CAPITOLO TRENTA

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Un sospiro strozzato si levò al centro dell'ingresso, spezzando senza alcuna pietà quel silenzio che ormai fischiava in modo pungente nelle orecchie di Thomas, ancora fermo nella sua stanza, incerto sul da farsi. Udì dei passi, prima lenti e timorosi, farsi poi veloci ed allarmati. La recluta chiuse gli occhi, sospirando. Quelle giornate si stavano facendo infinite ed inaffrontabili. Non riusciva a lasciare la propria stanza, nonostante potesse udire con chiarezza dei passi all'interno dell'appartamento. I suoi piedi non rispondevano, non poteva muoversi. Improvvisamente, non gli interessava più del disgustoso odore acre e pungente del cadavere al suo fianco. Si era paurosamente distanziato dalla realtà che lo circondava. Era troppo dolorosa per viverci.
Nella sua mente si stagliavano nomi e pensieri continui: Zoey, Duncan, Gwen, ribellarsi, Governo, fuggire, combattere, paura, coraggio, sangue, morte, armi, fuoco, i suoi genitori... Quell'ultimo pensiero, in particolare, lo fece tremare. Da quando Duncan era tornato, portando con sé quel pugno di condannati, Thomas non aveva più smesso di pensare alla propria famiglia, e a come essa fosse stata gettata nella Desert_Zone. Si domandava cosa fosse loro accaduto. Prima di conoscere Gwen -così scaltra e preparata- era stato sempre convinto che l'unica possibilità, fosse considerarli morti. Eppure, di recente, era sempre più tormentato dall'idea che loro potessero essere ancora in vita. Magari era solo una vaga possibilità -pressocchè invisibile-, se ne rendeva conto, ma non gli interessava.
Cosa avrebbe detto suo padre -che aveva combattuto pesino con le ughie in nome della libertà-, vedendolo entrare a far parte dell'esercito?

Deluso.

Cosa avrebbe pensato -quell'uomo che aveva imbracciato le armi per difendere la propria famiglia- nel vederlo in quel momento, così combattuto tra l'idea di nascondersi e quella di combattere?

Codardo.

La recluta serrò le proprie mani in due pugni frustrati. Le nocche si fecero pallide in pochi istanti, mentre le unghie affondavano con prepotenza nel palmo rovinato dai numerosi mesi di allenamenti e lavoro. Strinse le palpebre con forza, sino a sentire gli occhi pizzicargli per le lacrime in procinto di annegarlo. Si morse il labbro inferiore, facendolo sanguinare, ma non interessandosene. Infine sospirò, riducendo il proprio sguardo a due linee sottili e combattive.
Suo padre non si sarebbe mai vergognato di avere lui come figlio.

"Duncan? Scott?"
Un richiamo disperato lo fece sussultare, distraendolo dalle proprie riflessioni. Immediatamente, avvertì i muscoli nuovamente in grado di muoversi, e subito si incamminò verso il salotto. Fece capolino nella piccola stanza, muovendosi con passo cadenzato e respirando profondamente. Osservava il pavimento sporco di polvere e detriti, sapendo bene a chi appartenesse quella voce tanto allarmata che aveva fatto il proprio ingresso nell'appartamento. Deglutì prima di parlare.
"Loro... Non so se torneranno."
"Cosa è successo Thomas?" domandò Geoff allarmato, superando Bridgette e giungendo di fronte al ragazzo "Abbiamo visto un notiziario... Loro sono-" "Sono nella Desert_Zone di nuovo, penso per Gwen." lo interruppe la recluta, mostrandosi palesemente teso. Le vene del collo risaltavano nella la pelle chiara del giovane, ed i suoi capelli -disordinati come sempre- gli cadevano con noncuranza sul volto, oscurandogli gli splendidi occhi verdi.
La bionda sussultò, udendo il nome dell'amica "Perchè lì?"
"Non ne ho idea..." rispose in un mormorio affranto il giovane, appoggiando la schiena contro la parete ed abbandonandosi ad essa con frustrazione "Ma so che Duncan non è uno stupido. Se si sono diretti là, significa che Gwenè là. Non c'è dubbio." proseguì sempre Thomas, sottolineando con fermezza quel 'è'.
Geoff soppesò silenziosamente quelle parole, mentre una nuova incertezza si affacciava nella sua mente "E gli altri? Dove sono?"
Thomas alzò lo sguardo, puntandolo verso i due innamorati  "Nella migliore delle ipotesi, non sono ancora tornati..."
Quella risposta spiazzò particolarmente la ragazza, che sussultò nuovamente preoccupata, mentre Geoff comprese subito ciò che il giovane intendeva. Vi era la possibilità che Heather, Noah e Dj fossero in ritardo -quella, a parere della recluta, migliore-, altrimenti era da considerarsi che i tre fossero stati catturati -infondo si poteva dedurre facilmente dalle condizioni dell'appartamento, dismesso e disordinato, che qualcuno aveva fatto irruzione-.
"In poche parole, siamo nella merda. Neppure una notizia decente." dedusse sconfortato il biondo, accomodandosi sul divano ormai distrutto e buttando il proprio sguardo sul soffitto scuro. Sospirò arrendevole, per poi chiudere gli occhi. Neppure Geoff amava quel mondo tanto colmo di sofferenze.
"In realtà, se le mie deduzioni sono corrette, abbiamo sia Gwen che Zoey."
"Zoey?" domandò Bridgette, voltandosi verso la recluta. Quest'ultimo annuì semplicemente, accennando un mezzo sorriso -seppur falso- "E' ferita e si trova in ospedale, ma per lo meno sappiamo che c'è ancora."
"Magra consolazione." commentò sinceramente Geoff, scuotendo il capo, sempre mantenendo gli occhi chiusi ed il viso rivolto verso l'alto "Siamo divisi. Il nostro gruppo è smembrato, e nessuno ci assicura che Duncan e gli altri torneranno sani e salvi dalla Desert_Zone. Già la prima volta non è stato semplice." ricordò il biondo, tornando a quando -solo poche settimane addietro- erano sbarcati ad Indianapolis.
"E poi, ora ci cercano anche." aggiunse Bridgette, restando in piedi al centro della stanza. Non voleva sedersi, come divorata dal terrore di potere crollare e non riuscire più a rialzarsi.
"Ed è per questa precisa ragione che saremo noi a iniziare la guerra..." sorrise sghembo la recluta, esibendo un'espressione furba e spietata. Osservava i due con impazienza, mentre loro si limitavano a non capire quel ragionamento tanto avventato.
"Che vuoi dire?" domandò Geoff, aprendo finalmente gli occhi, come se quella semplice -quanto folle- frase fosse stata la chiave per uno scrigno decisamente fondamentale.
"Ragionateci: se scateniamo l'inferno, chi si preoccuperà più di un paio di ricercati?" incalzò Thomas, scattando in piedi soddisfatto. Si accostò ad un piccolo sgabuzzino sulla destra del corridoio ed aprì la porta. Sorrise, constatando che nessuno vi aveva prelevato nulla.
"Per farla breve, hai intenzione di fare in modo che si scateni il chaos generale, così da allontanare l'attenzione su Duncan?" domandò Bridgette, seguendo con lo sguardo la figura del giovane, il quale -in risposta- annuì semplicemente.
Geoff si alzò,  sistemandosi contro la parete e sorridendo derisorio "E come pensi di fare? Siamo in tre."
Thomas osservò l'altro furbescamente, per poi tirare fuori dal piccolo sgabuzzino un mitragliatore lucido e pesante. Con uno sfozo considerevole, lo posò tra le braccia del biondo, il quale osservò il giovane sorpreso.
"Con un arsenale di questi." rispose la recluta, sorridendo sghemba. Il piccolo stanzino era completamente ricoperto di armamenti militari -come quello di ogni altro membro al servizio dell'esercito, infondo- "E poi, siamo molti più di tre. Vedrai. L'insorgere di un popolo è un ostacolo di considerevole consistenza."
 

DESERT_ZONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora