CAPITOLO TRE

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Gwen varcò la soglia di casa emettendo un vero e proprio sospiro di sollievo. Non erano morti ed erano riusciti nel loro intento di raccogliere nuovo cibo, che sarebbe con assoluta certezza bastato per settimane intere.
Non c'erano nemmeno state ferite troppo profonde da rimarginarsi ed era certa di potere perciò definire quella missione come più che riuscita.

Venne immediatamente raggiunta da una Bridgette apprensiva, che con amore l'avvolse in un proprio abbraccio quasi con le lacrime agli occhi, mentre salutò i due con un cenno, il tutto sfoggiando un solare ed ampio sorriso.
"Siete vivi... E' fantastico" disse poi scostandosi un ciuffo biondo che le ricadeva fastidiosamente sugli occhi, oscurandole leggermente la vista.
"Siamo stati via solo tre giorni..." Non potè fare a meno di aggiungere saccente il militare, non comprendendo tutto quel calore, non riuscendolo a giustificare come semplice simpatia. Era troppo preoccupata per una cosa tanto superficiale come una missione così breve.
"Tre giorni nella Desert_Zone non sono come tre giorni nel mondo falsamente agiato del Governo. Ricordalo" gli sputò in faccia Gwen, stizzita da quel suo comportamento di costante superiorità, che lui ostentava con cocciutaggine innata, per poi lasciare la stanza in procinto di lavarsi almeno un minimo da quell'insopportabile sudicio sangue che la impregnava dal combattimento avvenuto al confine. Non aveva ancora rialacciato, sempre se ci fosse stato qualcosa da riallacciare, i rapporti con Duncan.
Nel frattempo, il resto di quella sorta di malconcia resistenza, si era riunito in cucina, dove la sola assente era per l'appunto la dark a capo di quel commando.
"E' davvero moltissimo cibo..." mormorò strabiliato Noah, mentre Dj sistemava ogni animale nella cantina dove il sale ed il ghiaccio li avrebbero mantenuti in buone condizioni.
"Sì... Non credevo potessimo trovarci di fronte a tanta abbondanza" aggiunse dopo brevi istanti Geoff sistemandosi il cappello che era solito a portare.
"Abbondanza?" lo riprese immediatamente Scott, seppur non con cattiveria "Magari. E' qualcosa di temporaneo e fittizio. Là fuori ogni secondo la situazione diviene più critica" aggiunse poi sempre il rosso andandosene.

Duncan rimaneva là, in silenzio, guardando quel branco di ragazzi, tutti così diversi da parire un qualcosa di estratto a sorte, collaborare per un fine unico come il suo, mentre una domanda costante e frequente gli rimbombava nella testa dall'ultima volta in cui aveva parlato con Gwen in modo quasi pacifico.

Se lei era tanto convinta delle proprie prospettive, perchè non ne parlava?

Fu grazie a quel pensiero che trovò il coraggio di prendere la parola attirando l'attenzione di quei ragazzi che avevano iniziato da breve una conversazione nella quale lui aveva solo che evitato di inserirsi, palesemente disinteressato.
"R-Ragazzi... Mi chiedevo una cosa..." esordì quindi Duncan leggermente in imbarazzo mentre tutti iniziavano a guardarlo. Chi con interesse e chi con disgusto, perchè infondo, lì dentro nessuno voleva avere a che fare con il Governo di cui il militare, tanto apertamente, si vantava.
Nessuno parlò, facendogli domande o anche solo zittendolo, così lui tornò a prendere parola "Io qui ci sono finito per sbaglio... Ma voi?"
Il silenzio non osò spezzarsi di fronte a quella tanto aperta domanda che risvegliava in tutti amari ricordi, od almeno così fu fino a che Heather, altezzosa e sgarbata, non fece un passo avanti coraggiosamente.
"Ognuno ha la propria storia. Non vedo perchè tanto interesse..." sibilò semplicemente velenosa, parlando per buona parte dei presenti, che con tacito assenso esortarono la ragazza a continuare, ma Duncan la interruppe.
"Voi dite che sono in torto, no? Spiegatemi dunque..."
"Vuoi davvero mettere in dubbio la tua cieca fiducia nei confronti del Governo?" lo schernì Geoff, avvicinandosi di un paio di passi.
Il militare annuì sospirando, per poi prendere la parola "Mi interessa davvero capire"
Heather annuì a vuoto, sedendosi su una sedia accostata ad una parete della stanza pronta ad iniziare il proprio racconto colmo di ricordi che l'avevano persino fatta piangere nonostante fosse una persona dura e ardua da scalfire. Ma la Desert_Zone terrorizza, e così sempre e per tutti fu.
"Ero una scrittrice di fama mondiale. Heather Nishigawa, se ti dice qualcosa. Se non mi conosci, conoscerai il mio alias, Erika Benson. Era così che firmavo i miei romanzi." sospirò lei introducendo se stessa con malcelata nostalgia.
"Erika Benson? M-Ma eri famosissima! Dissero che eri-" "Che ero morta a causa di un tragico incidente automobilistico, lo so. Dopo il processo mi spiegarono ciò che sarebbe accaduto, così da farmi rendere conto della solitudine che avrei sofferto. Nessuno sarebbe venuto a cercarmi... Avrebbero ricreato un corpo e un'auto in fiamme." fece lei interrompendo Duncan, che basito, non poteva credere di trovarsi di fronte ad una delle persone più famose dei propri tempi.
"Non capisco... Cosa avevi fatto?" domandò il militare confuso, non riuscendo a potere pensare a quella ragazza nell'atto di un omicidio o di un furto. Non colei che aveva vinto un nobel per la pace e vari omaggi alla scrittura.
"Amavo il Governo. Esattamente come te. Durante la guerra in cui esso, tragicamente, vinse, io ero malapena una bambina e non capivo il male che rappresentava. Comunque, sai... Ho scritto vari libri, iniziando da saghe, finendo con tematiche importanti. E conclusi il mio ultimo manoscritto qualche mese fa... Anche se a essere sincera, pare un'eternità." mormorò abbassando lo sguardo e scavando tra i propri ricordi.
"Parlava di indagini svolte da me. Erano interviste e lettere, il tutto sottoforma di brevissimo romanzo, che aveva come protagonista un ragazzino... Beh, sta di fatto che il fulcro di queste informazioni era proprio la Desert_Zone ed il fatto che questo ragazzino fosse stato condannato ingiustamente. Mi minacciarono, dicendomi che avrei dovuto eliminare il manoscritto, ma io rifiutai. Vedevo in esso il prossimo nobel, e beh... Chi mai se lo negherebbe?" ci scherzò sopra la mora accennando un sorriso sghembo.
"Mi hanno sequestrata qualche giorno dopo, ma ormai il manoscritto era in pubblicazione. Fermarono le stampe e cercarono chiunque avesse acquistato le prime copie, deponendolo nella Desert_Zone. Io venni..." prese una pausa alzando le mani e mimando il gesto delle virgolette "Processata" scherzò, capendo che ciò in cui era stata coinvolta non era minimamente paragonabile ad un leale processo.
"Non avevo un avvocato difensore nè tantomeno un testimone. Mi chiesero solo se avevo intenzione di lasciare qualcosa a qualche mio familiare... Il Governo non può permettersi errori, disse poi una donna dai capelli castani riferendosi al fatto che il ragazzino nel mio libro fosse stato gettato là a causa, per l'appunto, di un errore. E la mia storia è dunque questa" concluse poi la ragazza guardando il militare, che incredulo avveva udito ogni singola parte con un'attenzione a lui poco consona.
Era davvero possibile tanta intolleranza? Lo avrebbero potuto spacciare per un fantasy, ed invece avevano condannato una giovane e talentuosa scrittrice dal futuro spianato davanti ai propri occhi.
"Io invece..." esordì Bridgette dopo qualche minuto, attirando l'attenzione di Duncan, che era rimasto qualche momento a riflettere sulla situazione di Heather, facendogli sollevare il volto.
"Noi..." incalzò Geoff, affiancando la ragazza che aveva appena preso la parola, per poi proseguire "Siamo stati condannati insieme"
Duncan storse un labbro, non capendo, mentre la bionda gli si faceva sempre più vicina e tentennante al medesimo istante.
"Ero promessa sposa ad un uomo molto più anziano di me. Di almeno vent'anni. Era un amico di mio padre, vedovo, al quale proprio mio padre promise di concedergli la mia mano in sposa al compimento dei 16 anni di età. Eppure io non lo amavo... Nonostante il Governo non parlasse mai di amore, io ero certa esistesse, nonostante non sapessi come definirlo." spiegò la ragazza poggiandosi le mani, una sopra l'altra, sul proprio petto, in corrispondenza del cuore.
"C'era un ragazzo, della mia medesima età, con il quale mi sentivo sempre felice e protetta... Come riscaldata da qualcosa di invisibile, ma potente. Non immaginario, affatto. Quando ero con lui, mi pareva che il mondo potesse anche non esistere a patto che lui, però, rimanesse. Anche sospeso nel nulla, senza una ragione." sorrise Bridgette pronunciando quelle parole ed avvertendo la mano di Geoff afferrare la sua.
"Arrivò il giorno del matrimonio. Poi quello successivo, e quello ancora seguente, ma con quell'uomo  non avvertivo alcun calore. Avevo paura... Mi violentava, sempre." si fermò qualche minuto per riprendere fiato, mentre la sua voce andava a spezzarsi dal terrore e l'angoscia.
"Poi un giorno, quel ragazzo che mi piaceva tanto, tornò a bussare alla porta di casa dicendo che nonostante fossi sposata, lui mi avrebbe desiderata per sempre.... E così commisi il mio primo errore. Iniziammo a vederci, ed amarci segretamente, capendo con certezza che quel sentimento esisteva ed era palese di fronte a noi, sino a che mio marito non lo scoprì"
Duncan ascoltò le parole della ragazza silenzioso, meditando sui sentimenti che le trafiggevano le parole che ormai erano divenute un sussurro tremolante e spaventato quasi da quei ricordi che riaffioravano impetuosi dalla mente.
"Mi prese e mi legò al letto per giorni.... Inerme... Indifesa. Poi, dopo avere abusato di me per l'ennesima volta, quando capì fossi in seria fin di vita, mi slegò portandomi via. Venni condannata di adulterio, e prima che lasciassi la sala, portarono un altro ragazzo, quello che amavo, che continuava a urlare di essere lui il colpevole e che lui doveva scontare la pena, non io... Che io non meritavo di andare nella Desert_Zone, perchè lui mi aveva obbligata, ma poi-" "Poi lei disse che avrebbe preferito passare il resto della vita nella Desert_Zone che un solo altro giorno affiancata da l'uomo che era suo marito. Che non ero io." la interruppe Geoff abbracciandola e lasciandole un bacio sulla fronte.
"Ci condannarono insieme, dicendo che il nostro amore ci avrebbe resi pazzi, ma sai cosa? Si sbagliavano... Siamo qui e siamo felici di essere insieme..." aggiunse poi il biondo, tenendo ancora tra le braccia colei che amava sopra ogni cosa esistesse su quel dannato e chiavo pianeta.
"E' incredibile..." soffiò ammutolito Duncan, rendendosi conto che il sentimento che legava quei due ragazzi, li aveva probabilmente salvati più e più volte, ma che, nonostante ciò, non lo esibissero costantemente ed apertamente.
Nascondevano la loro felicità, per non fare pesare la solitudine ad altri.
"Già..." Asserì Bridgette in un lieve sorriso, per poi aggiungere "Fu con il nostro arrivo che Gwen decise di formare la resistenza."

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