5. UNA PASSEGGIATA PER ROMA

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<<Sicura non sia solo una scusa per non farmi conoscere meglio Cristian? Non sarai mica eccessivamente gelosa?>> Annoiata, Amanda si lasciò cadere sul morbido sofà.
<<Ma sei impazzita? Come puoi pensare una cosa del genere?! Se fosse per me ti giuro che avrei sabotato con piacere l'incontro, mi conosci ormai, dovresti capirlo quando una cosa non mi vá di farla>> tentò di rassicurarla.
Megan, quella notte, aveva dovuto pensare velocemente ad una scusa, conosceva fin troppo bene Cristian e sapeva quanto non gioisse nell'essere contraddetto. Con un messaggio le aveva ordinato di farsi trovare pronta nel presto pomeriggio e niente e nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea. Così la ninfa si era dovuta scervellata per architettare un piano.
Con la solita scusa dell'università era riuscita a convincere Amanda di un improvviso ed impellente incontro con un docente, ad accompagnarla ci avrebbe pensato lo stesso Cristian che invece doveva recarsi anch'egli al polo didattico per differenti motivi.
<<Sarà... ma la cosa mi puzza>> si grattò energicamente la punta del naso; Amanda era solito farlo.
<<Ti prometto che al mio ritorno assaggerai il più buon gelato di Roma.>>
E come ben sperava, Megan rivide la scintilla accendersi negli occhi dell'amica. Guardò ancora una volta l'orario sul display del cellulare e ad attenderla trovò invece un breve, conciso e prepotente messaggio.
"Scendi".
La ninfa sospirò. <<È arrivato...>> sussurrò a disagio, <<per qualsiasi cosa telefonami, nel frattempo puoi farti raggiungere da Jessica e Melita, le ho avvisate e mi hanno detto che non avendo nulla da fare sarebbero state contentissime di accompagnarti in giro per negozi.>>
L'idea di fare shopping non sembrò tanto malvagia, anzi, Amanda si tirò su lisciando più volte il pantalone sulle cosce; la giornata aveva acquisito improvvisamente un risvolto alquanto allettanto.
<<Beh sono contenta ti sia rianimata in fretta,>> valutò spensierata Megan nel mentre infilava il pesante giaccone. L'aria all'esterno era gelida, quell'inverno sembrava volesse dare il meglio di sé. <<Me ne andrò con un peso in meno sulla coscienza, mi sentivo tanto in colpa nel doverti abbandonare di già... ma ci sono delle cose che proprio non posso rimandare...>> sospirò, <<se solo sapessi...>> si confidò silenziosamente più con se stessa che con l'amica, che del tutto presa dall'idea dell'imminente uscita, già volava verso il piano superiore per darsi una veloce rinfrescata.
<<Sì, sì, vai tranquilla, sono sicura sia importante. Non pensare a me... mi troverò bene con Jessica. Ci vediamo dopo, e mi raccomando...>> dal piano rialzato le indirizzò un bizzarro sguardo allusorio, <<vedi di concludere qualcosa con quello stallone. Mi dispiace per Jack, ma si capisce e si vede lontano un miglio che voi due vi sbranate entrambi con gli occhi.>>
Megan fece finta di non aver sentito e, da emerita vigliacca, richiuse velocemente la porta senza aggiungere altro.
La macchina nera dai finestrini oscurati l'aspettava a pochi metri dal palazzo. Megan impiegò poco per intercettarla. Una volta seduta al caldo e richiuso lo sportello stette muta a fissare i pugni stretti sulle cosce sperando che il viaggio terminasse al più presto e senza i familiari e fastidiosi battibecchi che contraddistinguevano inequivocabilmente il loro rapporto; ma quando il giovane si sporse su di lei, e i volti quasi si sfiorarono, la giovane spaventata si ritrasse nel piccolo angolo tra il sedile ed il finestrino fulminando il Templare con uno sguardo omicida.
<<Cosa ti salta in mente?!>> lo rimbeccò strillando a pieni polmoni.
<<Fiorellino datti una calmata e siediti composta, stavo solo prendendo l'altra estremità della cintura di sicurezza.>> Infastidito, le mostrò il capo opposto dello strumento. <<E poi cosa credevi avrei fatto? Baciarti non rientra nei miei pensieri al momento.>> Con movimenti bruschi fece scattare sul davanti la chiusura.
Col volto tendente al rosso pomodoro, Megan si risistemò sul poco accogliente sedile sportivo dalla pelle fredda, la quale contrastò fastidiosamente col calore emanato dal corpo.
<<Scusa... è solo che pensavo... che tu...>>
<<Pensavi cosa Megan?>> la interrogò spazientito mentre imboccava la stretta via trasteverina, <<che essendo un pervertito alla disperata ricerca di corpo femminile avrei abusato di te in un parcheggio angusto?>> concluse sarcastico. <<Non ho di certo bisogno di rubare baci, tesoruccio, anzi di solito fuggo da certe smancerie, preferisco altro.>>
<<Beh non potrai biasimarmi,>> sussurrò risentita <<un po' di tempo fa non sembravi tanto reticente in questioni di smancerie.>>
<<L'ho fatto solo per darti una dimostrazione, e a quanto pare l'intento è stato raggiunto egregiamente.>>
Scottata e piccata Megan non rispose. Nonostante all'interno il suo Io più iracondo continuasse a dimenarsi senza sosta, all'esterno non lasciò trapelare nulla.
Percepiva i moti di energia turbinarle nelle vene. Stupendosi di come solo Cristian riuscisse a scatenarle tutto quello, preferì concentrarsi sulle sensazioni ormai conosciute e ad attuare quell'autocontrollo che tanto aveva cercato di manipolare durante gli interminabili allenamenti all'Anima.

Sweet Lie - Il Principe OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora