CAPITOLO SETTE

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"Stasera mi racconti una nuova storia?" domandò la bambina osservando gli occhi della madre, quel giorno meno umidi del solito.
"Stasera proprio non posso, mi dispiace" rispose la madre tristemente, certa di dare una piccola delusione alla propria piccola Gwen.
"Perchè?" chiese la piccola, mentre la madre le sistemava le lenzuola dopo averla adagiata sul proprio lettino.
"Perchè dobbiamo guardare Scott... Lo sai che non sta bene, no? Suo padre nemmeno. Sono entrambi malati e dobbiamo aiutarli, Gwendoline. E' importante aiutare le persone, e poi sai che se tu stessi male, Scott si preoccuperebbe?" rispose la madre rimboccando le coperte alla bambina e guardandola con un sorriso amorevole.
"Sì... Lo so" rispose l'altra sfoggiando un broncio assolutamente pentito, che fece sorridere irrimediabilmente la donna, che tornò però nuovamente seria per alzarsi.
"Scott è un po' solo, sii gentile con lui, ok?" fece la madre, cercando di fare capire alla sua giovane figlia quale fosse la cosa giusta da fare, cosa che si rivelò però superflua.
"Io voglio bene a Scott. E' tanto gentile con me. E' la persona più speciale" disse lentamente la bambina quasi interrompendo la donna, che si voltò verso di lei sorridendole quasi commossa.
"Bene. Sono felice. Scott è il tuo fratellone."

"Ragazzi... C'è una novità" esordì la dark cercando di ottenere l'attenzione di tutti i presenti. 
Lei e Scott avevano radunato tutti i coinquilini con una fretta tale da avere scatenato, in un primo momento, un vero e proprio panico generale.
Duncan era seduto sul divano e sapeva che qualsiasi cosa avrebbero udito quel giorno avrebbe significato qualcosa di fondamentale, lo aveva notato nello sguardo che Gwen gli aveva rivolto la sera prima mentre parlavano, che lo aveva tormentato tutta la notte, anche dopo quella sigaretta che lo aveva fatto sospirare di vero e proprio sollievo.
Solo il militare, però, dentro quell'edificio era davvero attento. Gli altri proseguivano i loro inopportuni chiacchiericci, con il risultato di infastidire in modo oltremodo insopportabile il ragazzo che, ormai spazientito, si alzò di scatto per poi sbattere con prepotenza un palmo su un tavolo, così da richiamare l'attenzione di tutti.
"Zitti!" aveva poi gridato, notando un lampo di completa confusione nello sguardo di Scott, probabilmente ignorante del fatto che lui avesse parlato con la ragazza, nei quali occhi, invece, vide solo che un silenzioso ringraziamento.
La sala si zittì immediatamente, così da concedere al generale di quella malsana truppa, di proseguire.
"Si tratta di qualcosa di davvero importante..." si fermò un istante abbassando lo sguardo, per poi rettificare "Fondamentale."
"Cosa succede?" intervenne Geoff storcendo un labbro, probabilmente già preoccupato dei possibili nuovi sviluppi verificatasi, cosa completamente comprensibile. Ormai non passava un giorno in cui il gruppo non venisse a conoscenza di un nuovo morto o di un ennesimo parassita che circondava la zona, come un nuovo cannibale.
"Vedete... Il motivo per cui ci siamo allenati tanto, non è solo quello di garantire una sopravvivenza" esordì Gwen serrando le proprie mani in due pugni distesi contro le coscie di lei. Scott la osservò, incerto se potesse continuare il discorso con tranquillità, ma lei in breve riprese a parlare, non concedendogli di inserirsi nel discorso "Qualche giorno fa, abbiamo scoperto una cosa. Una cosa che potrbbe cambiarci totalmente la vita. Ad ognuno di noi"
Duncan dovette trattenere il respiro, tanto era agitato. Di qualsiasi cosa stesse parlando lei, non era certo di come reagire: doveva preoccparsi? Doveva rilassarsi? 
Era così vivere nella Desert_Zone, essere in un costante stato di confusione psicologica. Non si doveva mai saltare a conclusioni affrettate, non faceva altro che donarti una morte precoce.
"Di che si tratta? Dobbiamo spaventarci?" domandò Noah, facendosi avanti da dietro il resto dei ragazzi, sempre più consono a rimanere in disparte.
"Non so esattamente. Immagino che ognuno avrà la propria reazione" farfugliò la dark, non sapendo sinceramente che rispondere, trovandosi in difficoltà nell'esprimersi per la prima volta da quando Duncan ne era testimone.
"Che intend-" "Sta zitto!" Si intromise nuovamente il militare, sempre più in ansia ed agitato. Più si prolungava quel momento, più riportava alla mente il viso di lei la sera precedente e di quanto esso si fosse dimostrato afflitto.

DESERT_ZONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora