Capitolo 11

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La Yamaha procedette tra le strade deserte della notte. Aveva superato ormai il confine della città e dopo pochi minuti apparvero gli edifici dell' Otto.

Si sentiva della musica in lontananza e il suo unico scopo era quello di coprire il rombo dei motori. L'estetica delle abitazioni era in un profondo stato decadente. Le porte erano formate da tendaggi in plastica sporchi e appesi agli stipiti superiori.

Austin ne attraversò una e procedette lungo un corridoio il cui suolo era pieno di cartacce ammuffite, incollate al suolo insieme qualcos'altro di poco igienico.

Sfociarono nella facciata opposta e la luce colorata dei neon li investì. Austin rallentò e parcheggiò la moto in un apposito spazio quadrato largo una ventina di metri. Skyler balzò giù e liberò i capelli dal casco. Se li riavviò passandoci in mezzo le dita e attese che Austin la raggiungesse.

Uscì dal posto auto e si guardò intorno. Poté vedere gli ospiti dell'Otto in tutta la loro stravaganza.

Una donna di colore sfoggiava un vestito fucsia e verde shoking che lasciava scoperte le gambe lunghe. La parte superiore era formata da una scollatura a cuore troppo piccola per il suo seno. Camminava su tacchi vertiginosi rivestiti da paiettes argentate e in testa portava un cerchietto con piume colorate di pavone. Erano grandissime e tinte di colori diversi. Le ciglia finte della donna andavano a braccetto.

Un uomo la accompagnava e il suo semplice abbagliamento in camicia e pantaloni sembrava l'ombra degli abiti della compagna. Aveva profonde occhiaie sotto le palpebre e gli occhi vitrei, probabilmente era un tossico dipendente.

Austin e Skyler li seguirono oltre una soglia da cui fuoriuscivano luci al led e una musica assordante.

Si ritrovarono a camminare su un terrazzo che si dipartiva su entrambi i lati per condurre agli altri stabilimenti o al piano sottostante. Lo scenario che si aprì era pari a quello di un Rave cento volte più esagerato.

Sotto di loro la pista era circondata da corridori seduti su moto dipinte con fiamme rosse e teschi verdi accompagnati da presagi di morte. Su una di esse era scritto in caratteri cubitali momento mori: ricordati che devi morire.
Davvero delizioso.

Le auto erano parcheggiate sul lato opposto e alcune sobbalzavano anche da spente.
Skyler lasciò sorvolare lo sguardo fingendo che quel movimento fosse normale.

Il terrazzo su cui si trovavano era molto lungo e si allungava per una cinquantina di metri alla loro destra. Quelli che un tempo erano appartamenti comunicanti si erano trasformati in un unico bar. Ogni tot stanze si trovavano alcolici e intrattenimenti differenti. La gente camminava già muovendosi a zig zag. I ragazzi e gli uomini smaniavano per vedere uno degli spettacoli organizzati dai capi e si spintonavano come una branca di pesci alzando mazzette in aria.

Skyler arricciò la bocca disgustata sapeva che il tipo di esibizione organizzata lì dentro poteva fare invidia al quartiere a luci rosse di Amsterdam.

Voltò la testa dall'altra parte e si appoggiò con gli avambracci alla ringhiera. Sotto di lei si aprivano le scommesse sul vincitore della gara di quella sera.

Riconobbe il volto di un uomo che vedeva spesso durante la settimana, circa tre o quattro volte. Era brillo ma non del tutto ubriaco, la camicia bianca era infilata sotto la cintura dei pantaloni per metà e con una mano alzava un bicchiere di birra mentre contava una trentina di banconote depositate sul tavolo.

La prima volta che l'aveva visto lì era rimasta stupita ma al contempo euforica. Era nato all'istante un tacito rapporto professionale tra di loro. Durante le ore in cui si ritrovavano nella stessa stanza erano degli estranei ma all'Otto era colui che si assicurava che una parte delle vincite arrivasse a lei.

Skyler - Una contro la fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora