36. PER SOLI UOMINI

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E la ninfa strillò a sua volta, coprendosi la faccia con entrambe le mani. Ma ciò non fu abbastanza; l'ingenua purezza non venne protetta. Malgrado gli occhi non vedessero, ci pensarono gli altri sensi a mostrarle l'intera sequenza dei fatti.
Gli arti furono divelti dal busto e quindi ricaddero a terra in una pozza di sangue.
Non del tutto soddisfatto, Cristian dovette comunque bloccarsi; si ripulì le mani alla bene e meglio sul logoro jeans e dunque, più calmo, riuscì a parlare: <<il tuo corpo impiegherà l'intera notte per rigenerarsi. Se è questo il divertimento che cercano, allora dì pure ai tuoi amici che anch'io non vedo l'ora di spassarmela con loro. Per quanto riguarda te, invece, cosa ne dici, è abbastanza dilettevole, o nell'attesa che sorga il sole preferisci che siano anche le gambe ad abbandonare il tuo corpo?>>
L'Oscuro non fiatò. Si tenne per se le ingiurie e il rancore. Conosceva quelli come lui, sapeva che non scherzavano, che provavano piacere nel vedere soffrire quelli come loro.

Prima dell'interrogatorio il mutante era stato sedato pesantemente con un nuovo composto ideato appositamente per quelli della sua razza; non avrebbe potuto far molto se si fosse ribellato, il corpo non rispondeva ai comandi e la forza parecchio minore non sarebbe stata sufficiente contro un'armata di Templari. Ritenne perciò più saggio non sfidare oltre il suo aguzzino.
L'indomani sarebbe stato differente. Quello che nessuno aveva tenuto in considerazione, era che con tutto il sangue perso durante l'amputazione, il sedativo avrebbe perso velocemente efficacia; seppur non a pieno dell'energia, l'indomani sera sarebbe stato un avversario temibile. Sogghignò col capo calato, formulando velocemente quei pensieri. Quindi, non cicatrizzò le ferite, lasciò che il sangue colasse ancora per un po'.
<<A presto amico>> rantolò delirante a corto di voce <<domani sarà un nuovo giorno. Sarà Il nuovo giorno>> ridacchiò pervaso dall'adrenalina del dolore.

Cristian neppure lo degnò di nota. Camminò spedito lungo la stanza e quando aprì la porta, non accolse di buon grado i rimproveri degli Anziani. Li sorpassò, sparendo nel buio del corridoio.
Megan, neppure allora osò guardare alle sue spalle, si lasciò dietro il cruento spettacolo e corse al seguito del ragazzo che, con falcate veloci, era di già troppo distante da lei.
<<Aspettami!>> strillò. <<Hai sentito anche tu quello che ha detto l'Oscuro>> continuò a parlare seriamente preoccupata, malgrado l'altro non si fermasse per ascoltarla. <<Non puoi far finta di niente e continuare ad andare avanti come se nulla fosse. Prima il codice indica il tuo nome, poi questo demone ti dice chiaramente che domani succederà qualcosa>> disse, elencando gli ammonimenti presi sotto gamba dall'altro.
<<E tu credi che parlare da saggia ti renda saggia?>> la fronteggiò lui, bloccandosi di colpo.

La ninfa, che per raggiungerlo aveva corso qualche metro, se lo ritrovò di fronte come un muro di cemento armato. Presa alla sprovvista, emise un debole strillo per poi finirgli addosso. E come il muro di cemento armato, il giovane neppure subì l'urto, la fanciulla invece sì. Indietreggiò di mezzo metro rispinta dal contraccolpo. Si risistemò come meglio poté, portò dietro le orecchie i cappelli finiti davanti agli occhi e l'affrontò decisa, coll'espressione più dura che le riusciva.
<<Mi fai ridere Megan>> la canzonò lui, il viso però rimase serio. <<Cos'è quello sguardo minaccioso? Pensi di riuscire ad intimorirmi? Se non te ne sei accorta, ti faccio notare che neppure chi dovrebbe mi impaurisce. E tra questi rientra Stevan.
Non sono scemo. So badare a me stesso. Fino a quando frequenterò spazi protetti, nessuno potrà arrivare a me.>>
<<Ma l'Oscuro ha...>>
<<Quel demente può dire e fare quello che vuole, intanto è lui che ora piagnucola con due braccia in meno>> spiegò con la faccia schifata. Sì leggeva in modo chiaro, attraverso gli occhi, che se fosse dipeso da lui soltanto, il demone sarebbe morto definitivamente. <<Continua a vivere solo perché gli Anziani premono per sapere informazioni. Ma ti assicuro, non parlerà. Nessuno di loro lo fa mai. Non hanno paura di morire; non temono la morte come non li impaurisce il dolore.>>
E una volta spiegato questo, riprese a camminare in avanti dimenticandosi della ninfa. Quest'ultima non si perse d'animo, e malgrado l'umore pessimo dell'altro, non lo lasciò in pace.

<<Eppure mi sembrava parecchio convinto. Perché pensi ce l'abbiano tanto con te?>> domandò continuando a seguirlo. Il giovane spalancò con poca eleganza una porta e questa sbatté con forza sul muro rimbombando nell'aria.
<<Che domanda idiota>> ghignò scocciato. <<È palese persino per gli stupidi. Si stanno solo divertendo a confonderci le idee. Vogliono creare dei diversivi per poi attaccare il loro primo bersaglio.>>
Si sfilò la maglia gettandola su una panca di legno. Megan, ritrovandosi di fronte il petto nudo di Cristian, balbettò quando si apprestò a fare la successiva domanda: <<e qua-quale sarebbe il loro primo obiettivo?>>
<<Questa domanda è ancor più stupida della prima. Sei tu>> spiegò, sbottonando la cintura dei pantaloni, quindi li calò senza preoccuparsi della faccia arrossata della giovane. Infilò i pollici nell'elastico dei boxer e fece per tirare giù anche quelli. A quel punto il divertimento della situazione fu sin troppo persino per lui, non riuscì a mantenere la faccia da duro e lo spigolo della bocca si impennò.
<<Per me non è assolutamente un problema. Se non lo è neppure per te, continuo.>>
Megan, allora, riacquisì velocemente le facoltà mentali e scandalizzata si voltò mantenendo un'espressione impertinente.
<<Pure per me non è un problema. Fai pure, perché noi non abbiamo finito qua>> lo sfidò convinta che il giovane non avesse il coraggio.
<<Okay>> rispose l'altro eseguendo.
Quando avvistò l'indumento finito sul pavimento, l'imbarazzo montò nel corpo surriscaldandola. Non osò neppure muoversi. Chiuse gli occhi nonostante Cristian si trovasse alle spalle. Lo sentì sghignazzare divertito.
<<Io sarò sotto la doccia se hai intenzione di raggiungermi e continuare la discussione>> e senza smettere di ridere, si allontanò.
Con passo deciso marciò fuori dagli spogliatoi. Entrando, Megan non aveva dato molto peso all'insegna per soli uomini appesa sulla facciata della porta. Ora camminando sentiva i risolini divertiti degli altri ragazzi presenti nella stanza. Giovani dai corpi scolpiti con in dosso solo asciugamani arrotolati sui fianchi. La ninfa non poteva ritrovarsi in situazione più imbarazzante; e quando i fischi si unirono ai richiami, allora calò la testa e velocizzò il passo quasi a correre. Fu un vero sollievo poter riaprire la porta. Inspirò l'aria riempiendo i polmoni come se questi fossero riamasti a secco per un intero giorno. Inevitabile maledirsi mentalmente.

Sweet Lie - Il Principe OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora