8. STEVAN

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<<Ben ritrovato mio re>> Argo lo salutò accennando un inchino. <<Sei sparito dalla circolazione ultimamente.>>
L'altro non rispose, fece cenno di seguirlo e chiudere la porta d'ingresso e dunque si diresse verso la sala, dove, sul basso tavolino, il libro ancora aperto mostrava la pagina della lettura malamente interrotta. Lo richiuse e velocemente lo collocò nella libreria tra i tanti altri libri, non lasciando il tempo all'ospite di poterne leggerne il titolo.

<<Cosa hai scoperto?>> domandò risoluto senza perdersi in chiacchiere.
E Argo, intenzionato a non incrementare il palese malumore che troppo spesso ultimamente calcava i lineamenti del suo re, rispose velocemente: <<Alessandro è su tutte le furie. Non bastava l'ultimo smacco ricevuto quella notte, ora sapere che il centro della città è stato trincerato dai nostri lo manda fuori di testa. In altre circostanze non gli sarebbe importato più di tanto nel veder morire ad uno ad uno i suoi servitori, ma dal momento che è stato un tuo ordine, quello di far fuori qualunque Oscuro tenti di inoltrarsi nel centro della capitale, lo fa infuriare in un modo inaudito. Ha persino minacciato di fare una marcia su Roma, ho paura che sia davvero capace di una cosa del genere...>> incrociò le braccia al petto e rimase perfettamente dritto di fronte a Stevan; quest'ultimo invece non si scompose, come se la notizia non l'avesse toccato minimamente, continuò a sedere comodamente la pelle morbida del divano centrale.
<<Nel caso succedesse cosa facciamo?>> chiese ancora.

<<Quel mucchio di smidollati neppure si avvicinerà sapendo che a protezione di ogni angolo della città ci sono i miei uomini, e nel caso qualche scervellato si dovesse addentrare stai pur certo non farebbe molti passi sulle proprie gambe. Non avrebbero vita lunga con i miei fidati mutanti. D'ora avanti non transigo più. E poi non dimentichiamoci di quella feccia degli Elfi, ormai Roma ne è invasa e, credimi, non ci metterebbero molto a farli fuori. Dunque non ti preoccupare, che facesse tutte le marce che vuole. Per ottenere qualcosa di soddisfacente dovrà mostrarsi personalmente, ed io attendo quel momento...>> assaporò l'idea, assieme al corposo liquore ambrato nel basso bicchiere, senza mostrare troppa preoccupazione. <<Che sia la volta buona che me lo tolgano di mezzo... io non posso toccarlo, ancora... ma i Templari e gli Elfi possono eccome.>>

<<Della ninfa invece, che ne facciamo?>> domandò Argo pentendosene immediatamente. La scintilla di fastidio sorta all'improvviso negli occhi dell'altro non augurava nulla di buono.
A Stevan non erano mai piaciuti gli impiccioni.
<<Per il momento non ho nulla da condividere con te. Sudicio ficcanaso. Sappi solo che nessuno deve toccarla e se le dovesse succedere qualcosa tu sarai la mia principale valvola di sfogo>> lo minacciò, ed Argo ingoiò la saliva con nervosismo.
<<Le ninfe hanno decriptato parte della pagina da me consegnata. Sappiamo solo che la ragazza dovrà rimanere illibata fino al compimento dei vent'anni...>>
<<Ma, ma... manca ancora un anno e lei invece sembrava intenzionata a...>> il fedele servitore non terminò il pensiero, capì in tempo che quelli non erano affar suoi, la minaccia velata nello sguardo del potente Oscuro lo ammutolì.

<<Tieni>> il re allungò la mano e l'altro si sporse in avanti per capire meglio di cosa si trattasse. <<Questa sarà la tua ultima consegna.>>
Lo strano individuo fece un passo avanti e prima di afferrare l'oggetto, studiò per qualche secondo l'inusuale messaggio.
<<Avevo progettato di recapitarlo personalmente ma non mi sembra il caso; non è giunto il momento di mostrarmi. Giocheremo ancora un po'. Vedrai... sarà parecchio divertente quando riusciranno a svelare finalmente l'enigma>> sogghignò nascondendo le labbra dietro il bordo del vetro bagnato.
<<E tu dici che capiranno?>> domandò scettico Argo, stringendo tra le mani una chiave della stanza di un albergo alla quale era appeso un pesante segna porta di ottone rettangolare, con inciso ambo i lati il numero due. <<E comunque, questo cosa sarebbe>> rigirò l'oggetto tra le mani. <<Mi sembrava fosse finito il codice... ora anche il due... a quale lettera corrisponde?>>

Stevan socchiuse gli occhi e inspirò profondamente tentando di calmare la stizza crescente. Come al solito il compagno ci aveva capito poco e niente.
<<Sei una capra ignorante, te l'hanno mai detto?>> affermò con tutta la pazienza possibile, ma quando gli angoli della bocca cambiarono rotta abbassandosi e irrigidendo in una linea retta la dura espressione, allora anche l'Oscuro più giovane smise di sorridere e la faccia da ebete mutò velocemente. Il timore di aver detto qualcosa di sbagliato si insinuò in lui.

<<Non hai capito un tubo in questi mesi!>> ululò furibondo. <<È la chiave dell'intero enigma! Più palese di così...>> scosse la testa demoralizzato. <<È inutile discutere con te, sicuramente alla Sede ci sarà qualcuno più in gamba, capirà al volo l'allusione.>>
<<Certo, certo capo, ora ho capito, il due è la chiave di tutto... ma l'albergo? Di quale si tratta? Devo andare lì?>>
Alla stupida domanda non ci fu mai una risposta dichiarata, gli occhi di Stevan si assottigliarono e il terrore sorto all'improvviso in Argo lo spinsero all'azzeccata decisione di abbandonare velocemente la casa.
<<I-io vado. Porterò la chiave alla ninfa questa sera stessa, vuoi che faccia qualcos'altro?>>
<<Sì. Sparisci.>>

Sweet Lie - Il Principe OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora