Capitolo 14

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In principio ci fu il buio... ecco dove si ritrovò Skyler.
In quello che lei ritenè essere la forma più oscura del web.
Non vedeva nulla intorno a sé perché non c'era nulla da vedere. Era stesa su qualcosa di freddo e perfettamente liscio che lanciava brividi lungo la sua schiena.

Si sentì persa, sperduta. Non sapeva dove si trovava né come uscirne.
La sua mente era in balia delle ultime dieci ore: dall'attacco del infettato al salvataggio per mano di Daianne.

Daianne.

La ragazza che più detestava sulla faccia della terra l'aveva appena salvata ma forse Skyler aveva sbagliato a salire in auto con lei. Si interrogò allungo sulla decisione che aveva preso. Non conosceva Austin e Cole ed era plausibile che fossero dei traditori ma anche Daianne poteva esserlo, in fondo non conosceva nessuno di loro.

La sua curiosità si incentrava sopratutto su di lei. Aveva avuto la parvenza che Cole e Daianne si conoscessero dal modo in cui si guardavano e magari era così. Ma la domanda era chi era Daianne?
Sicuramente non lavorava per il governo perché in caso contrario ne sarebbe stata al corrente.

Si conoscevano fin da bambine perché vivevano nella stessa città ma non si erano mai piaciute tra loro.
Questo però non influiva in alcun modo sulla sua doppia vita. Nel senso che se Dianne fosse stata un agente come lei, lo avrebbe saputo in un modo o nell'altro.

Skyler stentava a crederci ma ormai non sapeva più distinguere cosa era coerente e cosa non lo fosse.

Si alzò traballando nel buio e allungò le mani davanti e intorno a sé in cerca di un appiglio ma non percepì nulla.

Azzardò a compiere qualche passo nell'ignoto nel quale si trovava.

Poi accadde qualcos'altro e di colpo sentì un vuoto crearsi nello stomaco come una bolla che portava via il sangue dal suo corpo.

Qualcosa schricchiolò sotto di lei. Fece appena in tempo ad abbassare gli occhi che vide il terreno svanire sotto le scarpe.

Una botola comparve dal nulla e lei ci cascò dentro senza che potesse evitarlo.

Precipitò verso un altra oscurità di cui non sapeva nulla. E l'oblio la spaventava, non sapere dove si trovava o non sapere dove si trovavano i gemelli. Aveva il bisogno costante di sapere dove si trovassero.

Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Mulinò braccia e gambe scompostamente mentre le lacrime premevano per uscire.
Sarebbe morta nel freddo, nel buio e nella solitudine.

Però non pianse. L'orgoglio vinse sulle emozioni. Non si era mai concessa di essere debole e non lo avrebbe fatto nel giorno della sua morte.
Voleva essere ricordata come una dei migliori agenti della CIA.
Morta con la fierezza degli Shane scolpita nel suo ultimo attimo di vita.

Chiuse gli occhi ed espirò prima che il mondo si rivoltasse un'altra volta.

La sua tortura ebbe vita breve. La corsa nel baratro in cui si trovava si immobilizzò e lei tenne gli occhi sigillati.

È finita?Sono morta?, si chiese.

Se la morte era un galleggiare nel vuoto, non le piaceva per niente.
Solo il pensiero di trascorrere l'eternità in una condizione così esasperante faceva emergere una sorta di follia dal suo subconscio.

No, quella non era la morte.

D'altronde non aveva attraversato nessuna fantomatica luce bianca e non aveva visto nessuna figura incappucciata in abito nero con in mano una falce gigante davanti al suo cammino.
Skyler non osò ancora aprire gli occhi però si mosse. Flesse le dita delle mani e percepì qualcosa al tatto. Era morbido e leggermente umido. Se ci sfregava sopra i polpastrelli poteva udire un lieve stridore giungerle alle orecchie come quando un palloncino gonfio d'aria veniva stritolato tra le mani.

Skyler - Una contro la fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora