CAPITOLO CINQUE

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"Sai..." esordì Duncan avvicinatosi alla figura in cartone che fungeva da mirino, così da controllare con precisione il foro che aveva appena praticato Geoff con un proiettile "Sei migliorato moltissimo in questi giorni"
Il biondo non riuscì a nascondere un sorriso di fierezza notando come il proprio colpo avesse colpito con straordinaria precisione il punto delineato dal militare poco prima, ed annuì in risposta a quel complimento da parte dell'altro.
"Eri indubbiamente uno dei tiratori più esperti... Ora sei tra i migliori" proseguì dunque Duncan tornando al ragazzo che, tenendo tra le mani la pistola ancora fumante, sfoggiava un'espressione assolutamente indelebile: era radioso e fiero. Una strana unione di sensazioni in quel luogo.
Erano passati solo due giorni dall'inizio degli allentamenti, ma era indiscutibile il miglioramento di ogni singolo ragazzo presente all'interno di quella bizzarra resistenza, ed anche Gwen poteva con fierezza ammettere che il proprio arduo lavoro non era risultato completamente vano. C'erano, certo, elemente più tenaci di altri, ma alla fin fine, ognuno, a modo suo, si impegnava come meglio poteva.

"Sono orgogliosa di loro.." esordì la ragazza giungendo al fianco del militare, mentre il resto dei coinquilini si dirigeva all'interno, ormai finiti gli allenamenti della giornata.
Il ragazzo annuì osservando l'arma tra le sue mani che stava rigirando annoiato, mentre continuava imperterrito a domandarsi che stesse facendo. Ormai era tormentato da quel quesito costantemente.

Era nel gusto o nel torto?

Aveva riflettutto in quei giorni che gli erano parsi lunghi quanto un'intera vita, giungendo ad una sorta di -seppur poco sostanziosa- conclusione. Era divenuto perseguitore del governo a causa di ciò che gli era stato raccontato, ma soprattutto a causa delle scelte dei propri genitori: suo padre grande politico colmo di fama e gloria e sua madre, donna d'affari sempre stata acclamata anche dagli enti governativi che lo circondavano. Perciò era ovvia la ragione per la quale la sua 'simpatia' fosse sempre stata indirizzata verso il Governo, eppure non era sicuro che quella scelta fosse giusta.
Era ancora un bambino ai tempi in cui aveva scelto, e come si sà, i bambini sono una delle cose più ingenue e meravigliose del mondo. Qualcosa di puro e sincero. Ma nonostante tutti questi buoni propositi, a nessuno parrebbe difficile ingannare un ragazzino, anche solo per avere più forze armate. Più persone degne di difendere la loro vita e quella altrui, giustificando ogni altra azione ribadendo la felicità a quegli uni donata.
Possibile che lo avessero convinto con una tale viltà ad unirsi all'esercito?
Doveva ammettere che dopo avere udito le storie di tutti quei ragazzi, non faticava certo a crederlo.

"Sono confuso.." esordì dopo qualche istante il ragazzo, sospirando rumorosamente ed appoggiando l'arma su un tavolo poco distante.
La ragazza inclinò di lato il capo, mantenendo nel cipiglio un cenno di interrogazione. Come si chiedesse se quelle parole le avesse riferite direttamente a lei.
"Sono davvero confuso, Gwen" ribadì poi spegnendo ogni dubbio di lei.
"E' lecito esserlo" si limitò a rispondere lei pur tentennando all'inizio. Non sapeva mai come reagire di fronte al ragazzo: era incerta persino se dargli il beneficio del dubbio, figurarsi una completa comprensione! 
Eppure, doveva ammettere, era qualche tempo che lo vedeva scettico persino su se stesso, su come dovesse agire, ed era certa che un simile tormento non potesse altro che distruggerlo, sgretolandolo lentamente quanto inesorabilmente.
Si voltò ad osservarlo, riprendendolo mentre annuiva a vuoto un innumerevole numero di volte guardando a terra la polvere che con un semplice passo si alzava di almeno dieci centimetri. Lo vide apparirle di fronte non più come l'aquila sveglia e furtiva che poteva essere all'inizio, ma come un confuso e tentennante corvo, che pur essendo portatore di sventura, non lo faceva di proposito.
"Parlare di cosa sia o meno lecito, non fa però sparire il problema." disse dunque lentamente passandosi una mano tra i capelli dalle punte verdi.
"Già, ma io non posso fare altro. Devi guardarti dentro per capire quale sia la miglior scelta da compiere. Non puoi continuare a ripeterti di rimandare la domanda." fece Gwen avvicinandosi ancora di un paio di passi, sino ad essergli realmente al fianco.
Lui sorrise, deridendo in particolare se stesso, per poi parlare "E' tanto ovvio che mi sto ponendo una cosa simile?"
Lei annuì lentamente prendendo un respiro, per poi ributtare fuori tutta l'aria che le aveva gonfiato, per quei brevi istanti, i polmoni.
"Non sei nemmeno da biasimare. Sei come noi. Ognuno compie delle scelte, ed a quel punto, bisogna abbandonarsi ad esse, oppure pentirsene. Una cosa è certa, non credo che noi mai ce ne pentiremo. Su di te non posso però dire altrettanto visto quanto sei tormentato ora..." si limitò a dire lei per poi moredersi il labbro, intenta a ritirare ciò che aveva appena detto, capendo quanto fosse stato superficiale.
"Insomma... Non ti conosco e non so per quali motivi hai scelto-" "La mia famiglia... Immagino sia stato a causa loro" la interruppe Duncan prima che lei potesse dire qualsiasi cosa per smentirsi.
"Mio padre è sempre stato un politico affermato... E' sempre stato sostenuto dal Governo, e perciò noi abbiamo avuto tutto. Mia madre, dall'altro lato, è una donna d'affari pluripremiata. Anche lei lavora molto e secondo ciò che ci è imposto. Non so nemmeno cosa facessero prima della guerra... Non ho mai chiesto. Non pensavo ce ne fosse bisogno. A noi viene detto che prima del Governo c'era il disastro e la confusione completa... E all'apparenza probabilmente era così. Però, mi sto iniziando a rendere conto, che quel caos, era originato da una libertà che io probabilmente non proverò mai. Non ho mai pensato alla possibilità che si potesse essere più padroni di sè e delle proprie scelte di quanto non lo si sia sotto il Governo"
Lei non rispose, limitandosi ad osservarlo, rendendosi conto che lui non aveva mai meritato nessuna effettiva colpa rifilatagli da Scott o Geoff, perchè lui, tra tutti, era stato il primo degli ingannati. Dovevano averlo stregato con le loro menzogne e le loro fittizie storie colme di colpevoli e morti.

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