69. SEI UN MOSTRO

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Un colpo solo.

E poi il silenzio.

Gli arti vennero strappati senza pietà e gettati al suolo. Una gamba ricoperta da pelliccia bianca mostrava i vani tentativi di una mutazione fallita.

La ninfa si coprì il viso e tenne al sicuro il proprio sguardo dalla scena macabra. Ma altre mani più forti interferirono lasciandole scoperta la faccia.

«Devi guardare invece!» ordinò duramente Cristian. «Devi sapere cosa succede quando mi arrabbio!» la scosse violentemente rigettandola sul letto. A nulla servirono le lacrime della fanciulla non riuscirono ad acquietare la sua ira.

«Come hai avuto le chiavi?» gridò rabbioso.

«Sono stati loro ad aprire» mentì la fanciulla tentando di salvare il non salvabile.

«Ti sembro uno scemo, Megan? Credi che tutti questi anni siano serviti a indurmi alla demenza senile?»

«Non sto mentendo, loro hanno aperto la...» «Smettila!» le sbraitò a pochi centimetri dal volto. «La porta era coperta dalla cenere, nessuno avrebbe potuto toccarla. Ripeto la domanda e stavolta fa che sia la risposta giusta. Chi ti ha dato le chiavi!»

Megan non rispose. Mai avrebbe messo nei guai Angelina.

«Dimmi immediatamente la verità. È stata l'inserviente, non è vero?»

«L'ho rubata ad Angelina mentre puliva la stanza.» E la scusa sembrò efficace.

Cristian socchiuse gli occhi senza riscontrare una pace interiore. Il corpo vibrò e il tatuaggio si mosse nuovamente. Le catene si agitarono come a possedere un'anima propria. Frizionarono tra loro assetate di altro sangue.

«Cosa avresti voluto fare una volta fuori da qui? Andare alla ricerca del tuo adorato Jack? O solo farti una passeggiata tra i corridoi brulicanti di bocche affamate? Sei pazza!» gridò al limite della pazienza.

Mai la ninfa l'aveva visto in quello stato. Tremò. La confusione indotta dal panico le montò nel petto. Non sarebbe riuscita a calmarlo stavolta e allora capì quanto sbagliate erano state le false risposte e le sue azioni azzardate.

Come accortosi solo in quel momento del corpo macabramente scomposto sul pavimento, Cristian contemplò i pezzi mancanti del corpo senza vita della fanciulla. Pure Megan si azzardò a guardare per la prima volta, pentendosene all’istante. Coprì gli occhi spingendo sui bulbi oculari. Non avrebbe mai voluto vedere una scena tanto avvilente. Il ghigno distorto su quel viso, una volta giovane e senza colpe, la trafisse come cento coltelli. I suoi sforzi erano stati vani. Non era servito a nulla rischiare la vita per salvarne un'altra.

«Siete dei mostri!» gridò con tutta la disperazione in corpo.

«Siamo Oscuri!» rispose lui. «Cosa ti aspettavi le facessero? Un massaggio rilassante? Una tisana calda per acquietarle i nervi? Noi ci cibiamo di Normali. È la nostra natura questa. Proprio come voi uccidete mucche, conigli e pecore… dimmi, quale differenza c'è? Per colpa tua sono stato costretto a sacrificare un gran numero dei miei più forti mutanti» ammise spietato, poco toccato dallo stato emotivo di lei.

«Vi odio! Ti odio! Sì, soprattutto te! Ti odio come mai ho creduto di odiare in vita mia!» Si sporse sul letto e con violenza gli tirò tutto ciò che riusciva a toccare. «Non appena ritroverò le mie energie ti ucciderò. Proprio come ho stritolato quel cagnaccio schifoso. Ti ridurrò ad un mucchietto di cenere!»

E più Megan sbraitava, più l'indole iraconda di Cristian spingeva per uscire fuori. Strinse i pugni lungo i fianchi mantenendo una certa distanza di sicurezza. Ma le catene sembravano muoversi con anima propria, si allungarono lungo il braccio squarciando la pelle all’altezza del polso e poi strisciarono arrotolandosi e stringendo forte la mano come a volerlo spronare.

«Sì, volevo uscire da questo squallido tugurio che puzza di morte proprio come voi mostri e cercare Jack, l'unica persona meritevole del mio amore. E una volta trovato, scappare da qui per rivelare a tutto il mondo la tua vera identità.»

Cristian si fece avanti. Sul volto, i lineamenti stravolti dalla collera più accecante. Le iridi si inscurirono fino a confondersi con lo stesso colore del centro.

«E se io non fossi rientrato stanotte? Sarei dovuto tornare domani... è stata solo la fortuna a riportarmi a casa prima. Sai come sarebbe finita? Tu, come saresti finita? Così!» indicò il peccato di quel corpo insanguinato a macchiare la purezza della stanza. «Eri ansiosa di farti uccidere da degli assassini? O solo vogliosa di farti violare da un gruppo di sadici stupratori?» si mosse senza preavviso, inducendola ad appiattirsi sul letto. Le catene scattarono ammanettando le caviglie e pure le mani vennero catturate dal nero acciaio. Le imprigionò il busto tra le braccia tese e Megan piagnucolò. Ma l’orgoglioso furore montato in lei non le concesse di chiedere perdono. Seppur la paura accrescesse, non si trasformò in supplica, rimase latente nel petto lasciando solo agli occhi il compito di gridare terrore.

 «Se sei tanto impaziente di provare queste nuove e proibite emozioni allora ti soddisferò io!» sbraitò ancora lui allo stremo della lucidità. Un movimento deciso e la maglia del pigiama venne definitivamente strappata e lanciata lontano.

Megan stavolta gridò impaurita quando avvistò nella bocca di Cristian i canini affilati della pantera spuntare oltre le gengive arrossate.

«Ti prego basta… ora basta Cristian, mi stai facendo davvero paura… scusa, hai ragione, ho sbagliato… sarò buona» gracchiò la ninfa. Ma oramai era troppo tardi, e i canini affondarono nella carne morbida azzannando il trapezio. Un unico strillo di dolore si alzò alto nel buio della notte, poi, come se l’accaduto fosse stato solo un terribile incubo, la tortura cessò velocemente.

Quando riaprì gli occhi, il cocente dolore si era acquietato. Megan contemplò con orrore la spalla insanguinata e quel liquido rosso colare silenzioso bagnando il cotone bianco sul seno. Si guardò attorno scoprendo il corpo di Cristian accucciato in un angolo della camera. Lui impotente la fissò col viso allarmato. Allo spigolo di un occhio, una lacrima fatta della stessa essenza del sangue scivolò sulla guancia giungendo alle labbra.

Spasmodico il ritmo del respiro e sbarrati gli occhi che saettarono a destra e a sinistra con acceso stupore. Era come se vedesse per la prima volta il mondo a circondarlo.

La fanciulla raccolse i lembi delle lenzuola strappate attorno a lei e li ricongiunse sul petto nel tentativo di coprire lo scarso pudore rimasto. Studiò il giovane ragazzo immobile distante da lei e, per la prima volta, in quello sguardo riuscì a leggerci qualcosa; troppo esplicito il sentimento, impossibile non cogliere lo scombussolamento interiore a dilaniarlo. Megan asciugò gli occhi col dorso della mano e poi assottigliò la vista per rendere chiaro il pensiero, ma stavolta non poteva sbagliare.

Cristian inspirò violentemente poi serrò la bocca stridendo i denti con rabbia impotente.

E così Megan, per la prima volta, in lui, scoprì la paura.

Cosa gli stava succedendo? Una domanda che si insinuò insistente nella mente di entrambi.

E così com'era arrivato, come furia di uragano, sparì.

 

Purtroppo sono gli ultimi capitoli che potrò pubblicare... spero non mi abbandonerete. Sono così dispiaciuta 😭 ❤️

Sweet Lie - Il Principe OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora