White House

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Era passata poco più di una settimana da quando Claudio era partito, si erano sentiti tutti i giorni più volte al giorno, Claudio avrebbe voluto che Mario lo raggiungesse quel fine settimana, ma Mario non poteva lasciare il Monkey's nelle serate di maggior flusso. Partì domenica mattina all'alba.

Claudio lo aspettava in stazione, era così agitato ed emozionato, < ...e  se non si trovasse bene?  > pensava, mentre non riusciva a stare fermo e camminava avanti e indietro  sulla banchina. Udiil fischio in lontananza...e poi quel rumore sordo si fece sempre più vicino. Il treno stava rallentando sui binari, Claudio era terrorizzato . Lo vide scendere, avrebbe voluto chiamarlo ma non riusciva a parlare, ci provò , ma dalla sua bocca non usciva alcun suono, gli ci volle tutto l'autocontrollo che aveva, per non sciogliersi davanti al sorriso che gli fece Mario appena lo vide. Dio era così bello, sembrava un bambino, Claudio perse un battito, la dolcezza di quegli occhi, di quel sorriso quando nasce e si allarga all'improvviso, quello non era una bocca, era un'arma, come era riuscito a vivere quella settimana, facendone a meno?  No! Non voleva vivere nemmeno un giorno senza quel sorriso dolcissimo a portata di sguardo. 

Mario rideva come un ebete, ne era consapevole, il suo Dio greco era meraviglioso, quegli occhi verdi lo fissavano con uno sguardo misto di amore, gioia, attesa...

Claudio gli andò  incontro, lo abbraccio' gli prese il borsone e lo portò per lui .

Una volta a casa fu un attimo, Claudio fece cadere  il borsone che aveva in spalla, e gli fu addosso, non avrebbe potuto resistere un minuto di più, lo baciò, come se dopo ore di apnea stesse ricominciando a respirare.

Averlo a casa sua gli stava facendo scoppiare il cuore, Mario era perfettamente in sintonia con la sua casa, lui con quei capelli neri, la carnagione scura e quegli occhi d'ebano, era assolutamente perfetto in quella casa tutta bianca, < sì ...sei perfetto in questa casa>  pensò Claudio tra sé, mentre una lacrima scendeva sul suo viso, arrivando dritta dritta sul labbro di Mario che in quel momento era incollato al suo, Mario aprì gli occhi e sorrise sulla bocca di Claudio,  " mi sei mancato..." . Claudio lo sollevò letteralmente, mettendogli le mani sotto le natiche e lo portò in camera da letto, Mario rideva come un bambino "Cla!!!! sei pazzooo!!!!"  Arrivati in camera Claudio lo buttò sul letto "ora sei mio Serpa! Di le tue preghiere perché non so quando avrò finito con te" , disse Claudio mentre si spogliava, Mario rideva , ma una parte del suo corpo aveva già reagito al comando di Claudio, aspettava solo di essere liberata, accolta. Claudio si avvento' su Mario gli tolse la t-shirt, gli slaccio' e sfilo' i pantaloni, e lo baciò, lo baciò ovunque, Claudio reclamava ciò che era suo, ogni centimetro del corpo di Mario era suo. Mario ansimava, le palpebre socchiuse, i denti che mordevano il labbro inferiore ," Dio Mario io ti voglio! Non ce la faccio più", " sono qui Cla, sono qui e sono tuo, prendimi...." e così Claudio fece, vennero insieme urlando di piacere assaporando tutto uno dell'altro.   Claudio penso' che non si sarebbe mai abituato allo splendore dell'espressione di Mario in preda al piacere..era una cosa che lo faceva eccitare al solo pensiero, voleva farlo godere, voleva farlo impazzire, voleva essere l'unico. Era ormai sera quando esausti si addormentarono.

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