CAPITOLO UNDICI

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"Salvarli"

Quella parola, detta con tanta sincerità e fermezza, aveva confuso il ragazzo a dismisura. Thomas stava guardando Duncan con gli occhi sgranati, le labbra semiaperte e le mani quasi tremanti. Non riusciva a riconoscere la persona che aveva di fronte, gli pareva impossibile che lui, il rinomato repressore, conosciuto in tutto il pianeta, fosse tornato dalla Desert_Zone vivo, e con l'obbiettivo di proteggere la vita di un mucchio di condannati. Tutte quelle realizzazioni in così poco tempo, troppo poco perchè potesse rifletterci a pieno per capirle, lo avevano totalmente destabilizzato. Quello che aveva di fronte non era lo stesso ragazzo che, solo qualche anno prima, era stato il suo maestro, insegnandogli la differenza tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia; non riusciva più a vedere quel bagliore di freddezza negli occhi blu, ora completamente dominati da un senso di umanità a lui mai appartenuto.
Mosse un paio di passi indietro, andando quasi ad inciampare a causa della sedia, ma riuscendo poi a mantenere l'equilibrio. Non sapeva come reagire. Si voltò poi in direzione della ragazza, ancora ferma contro la parete, esattamente come pochi minuti prima. Era lei la colpevole di tutto ciò che era accaduto, ne era certo. Guardò nuovamente Duncan, ora con gli occhi colmi di domande a causa del comportamento del giovane.
"Tu non sei Duncan..." soffiò dunque in tono di completa accusa Thomas, la voce tremante, terrorizzata ed angosciata all'unisono. Cosa stava dicendo? Si sentiva un completo idiota. Infondo, era palese che l'uomo di fronte a lui era il repressore Smitt, eppure, nonostante ciò, quei comportamenti nuovi, non lo convincevano affatto. Retrocesse ancora di qualche passo, fino ad arrivare contro la parete.
"Che stai dicendo, Tommy?" domandò completamente sconcertato il repressore, avvicinandosi al giovane.
Tommy. il ragazzo digrignò i denti. Duncan lo chiamava spesso così, facendolo sentire quasi parte di quella strana famiglia composta da loro due e lei. Eppure, ora che aveva di fronte quel nuovo uomo, non era certo di potere apprezzare completamente quel nomignolo che, vista la tanto familiarità, lo confondeva maggiormente.
"Non chiamarmi così!" esclamò Thomas alzando la voce, facendo preoccupare la dark poco distante, che tese i muscoli, già pronta a reagire ad un eventuale attacco "Tu non sei lui! Lui non-" "Non avrebbe salvato delle vite?" intervenne il repressore, guardandolo ora con una profonda delusione nello sguardo.
"Non le loro!" rispose prontamente il giovane, non facendosi influenzare dal tono severo dell'altro. Indicò poi Gwen, ancora ferma contro la parete nonostante i sensi particolarmente attivi "Non quella di alcuni condannati!" incalzò poi, gridando quasi.
"Sono cambiato" si limitò a dire Duncan, allargando le proprie braccia come in segno di completa innocenza. Il giovane, in risposta, iniziò a scuotere il capo, ormai con le lacrime agli occhi. Si sentì una nullità: da quanto non piangeva? Si sentiva debole, troppo.
"Una persona non cambia tanto radicalmente in qualche settimana!" cercò poi di tornare a parlare Thomas, seppur soffocato dai singhiozzi che ormai si facevano largo in lui "Una persona sana non volta le spalle a tutto ciò in cui  crede come nulla fosse!" gridò questa volta, per poi accasciarsi contro la parete e lasciarsi andare a sedere, completamente scosso da un pianto rimasto muto per troppo.

Non aveva versato una lacrima per la condanna dei suoi. Era rimasto composto durante l'annuncio della morte del repressore, e non aveva osato singhiozzare nemmeno durante il funerale di quest'ultimo.
Ed ora, rendendosi conto di quanto effettivamente Duncan valeva per lui, dopo essere stato certo di averlo perso per sempre -di avere perso anche l'ultimo straccio di famiglia rimastogli-, era esploso in un assordante pianto, completamente asfissiante e liberatorio, e non era affatto certo di potere riuscirsi a fermare.

Duncan, dall'altra parte, non aveva potuto evitare di osservare i comportamenti del giovane totalmente assorto. Gli dispiaceva davvero che lui non gli credesse, che non capisse che ciò che gli stava dicendo era reale ma, al contempo, era decisamente felice di sapere come il piccolo tenesse tanto a lui. Si chinò fino ad arrivare di fronte a Thomas, ora seduto a terra, per poi parlargli.
"Sai..." esordì mormorando, mentre Gwen, per la prima volta, muoveva qualche passo in direzione dei due "Probabilmente hai ragione"
Il giovane alzò lo sguardo, incontrando quello del repressore, osservò poi oltre lui, vedendo la dark avvicinarsi. La guardò  per la prima volta con attenzione: era giovane, molto. Forse aveva la sua età. Aveva dei lunghi capelli neri ed un corpo ben proporzionato, era realmente bella. Eppure, nonostante tutto ciò, non fu quello a colpirlo maggiomente, quanto l'esperienza che trapelava dal suo sguardo ebano. All'istante attribuì quegli occhi a qualcuno realmente proveniente dalla Desert_Zone, e tornò poi a guardare Duncan, notando quel bagliore di troppo anche nei suoi.
"...E perciò, posso solo arrivare alla conclusione, che probabilmente non sono sano!" scherzò poi il repressore, facendo sorridere la giovane recluta, ora con il pianto ridotto a qualche singhiozzo.
Duncan ricambiò l'espressione di lui, per poi tornare serio "Se mi ascoltassi... Forse capiresti meglio la situazione"
"Allora racconta..." si limitò a sospirare il giovane, decidendo che quel ragazzo, oltre ogni altro, meritava di essere ascoltato.

DESERT_ZONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora