Capitolo LIII

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La salma di Austin giaceva avvolta in un enorme lenzuolo bianco in quella che costituiva una medievale cella frigorifera.

Il loro rifugio sarà anche stato un mediocre magazzino ma disponeva di tutto il necessario per vivere da latitanti. La polizia era ancora sulle loro tracce e aveva aumentato il valore della ricompensa per chiunque fosse riuscito a trovarli, a maggior ragione se avesse liberato il loro ostaggio dalla prigionia.

Sergei era rimasto rinchiuso in cantina da quando aveva messo piede lì dentro e da ore cercava di resistere alla lenta tortura che la spietata Skyler aveva messo in piedi.

La ragazza non aveva più proferito parola da allora. Aveva consumato il pranzo in silenzio,ascoltando a tratti le conversazioni che la circondavano,tenendo la testa bassa sul piatto immacolato. Le voci di Cole e Nikolaj erano quelle su cui si concentrava di più ma dopo poco si perdeva nei meandri dei suoi pensieri.

Cominciò dal principio. Non ne aveva mai parlato nemmeno con Tennesse e si pentiva di non averlo fatto ma,a volte, nei suoi sogni apparivano i volti di Mikael e Nadia,non li aveva più chiamati mamma e papà dopo quella notte e forse era quello il motivo per cui li rivedeva in sogno.

Nel mondo di Morfeo,tornava ad essere una bambina,e il dio del sonno le faceva rivivere tutto da capo. Sognava sempre la stessa scena.

Era distesa a letto sotto le lenzuola azzurre - perché lei odiava il rosa - stringeva a sé l'orsetto di peluche marrone senza il quale non poteva addormentarsi,era il suo custode nel sonno. Non riusciva mai a dormire senza di lui e senza la buonanotte dei genitori,era una questione psicologica,lo capiva anche a sette anni ma non poteva evitarlo.

Quella notte si era addormentata stringendolo tra le braccia ma sentiva che qualcosa che non andava,si agitava nel sonno,sbuffava,stringeva la stoffa morbida del peluche,si arrotolava nel letto finché non aprì gli occhi. Si era girata molto nel sonno fino a ritrovarsi con il viso rivolto verso la finestra invece che verso la porta.

Le serrande non erano state abbassate e la luce dei lampioni in strada le davano fastidio ma era troppo piccola e debole per riuscire ad abbassarle da sola così iniziò a chiamare il padre ad alta voce perché potesse aiutarla ma al quarto inutile tentativo si mise a sedere fissando la porta in attesa di vederla aprirsi. In quel momento sentì un nodo chiuderle lo stomaco. Perché non veniva da lei?Di solito arrivava di corsa quando lo chiamava nel bel mezzo della notte,forse perché non lo faceva spesso ma quella volta non venne e sentì crescere un forte senso di abbandono. Decise di alzarsi e andarlo a cercare,si sbarazzò delle lenzuola e saltò giù dal lettino un po' troppo alto per le sue gambe corte e coi piedini scalzi si diresse alla porta,abbassò la maniglia e uscì in corridoio rivolta versa la camera dei genitori.

Si stroppicciò un occhio con il pugno chiuso di una mano mente nell'altra stringeva il braccio del peluche,zampettò verso la stanza ed entrò dalla porta aperta. Era buia ma poteva intravedere il profilo dei mobili. Arrivò fin davanti al letto ma si accorse che suo padre e sua madre non erano dove dovevano essere.

Sbattè le palpebre confusa e si accigliò tornado in corridoio. Rimase ferma chiedendosi se erano andati a controllare i suoi fratellini,fece un passo nella direzione della loro stanzetta quando si rese conto che una luce illuminava il parquet.

Si affacciò alla scale e si vide le luci della cucina e del salotto accese,capì che suo papà era di sotto e sorrise contenta di averlo trovato. Iniziò a scendere piano piano tenendosi sul corrimano per non cadere e passo dopo passo giunse alla fine della rampa,saltò l'ultimo scalino ridacchiando e sollevò le braccia vittoriosa per essere riuscita a scendere da sola.

I suoi piedi fecero schack! su qualcosa di liquido,viscoso e dall'odore metallico. Quando abbassò gli occhi sulla sostanza purpurea inclinò la testa domandandosi cosa fosse e la seguì con le braccia dietro la schiena e fare investigativo finché non scoprì l'orrore.

Di solito si svegliava di soprassalto quando il sogno raggiungeva la soglia critica.

Il primo anno fu' il peggiore,ogni notte era così. Non urlava,si svegliava sudata e col fiatone,poi si rimetteva giù e non chiudeva occhio fino al risveglio di Tennesse. Ogni mattina doveva rifarsi il bagno e cambiare le lenzuola. Il suo padrino sospettava degli incubi e tentava di chiederle come si sentisse,come dormisse,cosa sognasse... ma lei aveva già maturato il pensiero di non parlarne,non voleva rendere i suoi incubi più reali di quanto non fossero già e aveva iniziato a chiudersi in sé stessa.

Non voleva più andare a scuola,non voleva più stare con gli altri bambini,nemmeno con la sua amica del cuore. Quando arrivò alle medie chiese a Tennesse di mandarla a studiare nella scuola del suo quartiere e non più in quella che si trovava accanto alla dimora in cui la sua famiglia era stata assassinata. Tagliò ogni rapporto che aveva costruito,finché la CIA non venne a prenderla.

Faceva ancora quel sogno di tanto in tanto ma non lo disse mai al padrino e non l'avrebbe fatto mai ora che non era più la sua insormontabile guida,sempre pronto a essere il suo scudo anche di fronte al carisma di Blake,che per quanto potesse essere gentile era anche irremovibile sulle questioni riguardanti il suo lavoro.

E ora anche suo figlio aveva perso la vita a causa sua.

Skyler non volle vedere mentre lo spostavano dal letto a lì,non volle vedere il ragazzo che amava esserle portato via. Non pensava di poter amare qualcuno come aveva fatto con lui e si rammaricava di averlo capito tardi.

- Austin... - esordì avvicinando una mano al suo corpo senza osare toccarlo. - Ovunque tu sia,perdonami. Non sono riuscita a salvarti ma giuro che nessuno si dimenticherà il tuo nome. -

Tirò sul col naso mentre sentiva le labbra tremolare. Abbassò le ciglia per sigillare il dolore tramutato in lacrime che la colmavano,prese un respiro e alzò la testa al soffitto.

Resisti,devi essere forte per i gemelli,si disse.

Quando riabbassò la testa e si voltò per alzarsi sorprese Cole alle sue spalle,se ne stava in piedi con le braccia incrociate a guardare il fagotto dinnanzi a loro. Skyler lo guardò con profonda tristezza,lui non aveva più nessuno se non lei e non era sicura che sarebbe rimasto con lei una volta posta la parola fine a quella storia.

Rimase in bilico sul bordo dello sgabello in attesa di una sua reazione.

Cole portò gli occhi al suolo,i capelli gli caddero sulla fronte adombrando il suo sguardo. Le spalle si sollevarono e si piegarono in avanti mentre i lineamenti si contraevano e la pelle si tingeva di chiazze rosse. Sussultò.

Skyler si alzò e gli andò in contro prendendo il suo viso tra le mani,aveva gli occhi rossi come se si fosse appena fatto una canna ma sapeva che non era così. Fece scivolare le braccia dietro il collo e lo abbracciò passando una mano tra i capelli scuri.

Sentì le braccia forti di Cole circondarle il busto e stringerla a sé in un modo così familiare ma estraneo al tempo stesso,fu confortevole per entrambi.

In quel momento erano l'una la casa dell'altro perché erano lontani dalla loro dimora ed erano gli unici a ricordare che quel mondo,che sapeva essere meschino e crudele,valeva la pena essere salvato per le felicità che poteva donare,seppur fugace;perché aveva un'anima che nessuna realtà virtuale avrebbe potuto simulare,perché aveva portato la vita in Austin e in Cole,in Tennesse,in Wyatt e Arleen,in Blake e nei suoi genitori.

- Scopriamo perché Moira non ci consentiva l'accesso qui e andiamo a fare giustizia. - lo incoraggiò.

Skyler - Una contro la fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora