66. CONFRONTO TRA VECCHI COMPAGNI DI DIVISA

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<<Ma come?!»
La voce conosciuta lo spronò ad un risveglio allarmato. Jack spalancò gli occhi e, come ogni Templare addestrato fin dalla nascita per saper affrontare il nemico in qualsiasi circostanza, si sforzò d'assumere una posizione di difesa. Ma le solite catene, a stringere gli arti, glielo impedirono.
«Io ti faccio rinchiudere qui dentro per soffrire, e invece vengo a sapere che te la spassi a mie spese?!» Cristian camminò lentamente, calcando il pavimento in andata e ritorno mantenendosi nel campo visivo del Templare.
«Qualcuno mi ha raccontato del vostro piccante incontro. Sai, ti avevo sottovalutato, stallone. A parole della bella Vanessa ci hai dato dentro... e credimi, Vanessa è una che se ne intende.»
«Schifoso antropofago!» lo ingiuriò Jack, con tutta la rabbia ampiamente palesata sul viso deformato dallo sdegno. «Liberami se hai il coraggio. Combattiamo fino alla fine una volta per tutte.»
L'Oscuro rise di gusto, ciondolò il capo incredulo e dunque in pochi millesimi di secondo percorse il breve spazio a dividerli affrontandolo faccia a faccia.
«Davvero credi di avere anche una piccolissima possibilità di battermi? Sul serio pensi di durare più di un minuto col sottoscritto durante uno scontro ravvicinato?»
«Tu liberami e saranno i fatti a darci una risposta.»
Cristian emise un sospiro a metà tra una risata e il fastidio. «Mi fai ridere Jack. Sappi che non ti libero proprio per sfuggire alla tentazione di ucciderti, ho dato la mia parola e fino alla fine della settimana non ti torcerò un capello. Ti dirò, però, mi diverti più ora che prima, quando tentavi di accettarmi nonostante il tuo odio e malgrado le suppliche di Megan a convincerti.»
Questa volta fu Jack a darsi alle risate.
«Cos'è che ti fa tanto ridere?» gli chiese allora l'altro. «L'essere incatenato senza possibilità di fuga? O il sapere che ben presto morirai?»
«Rido di gusto perché ho sempre saputo cos'eri, mostro! Rido d’angoscia perché mai nessuno m’ha voluto dar retta, e rido soprattutto perché Megan ha finalmente aperto gli occhi e scoperto quanto schifo tu faccia. Non servirà più il mio odio per farti odiare di conseguenza. Ho riconosciuto lo sdegno attraversarle lo sguardo, la conosco fin troppo bene e so che non potrai mai più fare nulla per riconquistarla.»
L'altro tacque. I secondi di silenzio e l'espressione impassibile non rivelarono i pensieri di Cristian, alla fine l'angolo della bocca si impennò strafottente. «Vedremo se riuscirà ad odiarmi. Ti ricordo che Megan è una ninfa, e quanto tale non si fa sopraffare da tali sentimenti miserabili. Riporrà sempre una speranza in me. Una speranza che la indurrà a credere in una mia salvezza.»
«Ma entrambi sappiamo che per voi non esiste salvezza», considerò il Templare, «voi siete animali infetti destinati al macello e l'unica vostra salvezza è la morte.»
«Io non mi ritengo qualcuno da portare in salvo. L'essere diventato Oscuro è la cosa migliore che mi sia capitata in tutta la vita. Ora servirà solo il sacrificio di Megan e allora il mio essere diverrà perfetto.»
«Ah giusto, il sangue di Megan, a cosa ti serve per l’esattezza?» domandò Jack speranzoso che lui continuasse a confidarsi. Ma non ottenne soddisfazioni.
«Sono cose che non ti riguardano, zerbino. Devi solo sapere che una volta che Megan farà quel che deve fare, allora non ci sarà più nulla e nessuno in grado di ostacolarmi.»
«Lo immaginavo... ma davvero pensi che Megan acconsentirà a contribuire ai tuoi squallidi piani?»
«E tu invece, sapendo di andare incontro alla morte, non dovresti fare il tifo per me?»
«La morte non mi fa paura. La preferisco al pensiero di un probabile futuro nel quale Megan si flagelli ogni giorno con la consapevolezza di aver contribuito a distruggere il mondo.»
Fu un crescendo di ilarità. «Io, invece credo lo farà, anzi, ne sono sicuro. Ho in serbo un bello spettacolino per te e sono certo che alla fine Megan non riuscirà a resistere dinanzi alle tue sofferenze.»
«Anche in questo caso sarà il tempo a darmi ragione» disse Jack esternando un ghigno sfrontato, sperando e riuscendo ad inquietare Cristian. «Ma dimmi piuttosto. Come sei riuscito ad entrare a far parte dell'Ordine? E soprattutto, come hai fatto ad eludere i controlli e la cenere? Quella volta che ti sei sottoposto al test... quando il vetrino non si è colorato di verde, come avrebbe dovuto, essendo tu un Oscuro... come ci sei riuscito? È una questione che mi tormenta dall'esatto momento in cui ho capito chi fossi.»
E stavolta Cristian decise di svelare le carte. «Non è stato facile entrare a far parte della vostra cerchia di fanatici. Ammetto che pure io ho dovuto faticare parecchio nell'escogitare il piano. Ci ho lavorato parecchi anni, una decina per l'esattezza. Il mio anonimato è stato decisivo. Per riuscirci, però, ho dovuto prima infiltrare qualcuno di fidato...»
«Bastardo!» si lasciò andare Jack. Sapere che ancora qualcuno di infetto sporcava il buon nome dei Templari gli fece ribollire il sangue. «Ci sono altri Oscuri tra i Templari.»
«Nessun Oscuro, fratello. L’unico che abbiamo scoperto era un leccapiedi di Alessandro. Pensi forse mi sarei dato tanto da fare altrimenti? Ti ricordo che sono stato io ad escogitare il modo per incastrarlo» l'espressione divertita del moro frustrò ancor più l'instabile quiete di Jack. «In realtà tra di voi ne ho parecchi dalla mia parte. Scienziati, alchimisti, rinnegati, persino Templari» calcò l'ultima parola, confermando le più buie paure di Jack. «Quella volta, quando mi hai sfidato nel testare pure il mio sangue, è stata solo la fortuna a decretare il risultato.»
«Pure in quel caso la buona sorte ha tifato per te.»
«No, hai capito male... la fortuna ha sorriso per voi, deboli pivelli.»
«Certo» ridacchiò Jack, «sei un povero illuso. Come pensi avresti fatto a sconfiggere tutti i Templari presenti in quella sala?» l'estrema sicurezza riposta nelle parole del più giovane venne definitivamente inabissata dall'espressione sul volto di Cristian. Quest'ultimo non diede spiegazioni, non furono necessarie, Jack capì cosa l'altro pensava con certezza e allora una furia cieca gli montò all'interno.
«Qualche giorno prima» continuò Cristian, mettendo a tacere fin dall'inizio gli improperi del Templare, «mi ero cibato di una ninfa. Forse il merito della fortuita riuscita va dato al suo sangue, ne avevo ingerito talmente tanto che il potere di quel nettare ha interferito a mio e vostro favore. Non ero certo del risultato, anzi, ero di già pronto nel fare una strage. L'esito ha stupito persino me. Sai, la mia fortuna, è coincisa proprio con la sfortuna di quella povera ragazza. Non mi lasciavo andare da parecchio, e invece quella volta, ho finito per ucciderla.»
«Cos'è questa, una confessione? Sei per caso alla ricerca del perdono? Mi dispiace informarti che non sono un prete, non troverai un'assoluzione da parte mia, né ora né mai.»
«Assolutamente nulla di ciò cerco, Don Jack. Non credere che la morte di qualcuno mi faccia star male o pentire. Sono un Oscuro, Jack, il primo Oscuro, non percepisco nulla di ciò che voi deboli umani provate dinanzi alla morte di qualcuno. Anzi, l'eccitazione mi invade fino a farmi toccare le vette del piacere più intenso… tanto quanto baciare Megan, neppure immagini quanto godimento susciterà in me fare del sesso con quel bel corpicino.»
Si sporse in avanti calcando il tono su ogni singola parola in modo da suscitare nell'altro una reazione furibonda; e così fu in effetti. Jack strattonò iracondo le catene, ringhiò in modo animalesco, ma di fronte alla costretta impotenza non gli rimase che inspirare ed espirare alla stregua di un toro imbestialito.
L'elaborazione successiva delle parole appena sentite, però, gli concesse un pizzico di pace. Con il discorso appena affrontato aveva potuto intuire che tra i due non c'era stato nulla oltre un semplice bacio. E ciò rappresentò il balsamo guaritore delle ferite ancora aperte nell'animo.
Cristian comprese perfettamente i passaggi emotivi susseguitisi nel corpo in tumulto del giovane e, menefreghista, continuò a spiegare: «per quanto riguarda la cenere antivampiricus, non è mai stata un grosso problema per me. Addirittura la maneggio come fosse semplice polvere. Mi basta assumere regolarmente del sangue di ninfa e dunque il gioco è fatto; neppure una controindicazione, tutto ciò, grazie all'aura limpida di cui mi circondo. Ma probabilmente non è solo per questo… forse è anche per quello che un tempo sono stato…» insinuò senza dare ulteriori spiegazioni.
«E sentiamo, come faresti a procurarti il sangue delle ninfe? Non ricordo di essere stato allertato della sparizione di qualcuna di loro, a parte la povera fanciulla che ora so quale orrida fine ha fatto per mano tua.»
«Semplice,» si indicò con le mani in attesa che l'altro comprendesse. Notando smarrimento negli occhi di Jack, decise anche stavolta di spiegare ogni cosa: «certo che sei proprio tonto. Non noti il mio aspetto? Devi sapere che le donne sono disposte a mettersi in fila pur di poter uscire col sottoscritto. E tra queste rientrano pure le ninfe...»
«E quindi? Ti sembro il tipo al quale può interessare la tua vita da rimorchiatore? Le succhi il sangue come una sanguisuga mentre dormono?»
«Assolutamente no. Le costringo a farlo con la forza...»
«E poi perché non ti denunciano? Le minacci per caso?»
Cristian sospirò incredulo, scrollò il capo e sghignazzò derisorio. «Domande sempre più stupide, Templare da quattro soldi. Non mi stupisce il perché Megan non ti trovi interessante.
Lo Sweet Lie, campione! Uso una goccia di Sweet Lie per cancellare loro la memoria breve, così da non avere problemi. La stessa cosa che potrei utilizzare con te nel caso Megan decidesse di darmi ciò che chiedo. Cosicché ti darei in dietro salva la vita e la fanciulla non mi odierebbe in eterno.»
«Una volta ottenuto ciò che cerchi, perché non dovresti lasciarla andare? Cosa te ne faresti di lei, ancora? Sarebbe solo un peso per voi in quanto noi continueremmo a starvi alle calcagna pur di riaverla» il giovane indagò, ma Cristian non rispose. Non aveva ascoltato neppure una delle tante domande poste da Jack.
All'improvviso lo sguardo dell'Oscuro puntò in tutt'altra direzione. La preoccupazione si lesse chiaramente nei suoi occhi. Cristian apparve stranito, e solo per una ragione poteva esserlo. Pure Jack stavolta capì facilmente.
«Cosa sta succedendo? Megan...» domandò il Templare e il tono altisonante diede voce alla preoccupazione.
«Non lo so» fu la sterile risposa ottenuta in cambio. Poi Cristian, come un fulmine, si dileguò dalla stanza sparendo oltre il buio corridoio.

Sweet Lie - Il Principe OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora