Skyler si materializzò nel bel mezzo di un casinò lussuoso vestita di tutto punto. Portava un vestito rosso che le avvolgeva le coscie nella seta e una profonda spaccatura si apriva sulla schiena. I capelli erano raccolti in una specie di ciambella sopra la testa. Si guardò intorno e riconobbe vari tavoli da poker, blackjack, slot machine... Alla sua sinistra si allungava un bar infinito dove i camerieri si affaccendavano senza sosta per preparare cocktail. I suoi vertiginosi tacchi neri affondavano di qualche millimetro nella moquette rossa. Si domandò come sarebbe riuscita a camminare. Fece qualche passo trabballante ma riuscì a stabilire un equilibrio. Si avviò verso le slot machine scrutando i giocatori in cerca del suo avversario. Gli ospiti del casinò erano innumerevoli e di ogni età. I loro avatar erano affascinanti anche se in quel momento il loro io reale era seduto comodamente su un divano con il computer sulle ginocchia e la camicia macchiata di birra.
Girovagò per una buona mezzora tra volti sconosciuti poi si sedette su uno sgabello girevole davanti al bancone con i piedi doloranti. Appoggiò la mano allo guancia e fece cenno al barman di portarle qualcosa. Quello arrivò subito e le servì un martini dove c'era più soda che alcool. Lo bevve lentamente continuando a volgere l'attenzione sulla stanza. Davanti a lei c'era un tavolo da poker pieno zeppo di fiches colorate. Un sacco di gente si rovinava la vita pur di sedersi a quel tavolo.
Assurdo! Non riusciva nemmeno a spiegarsi come fosse possibile che una persona perdesse tutti i suoi beni in quel modo.
Terminò il suo drink e lo lasciò sul ripiano. Il barman che glielo aveva servito stava dietro di lei con un foglietto in mano, picchietò il dito sulla sua spalla nuda per cogliere la sua attenzione e lei gli rivolse un espressione confusa quando si voltò.
Nelle realtà multimediali non esistevano conti da pagare perciò non capiva cosa potesse essere. Lui glielo porse senza dirle nulla poi si diresse da un altro cliente. Un tipo davvero loquace. Skyler lo guardò allontanarsi prima di leggere le parole sul pezzo di carta.
Tic! Tac! Non mi hai ancora trovato? È un vero peccato che il tranello tu non abbia scovato.
E questo cosa diavolo significava?Quale tranello?
Skyler si voltò di scatto e si mise in piedi. Scrutò la folla in cerca di weapon33. Vedeva solo pelate lucide e donne cariche di trucco. Poi un movimento catturò il suo sguardo.
Weapon33 era davanti all'entrata del casinò con la sua distinguibile tenuta nera. Portava sempre un casco da moto che non le consentiva di vedergli il volto. Si precipitò verso di lui sfoderando una pistola lucente comparsa per magia sotto lelastico del vestito. La tenne bassa per non allarmare i presenti e la sollevò appena weapon33 tentò di scappare. Il colpo partì ma lui fu svelto e riuscì a schivarlo.
Lo seguì all'esterno. Le luci al neon di una Las Vegas virtuale le ferirono gli occhi ma non la fermarono. Era decisa a inseguire il suo nemico e strappargli via quello stupido casco. Era da quattro anni che glielo vedeva indosso ed era ora di toglierlo. Si gettò all'inseguimento tra le strade sudice della città del peccato con il braccio spianato davanti a sé. Appena aveva la visuale libera premeva il grilletto. I passanti si scansavano per farli passare, alcuni urlavano e i ragazzi lascivi mandavano grida di apprezzamento alla sua mise. Skyler li ignorò.
Svoltò a destra in un vicolo poco illuminato e disgustoso. La puzza delle fognature fece assumere un colorito verdognolo al suo volto. Si coprì la bocca con una mano e rallentò. Weapon33 era svanito.
Di nuovo.
Poi una voce profonda la prese alla sprovvista. Sollevò lo sguardo insieme alla pistola. Da lì non poteva mancare il bersaglio. Weapon33 la sovrastata inginocchiato su un davanzale.
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Skyler - Una contro la fine
خيال علميSkyler Shane è una ragazza che fa di tutto per allontanare le persone e passare inosservata,soprattutto tra i suoi coetanei. È orfana di entrambi i genitori e l'unica famiglia che ha,è costituita dai suoi fratelli gemelli più piccoli e il suo padrin...