trentatre

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ʏoonɢı

Quell'uomo dal mio stesso sorriso, così simile a me, colui che mi ha messo al mondo ma che ha sbagliato in continuazione per poi abbandonarmi, adesso mi è di fronte.

Il suo viso è tirato da una smorfia indecifrabile. Col tempo ho perso la capacità di leggere nei suoi occhi scuri tutto ciò che gli passa nella mente. Tutti quei sentimenti privi di bontà, sempre cupi e tormentati.

«Quindi? Hai da dirmi qualcosa?» azzardo a chiedere per iniziare una conversazione con lui che per tutto il tempo da quando siamo arrivati in questo squallido ristorante non ha fatto altro che guardarsi intorno nervoso, come se stesse preparando un discorso da farmi nella mente.

Ieri mi è arrivato il suo messaggio, voleva parlarmi a tutti i costi, a quanto pare, e aveva voglia che non portassi Jimin con me in questo posto oggi, ma io l'ho fatto. Non posso stare senza di lui, la sua mano stringe fortemente la mia e mi da sicurezza.
Se non ci fosse questo ragazzo sarei già imploso dalla rabbia, quel volto anziano in una finta espressione remissiva mi da sui nervi.

«Come posso farmi perdonare Yoongi?» va dritto al punto, incrociando il mio sguardo, questi suoi modi di fare mi fanno innervosire, perché sono fin troppo simili ai miei.
Più lo guardo e più mi ci vedo riflesso, come se stessi parlando con me stesso. Come se lo specchio di fronte a me voglia risucchiarmi a tutti i costi dentro l'oblio più totale. La differenza sostanziale è che io non ho mai abbandonato chi dovevo proteggere ad ogni costo.

«Dovresti capirlo tu. Credo tu debba comportarti da padre, cosa che non hai fatto in più di dieci anni della tua vita. È dura recuperare il tempo perso, ma voglio darti una mano» Jimin continua a guardarmi preoccupato e il suo sguardo si sposta velocemente tra me e il signor Min in pochi secondi.
Sta osservando tutto nei minimi particolari. Quando è concentrato è così bello, potrei baciarlo in questo momento a sorpresa di tutti in questo locale.

Ho solo voglia di sparire adesso. Tra le braccia del piccolo rosato, cullato dalla sua voce soave e dai suoi dolci baci.

Ma un tono rauco interrompe i miei desideri. «Ti andrebbe di fare una visita al parco divertimenti? Solo io e te? Un'uscita tra padre e figlio?»

«Non considerarmi tuo figlio come io non ti considero mio padre, grazie» bofonchio, lo sguardo dell'uomo si fa cupo. È sempre stato bravo a fingere determinate emozioni, ma questa volta potrebbe essersi pentito sul serio.
E come mi suggerisce Jimin è meglio dargli una possibilità.
«Quando?»

«Oh, domani! Domani ti va bene? Verso le 16?» il sorriso gli colora il volto. Ed io mi giro quasi schifato verso Jimin, che è lì, a rassicurarmi indossando la sua solita curva splendida sulle labbra, annuendo energicamente.

«Mh... va bene.»

➳Kiss My Lips Again ✧ʏᴏᴏɴᴍɪɴ✧ ⌈✔⌋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora