12. IO NON SONO COSÌ

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Mi scuso sinceramente con tutti per essere sparita. Purtroppo il tempo è sempre poco e le cose da fare fin troppe. A volte la stanchezza mi sommerge ed io non riesco a far altro che pensare al mio letto e ad un buon sonnellino. Spero di non sparire più per così tanto tempo e ringrazio tutti coloro che mi hanno aspettata, scritto in privato e non, per accertarsi della mia salute. Un bacione grande a tutti ❤️

<<Sei uno stronzo!>> fece retromarcia e si incamminò verso gli altri. Non c'era nient'altro da dirsi; almeno per lei.
<<E ora che fai? Scappi?>> la inseguì lui. <<D'altronde è questo che fai sempre, vero Megan?>> l'afferrò per il polso e con uno strattone la fece voltare. Megan, stupita, lo fissò con la bocca spalancata. Poi contemplò il polso malamente stretto con forza. Mai aveva assistito ad un comportamento simile da parte dell'amico e quel peggioramento dell'essere la spaventò più del decorso pessimo col quale si stavano avvicendando i fatti.
<<Scappi sempre quando la cosa non ti aggrada. Ti sei nascosta di fronte alla tua paura nell'ammettere come stavano le cose tra noi, e anche quando io non mi risvegliavo dal coma, non hai perso tempo nello svignartela. Sei una codarda Megan!>>

E gli occhi le si riempirono di lacrime. Nonostante riconoscesse gran parte della verità in quelle frasi, sentirsi rinfacciare la cosa da lui la distrusse internamente. E anche all'esterno si comprese come l'animo si sgretolò velocemente.
<<Jack...>> esalò disarmata. La voce morì in un sospiro di dolore e la vista si velò di sofferenza liquida. <<Perché mi dici queste cose?>> domandò, sperando che l'amico le dicesse che tutto quello fosse solo uno stupido scherzo.
Ma Jack serrò con maggiore forza l'arto.
<<Perché muoio dentro ogni giorno nel vederti distante>> ringhiò, <<perché odio saperti in compagnia di qualcun altro>> gridò con rancore.

E a quel punto una mano più forte giunse a salvarla. Cristian, fulmineo, strattonò la mano del Templare facendogli mollare la presa. Nessuno apparentemente aveva potuto ascoltare la conversazione tra i due, ma il capitano e gli Elfi ne erano stati tristi spettatori.
<<E ora lasciala e vattene>> ordinò perentorio. Lo sguardo fermo e micidiale di lui non lasciava altra possibilità se non eseguire gli ordini.
<<Va al diavolo Cristian e rimanici per l'eternità>> rispose di rimando Jack senza il minimo timore, tentò di liberarsi ma con scarso risultato. L'altro lo tenne fermo dimostrando la superiorità di forza. Dunque il più piccolo ci riprovò, alla fine ci riuscì, ma solo per concessione del moro Templare.

Nel frattempo, allarmatosi, Adrian li raggiunse, seguito dai fidati compagni. <<Ragazzi evitiamo di dare spettacolo>> si frappose fra i due rivolgendo ad entrambi un sorriso amichevole e speranzoso.
<<Tu stanne fuori folletto>> lo ingiuriò Cristian, stufo delle continue intromissioni di quest'ultimo.
A quel punto la rissa sembrò fin troppo prossima.
<<Come ti permetti, Templare?!>> Orlando lo fronteggiò con livore. <<Come osi chiamare il principe con questo nomignolo ignobile.>>
<<Sarà pure il vostro principe, ma per me resterà sempre il folletto dei miei stivali>> ghignò dispettoso, portando la conversazione a prospettive preoccupanti.
<<Questo è troppo!>> Christofer fece un passo in avanti col pugno teso; ma Adrian lo intercettò bloccandolo, poi scuotendo la testa fece capire ad entrambi i suoi amici di non aver bisogno di difese.
Megan ingurgitò l'aria con fatica, fece rimbalzare lo sguardo su ognuno dei volti vicino a lei valutando la situazione con paura.

Attorno a loro un piccolo pubblico di spioni aveva formato un cerchio; abbastanza distanti da non essere coinvolti nella scazzottata, ma non troppo lontani così da non perdersi neppure il minimo colpo sferrato. Forse nessuno avrebbe agito nel caso ci fosse stata una rissa, non che sarebbe servito un semplice normale per far cessare una lotta tra quegli esseri fuori dal comune, ma almeno l'impegno, Megan, l'avrebbe apprezzato. L'umanità si stava evolvendo nel peggiore dei modi.
"Distaccati e cinici gli esseri umani, con una spiccata e disdicevole tendenza al sadico" valutò con sdegno la ninfa, captando risatine e atteggiamenti eccitati.

<<Io e te faremo i conti più tardi>> disse Cristian rivolgendosi a Jack, con la promessa di non lasciar scivolare quell'accaduto nel dimenticatoio. <<E bada a controllarti la prossima volta, altrimenti ti spezzo le braccia.>>
<<Che grande eroe>> Jack battè le mani con fare ironico. <<Ora fai la parte del bravo ragazzo, Cristian? Cos'è, le vorresti far credere di interessarti a lei? Ma lo sappiamo bene che a te interessa solo di te stesso e di nessun altro. Basta vedere come hai trattato e fatto soffrire la stupida di mia sorella. Sei solo un coglione con una faccia da schiaffi. L'avevo messa in guardia, ma non mi ha voluto ascoltare, come non mi ascolta quest'altra stupida!>> si sfogò esacerbato indicando l'amica. Gli occhi iniettati di sangue gridavano bene l'iracondo pensiero tenutosi dentro da fin troppo tempo.
<<Ora basta Jack!>> strillò Megan. Aveva raggiunto la massima sopportazione e un'altra parola o ingiuria non l'avrebbe sopportata. <<Ti è andato di volta il cervello? Ma ti senti quando parli? Sei diventato l'uomo violento che da sempre hai odiato e disprezzato. E ti stupisci del perché io non voglia tornare con te? Come potrei anche solo pensare di stare vicino ad un uomo così?>>

E a quel punto il giovane si scosse dal momento di trance. Si guardò attorno ed il rossore del volto assunse un nuovo significato. Passò in un attimo dal ragazzo arrabbiato all'essere terribilmente affranto. La vergogna lo assalì non lasciandogli tregua. Chinò la testa puntando le scarpe con fissità.
Cosa gli era successo? Neppure lui capiva.
Serrò la testa in una morsa stretta e impugnò con forza i capelli strattonandoli.
Da quando si era risvegliato dal coma episodi di tale violenza erano cominciati a presentarsi con più frequenza e senza il volere dell'artefice. Non era mai stato un tipo violento, né una persona da lasciarsi andare a tali istinti animaleschi. Sapeva che se Cristian non fosse intervenuto sarebbe stato capace di colpire Megan con uno schiaffo, e chissà se anche di più.
Megan, la sua Megan, l'amore della sua vita che da sempre aveva combattuto per proteggere, ora l'avrebbe dovuta difendere in primis da se stesso.

Deglutì vergogna riconoscendo la colpa. E quindi la guardò alla ricerca di un perdono; un perdono che al momento non sarebbe arrivato. Troppo vicino il bruciante dolore. Fin troppo fresco il cattivo ricordo.
Megan si voltò e senza girarsi una seconda volta si diresse verso le amiche che fortunatamente si erano tenute alla larga. Amanda non aveva sentito nulla e, grazie alla folla creatasi, neppure aveva assistito a quei comportamenti da dimenticare.
<<Megan, cos'è successo?>> domandò non appena si accorse degli occhi arrossati. Il riso si trasformò in sguardo preoccupato.
<<Nulla Amy, te ne parlerò più tardi>> mascherò il dolore con un sorriso poco convincente. <<E ora andiamo, non voglio perdere il tavolo che Cristian si è tanto premurato di farci riservare. Astrid, ancora tanto piacere di averti conosciuta; spero di rincontrarti in situazioni più piacevoli.>>
E la principessa Elfo, che non aveva perso neppure la minima battuta nonostante non si fosse mossa di lì, la squadrò con triste partecipazione.
<<Megan, spero troveremo del tempo per scambiarci confidenze. Ti assicuro che c'è molto di più dietro al nuovo Jack...>> non diede altre spiegazioni, ma quelle poche parole furono abbastanza per far nascere in Megan la piccola fiammella della curiosità, e a far calmare l'inquietudine interna.

Sweet Lie - Il Principe OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora