CAPITOLO SEI

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La mattina seguente era passata come le precedenti: un risveglio lento, tormentato e svogliato, seguito da una breve colazione ed una giornata di allenamenti intensivi. Quel giorno Duncan era stato più attento del solito nei confronti di Gwen, intento e concentrato come non mai ad osservare ogni sua azione, cercando di notare anche la più piccola nota di stonatezza che potesse farlo tentennare, ed effettivamente, doveva ammettere, qualcosa -anche se di minimale- lo aveva appurato.
Se nei giorni precedenti, la ragazza si era dimostrata interessata al militare, cadendo spesso nella tentazione di osservarlo di sottecchi, quel giorno invece, non lo aveva minimamente calcolato, senza avergli nemmeno rivolto un distaccato e freddo 'buongiorno' tanto tipico di lei. Lui non era certo di come reagire a quella leggera, ma consistente, novità. Lo infastidiva il fatto che Gwen lo avesse ignorato, ma ancora di più, non sopportava il fatto che ci fosse stata quella confusionaria incomprensione la sera prima, causata soprattutto dall'apprensione e l'avventatezza di Scott.
Poteva avere compreso, sì, le ragioni per cui era corso in soccorso della ragazza, ed anche perchè lo avesse minacciato, ma era rimasto basito di fronte alla reazione del rosso, che lo aveva colpito allo stomaco senza pietà, sotto lo sguardo esterrefatto di parte dei coinquilini che erano accorsi a causa delle urla di Gwen e dei colpi sulla porta di Duncan.
Probabilmente, aveva riflettuto il militare, se la situazione fosse stata meno delicata, non avrebbe tentennato nel reagire, colpendolo in risposta con altrettanta spavalderia.
Ma infondo, non gli interessava cosa pensasse o meno Scott, quanto cosa pensasse di lui lei. Infondo era lei il nucleo di quella piccola comunità, ed era perciò a lei che lui doveva accorrere a chiedere scusa.
Aveva già deciso: avrebbe atteso la fine della giornata per parlarle, proprio come avevano fatto la sera prima, ma per una volta, l'iniziativa l'avrebbe presa lui.

Si stava sistemando i capelli, acconciandoli quanto più comodamente le fosse concesso in una lunga coda color ebano puro. Era spossata dopo la lunga giornata di allenamento, eppure era tanto presa dai suoi costanti pensieri da non riuscirsi nemmeno a soffermare sulla fatica fisica che provava.
Un paio di passi, poi una voce bastarono a distrarla.
"Ehi..." esordì leggermente intimidita quest'ultima, appertenente con evidenza al militare che, a pochi centimetri da lei, non attendeva altro che la ragazza si voltasse ad osservarlo. Ma lei non voleva. Era rimasta tutto il giorno in disparte, evitandolo quanto più potesse, e non voleva cedere alla palese prospettiva che entrò pochi attimi si sarebbe voltata a rispondergli arrendevolmente.
Era imbarazzata, cosa che le capitava tanto raramente, che non era certa di come reagire. Si era dimostrata una debole, cosa che la faceva vergognare quanto nient'altro poteva, ed era certa che lui lo sapesse. Eppure, al medesimo istante si sentiva in dovere di parlargli.
Decise dunque, alla fine, di voltarsi ad osservarlo.
Duncan si reggeva di fronte a lei con un'espressione quasi timida in volto, che la faceva sentire ancora più indisposta di quanto mentalmente già non fosse.
Fu nuovamente lui a parlare "Sai... Mi dispiace per ieri sera. Non volevo farti preoccupare... E' stata tutta colpa mia..." disse lentamente, gesticolando nervosamente con le mani, scuotendo qualche momento la destra per poi riabbassarle entrambe.
Lei osservò ogni gesto silenziosamente, mentre avvertiva le sue parole.
"Insomma, intendo... Tutta quella confusione che è venuta a crearsi... E la reazione di Scott..." proseguì dunque non avvertendo risposta da parte della dark, che si limitò ad abbassare lo sguardo.
"Scusa" mormorarono poi all'unisono.
Lei si riferiva in particolare alla reazione del rosso, che le era parsa troppo esagerata, ma che non era riuscita a contestare, troppo in ansia e soffocata dalle sue stesse lacrime.
Si guardarono qualche momento negli occhi, prima di accennare una breve risata per quella piccola parola detta al medesimo istante.

Non appena il silenzio tornò a calare, fu nuovamente lui a prendere parola, questa volta più severo e leggermente irritato.
"Sai.. Ieri sera ti ho vista con Scott" mormorò poi, avvertendo un leggero nervosismo misto ad imbarazzo montargli dentro, cosa che non seppe -provando una bizzarra confusione- spiegarsi.
Lei sussultò visibilmente, quasi saltando sul posto, mentre lanciava una veloce occhiata al ragazzo, concentrando tutta la propria attenzione su di lui.
"D-Davvero?" domandò poi non nascondendo un tocco di agitazione.
"Sì" sancì lui nettamente, abbassando lo sguardo, sentendosi trafitto dall'ebano che erano i suoi occhi.
Lei si morse il labbro inferiore, presa in una riflessione all'apparenza profonda, ma che lui interruppe con una semplice frase "Non dirò nulla a nessuno, non devi preoccuparti"
Lei sorrise istintivamente, tornando più spensierata che in precedenza, nonostante non esibisse alcun evidente sorriso, cosa che fece sospirare in risposta il militare, moralmente e fisicamente spossato.
"Anche se non capisco perchè lo teniate segreto.." aggiunse infine rivolgendo la propria attenzione alla porta, con le palesi intenzioni di congedarsi al più presto.
Ma lei non glielo concesse, proseguendo con il parlargli.
"E' evidente, no? Non abbiamo ancora conluso qui..." fece lei mostrandogli un'espressione completamente confusa, che lui non capì, mentre con un braccio indicava con genericità l'intero giardino che li circondava. 
Quella risposta gli era parsa totalmente insensata, ed effettivamente, secondo la sua logica -e quella di ogni altro al suo posto- lo era.
"Che diavolo intendi?" domandò dunque, avvicinandosi di qualche passo alla ragazza che, in risposta, indietreggiò leggermente storcendo il naso e la bocca in forma interrogativa.
"No... Tu che intendi?"  chiese dunque propinando lui la medesima domanda che il militare aveva indirizzato a lei, attivando una sorta di sistema immediato di difesa nel tono di voce.
"Parlo di te e Scott, non è evidente?" rispose Duncan seriamente, rendendo in risposta, paonazzo, il volto di Gwen che corrucciò velocemente lo sguardo per poi sgranare gli occhi.
"Ma che stai dicendo?" incalzò poi l'altra aumentando il tono della voce, rendendolo più acuto a causa dell'imbarazzo improvviso.
"Vuoi dire che tra te e lui non c'è nulla?" fece il militare sinceramente ignorante del tutto, mentre lei proseguiva in balia del suo stesso imbarazzo scuotendo ripetutamente il capo come in preda ad una sorta di bizzarro spasmo motorio.
"Certo che non c'è nulla!" esclamò poi Gwen, serrando le palpebre per poi riaprirle mostrando al ragazzo uno sguardo completamente irritato.
"Come hai potuto pensare una cosa simile?" domandò dunque irritata, con la voce sinceramente arrabbiata, cosa che impose al militare di indietreggiare di almeno un paio di passi da lei.
"S-Scusa... E' solo che-" "Solo che non capisci niente, no? Sei un idiota!" lo aggredì immediatamente Gwen, calciando la polvere a terra e sollevando una piccola nube in aria, che la fece tossire un istante, facendole rischiare di perdere la sua fermezza, a cui però non temette di proseguire con l'aggrapparsi. Si portò una mano di fronte alla bocca, coprendosi completamente la parte inferiore del viso, rendendogli possibile osservare solo che il suo sguardo corrucciato: gli occhi accesi e le sopracciglia arcuate, reclinate verso il basso.
"Ho solo sbagliato nel fare un'osservazione! Non vedo perchè darmi dell'idiota!" gli rispose dunque Duncan, orgoglioso quanto lei, cancellando quella distanza che aveva conquistato solo poco prima dalla ragazza, acquistando un espressione irata come quella di lei.
"E'... E' disgustoso!" esclamò dunque Gwen alzando le braccia al cielo, quasi colpendolo, per poi riprendere a parlare "E' come un fratello! Non potrei mai..." si fermò, preferendo non continuare.
A quelle parole, il militare sgranl gli occhi, avvertendo un leggero imbarazzo montare, ma sapendo perfettamente di non  poter minimamente chiederle scusa, a quel punto con il petto troppo gonfio d'orgoglio.
"B-Bhe... Ma non lo è!"
"Ma è come se lo fosse! Chiaro? Sei davvero-" "Uno stupido, ho capito! Ma hai avuto una reazione spropositata per una stupidaggine come questa!" la interruppe Duncan alzando il tono della voce, quasi urlando, ancora infastidito dall'arroganza che lei gli aveva dimostrato solo qualche secondo prima.
"Per me questa roba... Non è una stupidaggine, ok? Prima mi fai preoccupare, poi... Poi te ne esci con queste idiozie da ragazzini, che non dovrebbero nemmeno passarti per la testa in momenti come questi e..." lo rimproverò lei, per poi bloccarsi mordendosi il labbro in modo tale da chiudersi la bocca, segno che lui non potè fare a meno di notare.

DESERT_ZONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora