"La chiave... Per ingannare la paura"
"Quale sarebbe?"
"Riflettere"Quella parola, 'riflettere', era risuonata nella mente del militare per lungo tempo da quando la ragazza se ne era andata, lasciandolo solo dentro la camera da letto di Thomas. Doveva pensare, liberarsi da ogni altro problema, e ragionare con quanta più calma gli fosse concessa riguardo a Zoey. Gwen poteva ben capire l'ansia che attanagliava l'uomo, essendo lei stassa a capo di una resistenza. Per anni era andata avanti, essendo ben al corrente del peso che portava sulle spalle: la vita di un branco di ragazzi. Aveva perciò deciso di lasciarlo solo per ragionare. Aveva allontanato la propria gelosia, ben al corrente di quanto infantile ed inopportuna fosse, ed ancora con il viso arrossato per il violento bacio tra i due, se ne era andata in salotto.
Duncan era rimasto seduto sopra il letto, avvolto dal silenzio, e succube di innumerevoli riflessioni. Non aveva fatto nulla se non un cenno in direzione di lei, quando Gwen era uscita, e si era istantaneamente concentrato sulla parola di lei, quel concetto che lei stessa aveva definito 'chiave'. Si era ripetuto quella parola -riflettere- come si fosse trattato di un mantra fondamentale, ma aveva con malincuore constatato che, probabilmente, con lui quella tecnica non funzionava. Nonostante fosse ben concentrato, i suoi pensieri vagavano e la sua mente disobbediva. Non riusciva ad evitare il pensiero della morte della giovane rossa, con immediata reazione una profonda sconfitta emotiva.
Dopo ore nelle quali era rimasto in quello stato, ormai stremato per quello sforzo silenzioso ed infruttuoso, Duncan sospirò afflitto. Si portò gli indici alle tempie, per poi iniziare a massaggiarle palesemente spossato. Chiuse gli occhi, come alla ricerca di un inesistente conforto. Avvertiva le membra stanche ed il tempo infinito. Tutto stava andando lentamente con il rodersi, e non poteva credere che una delle sue poche e reali amicizie in quel mondo fosse sull'orlo di morire, sempre che non l'avessero già eliminata. Lui non poteva sapere. Non gli restava che supporre faticosamente e sperare. Il tutto nonostante ormai, quella follia detta -per l'appunto- 'speranza' fosse divenuta una sorta di triste e cruda utopia. Nonostante non avesse mai pienamente accettato la presenza di Zoey nella propria vita, lui non la desiderava morta. Non poteva nemmeno immaginare il suo viso ridotto ad una maschera pallida e priva di vita.
Strinse la mascella fino a sentire quasi dolore, ancora le palpebre serrate. Non voleva aprire gli occhi, desiderava esclusivamente ripudiare quell'orribile realtà, dimenticare l'esistenza del Governo, dei repressori, di farne parte, e dei Gentiluomini. Si soffermò deciso su quell'ultimo pensiero, capendo bene che, se qualcuno era andato a fare visita alla ragazza, non potevano essere che loro: silenziosi, ma orribilmente letali.
Sospirò nuovamente, per poi corrucciare lo sguardo, improvvisamente concentrato in un nuovo rapido pensiero. Lo afferrò velocemente, certo che se non lo avesse colto in quel momento, lo avrebbe perso subito, ed immediatamente una consapevolezza piena di speranza ritrovata lo fece sorridere.Aveva riunito tutti i ragazzi nel salone, pronto a condividere le nuove deduzioni, particolarmente orgoglioso di sé stesso. Sapeva bene cosa il resto della resistenza si aspettava: un attacco. Immaginavano probabilmente vendetta, follia e rabbia, ma Gwen lo aveva indirizzato con calma ed in modo cauto, e lui aveva riflettuto, ed aveva ben capito come, un attacco ad un ente di simile portata non avrebbe portato ad alcuna soluzione positiva. Loro erano pochi, impreparati e fin troppo corrotti dall'odio. Forse era vero, esistevano buone ragioni per combattere, ma il tempo non era ancora giunto. E comunque, non sarebbe dovuta essere la scomparsa di una ragazzina a farli mobilitare. Li avrebbero presi immediatamente.
"Allora, che succede?" la voce di Scott interruppe ogni pensiero del repressore, il quale si limitò ad esibire un sorriso sghembo particolarmente arrogante in risposta, fremente al desiderio di parlare. Prese un profondo respiro, prima di intervenire. Gli sguardi di ogni presente erano concentrati su di lui, in particolare quello di Thomas, spaventato e segretamente diffidente, insieme a quello di Gwen, preoccupato, ma fiducioso.
"Ho un'ipotesi"
"Riguardo Zoey?" domandò immediatamente la recluta, disinteressata al vocio che poteva essersi levato durante la breve pausa fatta dal repressore. Duncan annuì semplicemente, per poi sorridere nuovamente, questa volta in modo confortante, sperando di trasmettere quella propria positività anche all'amico. Volse poi lo sguardo al resto dei presenti.
"Non attaccheremo. Non oggi" chiarì subito, sperando di risuonare autorevole quanto più possibile "Non ne saremmo in grado" incalzò dopo pochi istanti. Si voltò in direzione di Gwen, temendo di incontrarla contraria, ma vedendola invece attenta ed accomodante.
"Perchè?" intervenì questa volta Geoff, facendo un passo avanti.
"Perchè siamo troppo accecati dall'odio e dalla paura" disse sinceramente il ragazzo, sperando che tutti attorno a lui capissero quanto, simili emozioni potevano risultare una distrazione " e perchè Zoey non verrà uccisa" aggiunse poi pacato il repressore, facendo immediatamente scattare ogni presente sul posto. Era convinto di ciò che diceva ed aveva più di una ragione per esserlo. Probabilmente la vita di Zoey era molto più in salvo in quel momento, di quanto lo sarebbe potuta essere di fronte a dei repressori. Non stava negando il fatto che la potessero torturare, ma la sua vita era per certo preservata.
"Come ne sei tanto certo?" domandò il ragazzo dagli occhi verdi -Thomas- dopo qualche secondo; nonostante credesse ciecamente nel militare di fronte a lui, non poteva negare di essere profondamente spaventato. In tutta la sua vita aveva incontrato ben poche persone che tenessero realmente a lui, e Zoey era stata tra quelle. Non poteva immaginarla morta.
"Ho riflettuto" si limitò a rivelare Duncan, per poi guardare la dark poco distante rivolgergli un sorriso ammirato. Ricambiò l'espressione di lei, per poi tornare a parlare "A prenderla devono essere stati i Gentiluomini"
Immediatamente, il sienzio più completo padroneggiò l'interno del locale. Il semplice fatto di nominare quelle particolari forze 'dell'ordine' simboleggiava terrore, ben più che sentire parlare di un repressore. I Gentiluomini erano esseri lugubri, inquietanti, sorridenti ed orribilmente scaltri, di quelli in grado di strapparti il cuore -letteralmente- mentre la vita scorre ancora in te. Erano sempre ordinati, fino all'ultimo lembo di stoffa ed amavano essere sadici.
"Ecco perchè, Duncan, dovresti dubitare della possibilità che sia ancora in vita" spiegò confuso Thomas, muovendo un paio di passi al centro della stanza.
"Calmati, Tommy, so cosa dico" lo interruppe il repressore severo "Fidati" incalzò dopo pochi secondi, vedendolo diffidente. Duncan prese un nuovo profondo respiro, pronto a descrivere la sua ipotesi, abbastanza certo della veridicità in essa.
"Vedete, I Gentiluomini, se non per il coprifuoco, irrompono su commissione" esordì, guardando uno ad uno i presenti "Ergo, qualcuno direttamente da là..." disse riferendosi al Governo stesso "... Li ha chiamati" spiegò "Devono averci intercettati, o qualche repressore deve avere fatto la spia su di me... Ma sta di fatto, che Zoey è stata presa, ma non verrà uccisa. Se qualcuno ha mandato i Gentiluomini, significa che questo 'qualcuno' desidera estorcerle informazioni... E non la uccideranno. Lei è troppo importante, capite?" domandò, ora sorridendo apertamente "Noi siamo quella crepa spaventosamente pericolosa all'interno dell'apparato governativo. Se non scoprono dove siamo, loro sono finiti. Tutti sapranno di noi, e tutti si sentiranno liberi di ribellarsi. Lei, essendo la sola a sapere, rappresenta anche la loro unica fonte di informazioni"
Il viso di Thomas si illuminò d'improvviso "Non la elimineranno convinti che noi torneremo all'appartamento... E' un'imboscata"
Duncan indicò il ragazzo, sorridendogli, facendogli segno che era esattamente quello il punto a cui il repressore voleva arrivare "Ci aspettano" disse dunque "Quei bastardi credono che andremo lì... Oppure direttamente alla base" aggiunse riferendosi al Governo stesso.
"...Ed ecco un'altra ragione per cui non si combatte" Asserì Gwen, anche lei recettiva alla questione.
"Esatto" confermò il repressore, annuendo orgoglioso del ragionamento.
D'improvviso, quello che nel frattempo era divenuto un sorriso sul viso della recluta, divenne nuovamente serietà "E dunque, che facciamo?" domandò il giovane.
Duncan sapeva che presto o tardi sarebbe giunta quella domanda, e se in un primo istante anche lui aveva avertito l'ansia attraversarlo all'idea di trovarsi in una nuova fase di stallo, un'idea lo aveva poi illuminato poco dopo.
"A questo proposito, Thomas..." si apprestò a rispondere "Devi venire con noi"
"Noi, chi?" domandò il ragazzino dagli occhi verdi, muovendo un passo verso l'amico.
"Me, Scott, Gwen e Geoff"
I ragazzi appena chiamati prestarono immediatamente attenzione. Il fatto che il repressore avesse preso una simile decisione senza parlarne apertamente con loro infastidiva particolarmente Scott, eppure quest'ultimo rimase in silenzio. Guardò qualche istante Gwen, notandola accondiscendente, e limitandosi a seguirla. Sapeva bene quanto la giovane dark si affidasse all' -ormai- ex militare, e nonostante lui fosse decisamente più scettico, era anche ben certo che avrebbe seguito lei a testa alta ovunque.
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DESERT_ZONE
FanficIn un futuro post apocalittico un Governo crudele crea una prigione mortale per gli abitanti che non ritiene degni di vivere nella sua società. Gwen è là, insieme a quelli che non è certa considerare suoi amici. Un giorno, per un errore del Governo...