CAPITOLO OTTO

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Era ormai notte inoltrata. Gwen era in quel piccolo giardino improvvisato, circontato da una cinta di mura -anch'essa improvvisata- e guardava il cielo stellato, sperando di scorgere in esso un qualche aiuto o segno.
Tutti erano dalla sua parte. Ognuno di quei ragazzi le aveva dimostrato quanto credeva in lei, ed ora il fardello che portava con sè, sembrava improvvisamente aumentato. Si era sentita indubbiamente felice quando tutti le avevano dimostrato la loro cieca fedeltà, ma adesso, dopo avere rifettuto qualche ora, capiva quanto quelle poche, quanto fondamentali, persone credessero in lei. Era qualcosa di troppo grosso per una ragazzina come lei.
Si portò una mano tra i capelli, scompigliando quella lunga chioma ebano che le circondava il volto sin da quando era malapena una bambina, sospirando, sperando di potere cancellare, anche se solo per qualche istante, quegli improvvisi dubbi che l'avevano assalita: come sarebbe riuscita a proteggere tutti? Come si sarebbero nascosti? Cosa aveva effettivamente intenzione di fare, una volta superata la recinzione?
La verità? Qualsiasi cosa avrebbero fatto dal momento in cui avrebbero lasciato la Desert_Zone, erano ora supposizioni malapena realistiche.
Dove era finita la convinzione che, solo poco prima, le incorniciava il volto rendendola un'arma pronta allo scatto, pronta ad affrontare ogni guerra imminente pur di donare, anche solo ad un bambino, un futuro migliore? Sfumata. Scomparsa nella realizzazione che non aveva effettivamente nulla da cui partire. Svanita nel momento in cui aveva compreso che lei era una e loro mille.

Fu un sospiro stanco al suo fianco a risvegliarla dai propri pensieri. Si voltò in direzione del suono udito, incontrando una figura seduta vicino a lei, esattamente nella sua stessa posizione: la schiena abbandonata contro la parete ed il volto rivolto al cielo completamente limpido che li sovrastava.
"Duncan Smitt" esordì lei, attenta a ritornare con il proprio cipiglio deciso "Che fai? A quest'ora dovresti dormire, non credi?"
Il ragazzo si limitò a sollevare le spalle, continuando a contemplare il firmamento stellato, sorridendo innocentemente "Non ci riuscivo" disse poi semplicemente, lasciandola con la sola reazione di sorridere qualche istante. Era davvero sincero ed irriverente quella sottospecie di militare.
"Sai, forse ti ho davvero perdonato" disse dopo qualche minuto di silenzio la dark, ripresasi dalla semplicità di lui "Sempre che ci sia davvero stato qualcosa per cui odiarti"
Duncan la guardò confuso "Oh, sì che c'è stato!" esclamò dunque ironicamente, mentre la ragazza si voltava in sua direzione, non capendo di cosa lui parlasse "Abbiamo combattuto un paio di volte, ho insinuato che tu stessi con Scott e beh... Il fatto che io sono un pacificatore non ha contribuito ad entrare nelle tue grazie, direi"
"Piccolezze" scherzò Gwen, decidendo di accogliere la comicità di lui, il quale non potè evitare di sentirsi incredibilmente sollevato dalla reazione di lei. Era complicato interagire con la loro 'caposquadra', ma era indubbio il fatto che la apprezzasse molto. Aveva una personalità forte ed indipentente, e la sua bontà d'animo era qualcosa di troppo cristallino perchè non fosse notata.
"Sai... Mi sento in dovere di ringraziarti per come ti sei fatto avanti poco fa" esordì nuovamente lei dopo qualche minuto di silenzio, passato a contemplare attentamente un cielo che, almeno per quella sera, non pareva intento a promettere speranza "Ma non ce la faccio."
Lui la osservò confuso, non dicendo però nulla. Lei comprese benissimo la domanda sotto intesa da quell'espressione.
"Tutti contano davvero ciecamente su di me... E se... Li deludessi?" concluse lei cercando lo sguardo di lui, leggermente nascosto dal buio portato dalla notte. Incontrò i suoi occhi blu, visibili anche in quell'oscurità da quanto splendevano, e cercò in essi quel dubbio che lei stessa avvertiva, inutilmente.
"Non deluderai nessuno" si limitò a dire il militare mantenendo il suo sguardo, sperando di tranquillizzarla con la propria sicurezza.
"Come puoi esserne tanto certo? Siamo così pochi... Messi a confronto con-" "Lo so perchè nessuno di loro si aspetta nulla da te" la interruppe lui, facendola sussultare leggermente.
"Loro capiscono benissimo quale sia la situazione, e l'hanno accettata. Sanno in quali condizioni si stanno portando a combattere... E comunque" proseguì lui, alzandosi in piedi continuandola sempre ad osservare "Non ci siamo solo noi a detestare il Governo"
Lei, di fronte quell'affermazione, lo seguì. Si portò in piedi, raggiungendolo e sentendosi improvvisamente più speranzosa, come se quel segno che, quella notte, tanto aveva bramato, fosse giunto.
"Che intendi?"
"Pensi che tutti gli abitanti  lo amino?" domandò lui a lei, non dandole una risposta certa. Lei si limitò a scrollare le spalle. Cosa poteva saperne infondo? Non aveva mai varcato le soglie di quella prigione e non poteva nemmeno immaginare cosa avrebbe visto.
"Esistono innumerevoli ribelli: non ricordi come sono precipitato qui? Poi, le persone messe 'alle strette' lo detestano. Basterà raccontare la vostra storia per essere ascoltati. Oltretutto io sono un pacificatore e conosco molte persone che lavorano sul mio stesso campo... Credo che mi ascolterebbero se dicessi loro ch-" "Mi stai dicendo che sei dalla nostra parte, Duncan Smitt?" questa volta fu lei ad interromperlo, improvvisamente con una scintilla nello sguardo.
Inutile negarlo, lo aveva sperato a lungo che lui cambiasse idea riguardo i suoi assurdi principi, ma non gliene aveva più parlato da qualche giorno. Aveva persino creduto che, una volta evasi dalla Desert_Zone, lui sarebbe tornato dalla parte del Governo, abbandonandoli ad un destino crudele. Udire, dunque, quelle parole uscire dalla sua bocca, era qualcosa di incredibilmente idilliaco.
Il ragazzo si limitò a sorridere "Mi pareva evidente"
Di fronte quella risposta, la ragazza non riuscì a trattenersi. Mosse un paio di passi in sua direzione, finendo tra le sue braccia, non resistendo. Lo abbracciò come si trattasse di Scott o Bridgette, le persone a cui più teneva al mondo, non pensando nemmeno alla reazione di lui. Avvertì una sorprendente gioia invaderla, facendo improvvisamente divenire tangibili tutte quelle speranze fittizie, degne di un sognatore, che per anni aveva coltivato.
Lui, dall'altra parte, era rimasto basito di fronte la spontaneità e l'umanità di lei, avvertendo quel contatto tanto sincero come una porta che, se prima era sempre stata chiusa, ora si era spalancata completamente. Ricambiò l'abbraccio di lei, cingendola a lui, non potendo evitare di venire investito da tutto il riconoscimento di lei.
Ancora con il viso nascosto nel suo torace tornò a parlare grata "Grazie mille, Duncan Smitt! Grazie!"
Lui si limitò a darle un buffetto sulla schiena, non sapendo bene come esprimersi, palesemente impacciato -per la prima volta- di fronte ad una ragazza. Ma non una qualunque, lei era Gwendolyne Carter, la sola ed unica comandate della resistenza più determinata che esistesse. La ragazza nata nella Desert_Zone. La persona più unica che potesse esserci.

DESERT_ZONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora