CAPITOLO VENTICINQUE

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"Combatteremo pur di raggiungerla."

***

Gli occhi della ragazza si aprirono lentamente, in modo pigro e faticoso. Le palpebre le sembravano d'improvviso divenute cemento, tanto le parve arduo lo sforzo da compiere pur di aprirle. Non appena volse uno sguardo al mondo che la circondava, avvertì immediatamente un doloroso bruciore alle retine: il sole batteva caldo e aggressivo sulle terre nelle quali si trovava, ed immediatamente ricordò quanto quella calura fosse simile a quella che era stata sempre costretta ad avvertire nella Desert_Zone. Subito, in pochi brevi quanto lancinanti istanti, un dubbio doloroso le si impose nella mente. Sgranò gli occhi, fingendo di non avvertire le lacrime pungerle oltre essi, ed immediatamente tastò il terreno, incontrandolo sabbioso e caldo. Si guardò attorno per interi minuti, completamente spaventata, con il fiato corto e la fronte sudata, ma per quanto potesse continuare a cercare, non vi era alcuna traccia di edifici o strade. Tentò di piantare le unghie nel terreno, fino quasi a staccarle, come in un disperato tentativo di potere avvertire qualcosa oltre la terra secca e la sabbia cocente, ma non vi era niente. Scavò a lungo, fino a sentire le punta delle dita bruciare, ma il risultato non cambiò: era circondata dalla terra arida della Desert_Zone, l'avrebbe riconosciuta tra mille. Immediatamente sentì il respiro farsi sempre più fiacco, ed un bisogno di respirare impellente la divorò. Iniziò ad annaspare, seduta a terra, come una folle. Serrava le mani fino a rendere le nocche pallide, e si mordeva il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Il sapore ferroso le pervadeva la bocca, ma nulla era equiparabile al disagio dovuto a quell'improvvisa presa di coscienza: era nuovamente in trappola, e questa volta da sola, per sempre.

Sospirò un'ultima volta, prima di imporsi di calmarsi e di riflettere a fondo. Infondo non era quella la soluzione? La medicina a tutto? Non era stata lei stessa a dire a Duncan che la riflessione era la chiave? Sì, era stata dannatamente capace di dirglielo.
Con la poca lucidità rimastole, tentò di riportare a galla i ricordi degli ultimi  avvenimenti. Era stata portata al cospetto di un'inquietante donna invasa dalla follia, la quale -dopo averle parlato- l'aveva colpita, facendola svenire. Non vi era altro oltre questo nella sua mente -oltre tutto quel buio-, a parte la certezza di avere salvato Zoey e il resto della resistenza. 
Gwen sorrise malinconicamente. Probabilmente aveva fatto più di quanto avrebbero potuto fare in una differente situazione. Forse quel branco di giovani sarebbe riuscito a cavarsela comunque, nonostante tutto. Forse potevano crearsi una nuova vita e, magari, lei sarebbe sopravvissuta -per qualche tempo-.
Facendo leva sulle gambe, e scacciando quell'ultimo fugace pensiero, si portò in piedi, avvertendo immediatamente una dolorosa fitta all'altezza del petto. Incurante della possibile presenza di nemici, si alzò la maglietta, incontrando, poco sopra il seno, una ferita profonda e non rimarginata. Poteva vedere i due lembi di pelle cuciti fra loro per mezzo di un filo nero e spesso: qualcosa che le fece salire alla gola un conato di vomito che, però, represse con determinazione. La pelle attorno al taglio era stata lasciata sporca, ed ora il sangue si era rappreso su essa. Eppure, Gwen sapeva che, oltre quello strato di sporco vermiglio, un'infezione stava, con ogni probabilità, dilaniando le sue membra intorpidite. Qualsiasi cosa le avessero fatto era palese che non vi fosse stata alcuna precauzione igenica, e perciò dedusse in fretta che qualsiasi cosa le fosse successa, doveva essere accaduta in fretta e con poco conto. Sospirò, non preoccupata più di tanto. Era certa che entro breve sarebbe morta. Nessuno poteva sopravvivere nella Desert_Zone, non da solo.
Ormai stremata dalla calura, si tolse la giacca e si strappò con attenzione le maniche troppo lunghe della camicia. Stracciò anche i lembi della gonna scura, creando uno spacco parecchio ampio, con il quale le sarebbe risultato più semplice muoversi. Si portò una mano sulla fronte, intenta ad ombreggiarsi gli occhi, e si guardò attorno per l'ennesima volta. Aveva le mani sporche di terra, e la bocca secca, ma sapeva con certezza di non potere fare nulla a riguardo. Era terrorizzata, ma non le sarebbe servito darlo a vedere. Si limitò a posare una mano sul suo petto, mentre avvertiva il cuore batterle frenetico.

DESERT_ZONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora