultima volta, "ti amo testone che non sei altro " pensò tra se, e uscì dall'ufficio di Luca e dalla vita di Mario.

Mario avvertì una strana sensazione, come un brivido di freddo lungo la schiena, si guardò intorno come se qualcuno lo avesse chiamato, rimase un attimo perplesso, alzò gli occhi verso la vetrata, sapendo che comunque non avrebbe visto nessuno con quei vetri oscurati, poi tornò alle sue acrobazie alcooliche.

Claudio Non si voltò indietro. Quella lettera rappresentava una chiave, se Mario l'avesse ricevuta, avrebbe potuto usarla per aprire la porta del loro nuovo inizio, oppure chiuderla per sempre. Lui non avrebbe mai saputo se sarebbe arrivata nelle mani di Mario, questa era la punizione che aveva scelto di vivere, perché quando ti senti morto dentro, il provare dolore è l'unica cosa che ti ricorda si essere vivo. In ogni caso, qualsiasi fosse stata la scelta di Mario, una parte del suo cuore sarebbe stata sempre sua, lui lo avrebbe aspettato, lo avrebbe aspettato sempre.

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