Pianerottolo

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Roma era splendida quel pomeriggio, Mario fumava sul suo balcone, il cielo era azzurro da far male agli occhi,  il sole caldissimo. Sembrava tutto così bello, tutto così facile sotto quel blu, e invece lui faticava a respirare, aveva il cuore a pezzi, il petto era ancora indolenzito dal dolore che aveva provato, erano passati giorni ma i suoi polmoni sembravano ancora non funzionare a pieno ritmo. Era stato come se tutta l'aria fosse stata aspirata in un colpo solo dal suo corpo, lasciandolo a terra come un palloncino sgonfio e inutile, ed ora che pian piano il cervello imponeva al suo corpo di riprendere almeno il ritmo regolare del suo respiro, il suo corpo si rifiutava di farlo.

Il cellulare vibrò nella sua tasca, era Claudio, era quasi ora di pranzo e aveva già  30 sue chiamate a cui il romano non aveva risposto ,  ogni giorno era così, Claudio non si dava pace. Mario non si sentiva pronto, avrebbe dovuto bloccarlo lo sapeva, ma nulla sarebbe servito a strapparglielo dal cuore, voleva sapere che soffriva tanto quanto lui, voleva che si sentisse rifiutato.

Appoggiò il telefono sul tavolino , "piccola andiamo?" Kim arrivò scodinzolante con il guinzaglio in bocca, Mario sorrise.  Le passeggiate con lei erano diventate infinite, Kim sembrava sapere di cosa avesse bisogno il suo padrone e così, non opponeva resistenza, si lasciava trascinare per tutta Roma .

Era quasi ora di cena quando rientrarono a casa, Mario uscì dall'ascensore e il cuore gli si fermò. Seduto sui gradini davanti alla sua porta, c'era Claudio " Ciao " gli disse alzandosi impacciato, sembrava esausto .
"Se avessi voluto parlare con te ti avrei risposto al telefono - disse gelido Mario, mentre chiudeva le porte dell'ascensore. Kim nel frattempo si era buttata tutta scodinzolante e felice verso Claudio, <piccola traditrice!> Pensò Mario,  "ciao piccola!" Disse il veronese accarezzandola e sorridendole dolcemente, "mi sei mancata anche tu",  consapevole che l'unica dimostrazione d'affetto quella sera l'avrebbe ricevuta da lei . Claudio lo sapeva che non sarebbe stato facile, ma non avrebbe permesso a Mario di prendere una decisione definitiva senza prima averlo ascoltato. Il corpo di Mario si era irrigidito appena lo aveva visto,  i suoi occhi erano pieni di rabbia e delusione, era dimagrito e aveva delle lunghe occhiaie,  ma se  Mario fosse riuscito a guardare Claudio, avrebbe notato in lui la stessa sofferenza, anche così comunque pensò Claudio, Mario era bellissimo, quella bocca ...la sua bocca , Claudio perse un battito al pensiero che quella bocca non sarebbe stata più sua. "Mario io ti devo parlare e tu mi devi ascoltare!" , Mario si voltò i suoi occhi erano gelidi come la morte, a Claudio mancò il terreno sotto i piedi, " non sarai certo tu a dirmi cosa devo o non devo fare." , " aspetta per favore ti chiedo mezz'ora non di più ", "...credo di averti già  regalato troppo del mio tempo, non voglio più avere niente a che fare con te!" Disse Mario entrando in casa e sbattendo la porta. Claudio si lasciò cadere sul gradino su cui era seduto poco prima, sbuffo', si prese la testa tra le mani, non ce l'avrebbe mai fatta, l'aveva perso, perso per sempre e anche se fosse riuscito a farsi ascoltare, non sarebbe cambiato nulla, quella luce che aveva negli occhi...lo odiava , ormai lo detestava,  come  aveva potuto permettere che si arrivasse a questo?  <sono stato proprio un  coglione! >   Il suo cuore lo sapeva , non aveva bisogno di perdere Mario per sapere cosa rappresentasse per lui, lui era l'amore, l'amore quello che ti strapazza il cuore, i polmoni, lo stomaco, l'amore che ti manda in pappa il cervello, l'amore quello che ti annienta e allo stesso tempo ti fa vivere, questo Claudio lo sapeva, anche prima di perderlo, forse quello che non sapeva è che quando si vive un amore  così bisogna averne cura, ripararlo dalle cattiverie, dalle invidie degli altri, bisogna trattarlo con onestà, ciò  che viene omesso può essere strumentalizzato,  usato per causare dolore e lui in questo aveva fallito. Claudio era una persona buona, non avrebbe mai fatto del male a nessuno, aveva sottovalutato Gerardo, o forse l'aveva sopravvalutato, non credendolo capace di tanta cattiveria...aveva toccato con mano la felicità e non aveva avuto la forza e la maturità di proteggerla, convinto che l'avrebbe avuta sempre a portata di mano. Non avrebbe mollato, non importa quanto ci sarebbe voluto, una spiegazione la doveva a Mario, e a se stesso, se ci fosse stata una sola  possibilità di riprendere quella gioia lui non l'avrebbe sprecata. Gli venne la pelle d'oca e le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance. Si appoggiò con la schiena al muro,  chiuse gli occhi e pensò alla prima volta che Mario era andato da lui, quante dolcissime aspettative, quante speranze. Claudio quella volta aveva organizzato tutto, ma nulla andò secondo i piani. Avevano fatto l'amore ogni volta che avevano potuto, avevano passato ore a parlare delle loro vite, di ciò che si aspettavano dal futuro,di ciò che avrebbero voluto essere insieme... 

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