Capitolo 10

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Skyler era in piedi davanti allo specchio del bagno. Indecisa se infilarsi il pigiama o meno. Erano le dieci di sera e Austin aveva promesso di portarla in un posto ma non si era fatto vivo.

Non aveva detto niente a Tennesse e dopo cena si era congedata nella sua stanza. Dopo un'ora iniziava a convincersi del fatto che non sarebbe uscita. Inoltre quel mattino a scuola, Austin era stato evasivo e nervoso.

Sospirò rassegnata e controllò se aveva ricevuto messaggi. La barra delle notifiche era vuota, come sempre. Sconsolata decise di mettersi il pigiama ma proprio in quel momento sentì dei colpi alla finestra.

Sussultò e attese qualche minuto prima di sentire un secondo rumore sbattere sul vetro, assotigliò le palpebre e osservò la finestra prima di attraversare la camera e aprirla per affacciarsi all'esterno.

A pochi metri sopra il cornicione comparve il volto di Austin circondato da un cappuccio scuro. Si era arrampicato sugli alberi per raggiungere i pochi metri di tetto che facevamo da terrazzo alla sua stanza. Skyler lo salutò ma non gli aprì. Spostò il peso del corpo su una gamba e incrociò le braccia. Gli sorrise beffarda. Austin piegò la bocca all' ingiù e tracciò la discesa di una lacrima sulla sua guancia con il dito. Poi sorrise e appanò il vetro con l'alito. Ci poggiò sopra un polpastrello e scrisse.

Sono un povero ragazzo in cerca di un'amica. Puoi aiutarmi?

Skyler scosse il capo e aprì la finestra.

- Come sei compassionevole. - sussurrò.

Infilò le gambe sul davanzale e dondolò sui talloni.

- Sono molto compassionevole. - lo corresse Skyler.

Austin sgusciò dentro senza fare nessun tipo di rumore molesto. Indossava un paio di jeans neri semi - sintetici, i tipici stivali da motociclista e una giacca in pelle nera sopra una t-shirt bianca. Appariva come il ragazzo cattivo che si innamorava della dolce e indifesa fanciulla. Peccato che lei non fosse ne indifesa ne dolce.

Si rigirava un mazzo di chiavi sull'indice e al contempo si guardava intorno. Skyler si chiese cosa pensasse di quei pochi metri quadrati dalle pareti purpuree e il letto troppo grande per lei.

Lo sguardo cadde sul tablet e un nuovo cavo bruciacchiato sulla scrivania. La sua espressione mutò e fermò il vorticare delle chiavi in un pugno. Sorrise e guardò Skyler con una luce nuova negli occhi.

A lei non piacque quell'improvviso mutare e indietreggiò.

E se era lui il mittente dei messaggi minatori di due giorni prima? Spiegherebbe l'interesse nei suoi confronti. Il cuore accelerò, non per quel dubbio ma perché se fosse stata la verità avrebbe dovuto uccidere la prima persona che si era avvicinata a lei dopo anni. Austin notò il suo cambiamento. E ne sembrò ferito.

- Sky, hai paura di me? - domandò lui avanzando con passi misurati.

Fece per porgerle la mano ma esitò e cambiò idea. Una mossa sbagliata e si sarebbe ritrovato steso a terra il cavo intorno al collo.

- Perché sorridevi in quel modo? - chiese Skyler ormai con la schiena premuta contro la parete.

Poteva chiudersi in bagno in qualsiasi momento. Austin spostò lo sguardo da lei alla scrivania e viceversa. Poi scoppiò a ridere. Battè i pugni sulle ginocchia e lacrimò. Skyler restò basita. Cosa aveva da ridere? Austin posò una mano sul ventre mentre tentava di smettere per riprendere fiato. Ma non ci riusciva. Skyler avanzò e gli tappò la bocca con una mano.

- Ci farai scoprire. - sibilò tra i denti e lui si sforzò di calmarsi.

- Ho capito una cosa. Non volevo spaventarti. - spiegò lui una volta libero dalla sua mano.

Skyler - Una contro la fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora