51. IN VIAGGIO CON L'OSCURO

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<<Cavoli! Il capo aveva ragione!>> disse entusiasta una ragazza, dall'apparenza poco più che ventenne, dai capelli chiari e la pelle ancor di più. <<Ragazzi, mi dovete cento bigliettoni a testa, avete perso la scommessa. La stupida ci è venuta per davvero.>>
Le andò incontro strattonandola per un braccio e Megan, infastidita, tirò l'arto con fare scocciato.
<<Stai calma gattina>> le raggiunse pure un altro Oscuro, leggermente strizzato nei suoi jeans di una taglia più piccoli. <<Mi hai fatto perdere la scommessa e ben cento euro...>> la divorò con occhi lascivi, passando la lingua sullo stretto labbro superiore, <<in qualche modo dovrai farti perdonare, magari ricompensandomi a dovere.>>
E l'occhiata viscida del demone fece invece accapponare la pelle alla ninfa, la quale atteggiò il viso con fare schifato. Puntandolo con odio, alzò il mento di scatto per sfuggire al contatto indesiderato di dita goffe e rotondeggianti.
<<Vacci piano pervertito>> l'avvisò la donna, probabilmente con più sale in zucca. <<Ricordi cosa ha detto il capo?>> spinse la fanciulla a camminarle davanti e dunque imitò la voce da uomo: <<se provate anche solo a sfiorare la ragazza, vi impalo e poi vi do fuoco.>>

<<Certo che le imitazioni ti escono proprio da schifo, Stefania. E comunque non farei nulla che possa lasciare il segno... magari solo qualche palpatina>> una pacca sul di dietro e l'intero sedere venne racchiuso in una mano insistente. La fanciulla si scansò di lato immediatamente, fulminandolo con lo sguardo acceso di rabbia. E a denti stretti lo intimò: <<provaci di nuovo, schifoso bastardo, e ad impalarti ci penso direttamente io>> Megan si allontanò il più possibile dall'uomo; si incamminò mantenendo un'andatura decisa.
<<Oh oh, la gattina graffia.>> Gli Oscuri si ritrovarono a ridere di gusto.
<<Cos'è che ci aveva raccomandato di controllare?>> chiese l'unica femmina del gruppo. L'espressione confusa dell'altro lasciava intendere che non ci sarebbe stata alcuna risposta. <<Ma diamine Giovanni! Sei proprio un deficiente!>>
<<Di controllare se al polso ha quel maledetto bracciale>> si intromise un nuovo Oscuro, rimasto finora in silenzio. Si palesò dall'ombra studiando la fanciulla dalla testa ai piedi. Lo sguardo minaccioso incuteva terrore. Pure chi non fosse stato a conoscenza delle sua natura si sarebbe tenuto a distanza incontrandolo per strada.
<<Giusto! Bravo Damiano!>> la donna battè le mani  in aria.

"No, no... come fanno a sapere del bracciale?! Non avrei dovuto indossarlo"  il sangue le si raggelò nelle vene; provò a sfilarlo senza esser vista per metterlo in tasca, ma la mano pesante di Giovanni giunse veloce, bloccandola sull'intenzione.
<<Eh no, non si fa così>> il polso venne stretto in una morsa ferrea e l'amuleto letteralmente strappato e buttato a terra. La fanciulla massaggiò il polso indolenzito; non le rimase che osservare con amaro rimpianto l'unica speranza di salvezza allontanarsi sempre più.
<<Io e Giovanni proseguiamo. Voi rimanete qui ancora un po'>>, comandò Stefania agli altri quattro Oscuri, <<vi accerterete che nessuno ci segua.>>
<<Non verrà nessuno>> disse Megan fissandola negli occhi con sguardo di sfida <<non sono stupida, non metterei mai in pericolo la vita di Cristian.>>
Tutti i presenti, esclusa lei, scoppiarono in una fragorosa e assurda risata, lasciando interdetta la ninfa. Quell'esternazione non lasciava intendere nulla di buono. Megan digrignò i denti e infastidita
diede loro le spalle ricominciando ad avanzando con passo celere.
Quando giunsero all'uscita del tunnel, ad attenderla trovò un auto dai finestrini oscurati, i due le fecero cenno di salire; Megan si guardò attorno osservando per l'ultima volta gli antichi palazzi del centro. Le speranze di rivedere nuovamente gli amici, rimasero lì, in quella sconosciuta stradina di Roma. A darle l'addio, il pensiero dell'espressione sconvolta di Jack, una volta accortosi della sua assenza. Non l'aveva neppure potuto salutare, l'ultima cosa che lui avrebbe ricordato di lei, sarebbe stato quel fare scontroso. Aggrottò la fronte e strizzò gli occhi respingendo indietro le lacrime. Non si sarebbe fatta prendere dalla debolezza dei sentimenti. Stava correndo velocemente verso la bocca del leone, ma era la cosa giusta da fare, lo sapeva bene.

                                        ****

Il viaggio durò a lungo, malgrado l'alta velocità sostenuta dall'Oscuro al volante.
Il sonno la sorprese più volte, e tutte le volte Megan maledì se stessa e la poca forza di residenza. Il piano era quello di rimanere sveglia per riuscire a comprendere, per quel poco concesso dalle conoscenze vissute, in che luogo fossero diretti. Alcuni cartelli stradali l'aiutarono nell'orientarsi. Ma fu, alla fine, il paesaggio inconfondibile a non lasciare dubbi.
La Toscana sembrò essere l'ultima regione toccata. Il più grande covo di Oscuri doveva nascondersi proprio tra le dolci colline di quella bella regione, rigata da filari di vigneti. Un fazzoletto di terra protetta da un lato da invalicabili monti e cullata, dall'atro, da cristalline acque turchesi. Imponenti cipressi costeggiavano i sentieri isolati che si inerpicavano serpeggianti sulle sinuose colline, ambo i lati della strada principale.
Le ultime ore di luce giunsero in fretta, rendendo lo scenario arrossato dall'imbrunire di rara bellezza. Ma la fanciulla, guardandosi attorno, tutto riuscì a vedere ma nulla fu in grado di assaporare. La bellezza del paesaggio rimase immobile di fronte agli occhi, che non furono in grado di osservare; fu solo uno sterile ispezionare, distratto e lontano.

Rallentarono di colpo. L'attenzione di lei si svegliò improvvisamente dal lungo torpore, quando vide aprirsi elettricamente una bella cancellata di ferro battuto. Si rizzò sul sedile poggiando il naso sul freddo finestrino. Quando imboccarono una stretta stradina asfaltata, inerpicandosi sul ripido promontorio costeggiato dai soliti alberi sempre verdi, l'inconfondibile profumo dei cipressi penetrò nell'abitacolo nauseandola. Era lo stesso odore dei cimiteri, e fu veloce l'incastro mentale tra i due luoghi di morte.
Un vasto caseggiato spuntò dinanzi a loro, illuminato in parte dalla fredda luce dei fari dell'auto in corsa. Due piani di una lussuosa struttura sarebbero diventati la sua nuova casa. Megan osservò le pareti dipinte di bianco segnate in parte da mattoncini bruni. Il buio della notte non lasciò intendere quale scenario li circondasse.
Non le importasse particolarmente.
Scese dall'auto decisa, seppur tremante sulle gambe instabili. Per nulla benefiche le spinte di indisponente incoraggiamento da parte di Stefania; nessuno le avrebbe potuto far cambiare idea, perciò risultò inutile ed inopportuno spronarla in quel modo. Ma si capiva bene quanto Stefania si divertisse nel vederla perdere le staffe. Megan non gliel'avrebbe data vinta, ingoiò le ingiurie riservando le energie al prossimo incontro con Stevan.

Spero che le descrizioni vi servano per farvi entrare nel vivo del libro, per rendervi partecipi della storia. Un po' corto il capitolo, ma meglio questo che nulla. 😘

Sweet Lie - Il Principe OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora